La riforma del 1992 del lavoro portuale in Francia, secondo un documento pubblicato dalla Corte dei Conti del paese transalpino che riportiamo integralmente, è costata 4,2 miliardi di franchi, di cui 2,25 a carico diretto dello Stato per il prepensionamento di 4175 lavoratori, ossia un po' più di un milione di franchi "a testa", con sensibili variazioni da porto a porto.
Quello che è costato di più è Marsiglia con 1,371 milioni di franchi per portuale. Seguono Bayonne con 1,315 milioni di franchi, Bastia 1,150, Le Havre 1,132 (con un finanziamento locale di 630 milioni di franchi, più elevato di quello concesso a Marsiglia), Caen 1,080, Sète 1,041, Boulogne 1 milione di franchi.
I lavoratori portuali che hanno ricevuto la somma minore sono stati quelli di Cherbourg, con 453.000 franchi per ogni persona che ha lasciato il lavoro.
Tenendo conto del costo medio per prepensionamento, la Corte dei Conti ha scritto che "i lavoratori portuali hanno beneficiato di condizioni estremamente vantaggiose, specialmente se paragonate a quelle di altri piani sociali a carattere derogatorio condotti a termine recentemente".
La Corte dei Conti sottolinea poi i limiti della riforma del lavoro sulle banchine del 1992: l'organizzazione del lavoro è ancora molto lontana dal diritto comune, specialmente in materia di libertà d'assunzione e di licenziamento, e resta caratterizzata dal peso di una gestione collettiva. La manodopera, sebbene "mensilizzata" - cioè con salario mensile - in seno ad imprese differenti, resta gestita a livello d'insieme nelle aree portuali. Le cause che hanno portato a questa situazione sono numerose: necessità economica di organizzare scambi di manodopera per i picchi di lavoro; persistenza del monopolio sindacale; creazione di gruppi d'imprese da parte dei lavoratori.
Nel settore dei lavoratori "occasionali", vige la pratica di organizzare una lista alla quale gli impresari che hanno bisogno di manodopera devono per forza di cose ricorrere, e ciò è in contrasto con il principio secondo il quale tutte le persone hanno il diritto di diventare lavoratori portuali "occasionali".
La Corte dei Conti conclude amaramente che la Francia non è mai riuscita ad utilizzare appieno gli atout naturali che la sua collocazione geografica le ha fornito.
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