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SEA TRANSPORT
I consigli dei caricatori svizzeri
e tedeschi
Essendo al servizio di comunità
di caricatori geograficamente vicine, si potrebbe supporre che
i consigli nazionali dei caricatori della Svizzera e della Germania
debbano avere molto in comune. Per qualche verso in effetti è
così, ma esistono significative differenze nel modo in
cui i due consigli sono strutturati, nonché nel loro approccio
alle modalità di servizio agli interessi dei caricatori
che rappresentano.
Esistono questioni comuni. Queste
ultime riguardano: l'impatto delle recenti e delle prossime fusioni
tra i principali vettori marittimi; il ricorso alle prestazioni
degli spedizionieri; infine, i tentativi delle conferenze di introdurre
l'applicazione delle tariffe nell'ambito del trasporto terrestre
europeo mediante l'inclusione dei sovrapprezzi relativi al trasporto
di contenitori nelle proprie tariffe. Tuttavia, vi è anche
una differenza inerente al tipo di questioni con cui ciascun consiglio
deve attualmente vedersela.
Inevitabilmente, fino ad un certo
punto, queste ultime riflettono il modo in cui ciascuno dei due
consigli è al momento strutturato. Si deve notare come
lo SSC (Consiglio Caricatori Svizzero), con sede a Losanna, disponga
- quanto a personale fisso - di due sole persone, il segretario
generale Yvonne Chanez ed un assistente. Diversamente da quanto
accade nell'ambito del GSC (Deutsches Seeverladerkomitee - Consiglio
Caricatori Tedesco), tuttavia, i suoi membri (caricatori ed importatori)
sono associati direttamente.
La Chanez prende la palla al balzo:
"Eravamo determinati ad allacciare rapporti più stretti
con i caricatori nostri membri" dichiara "e così,
nel settembre del 1995, ci siamo decentrati in quattro regioni,
allo scopo di far sì che ciascuna regione intrattenesse
relazioni più strette con i membri della propria zona,
fosse consapevole a livello locale delle loro preoccupazioni ed
opinioni e fosse in grado di dare loro una risposta pronta ed
efficace".
La numerazione sotto elencata non
comporta in alcun modo una classifica, ma le regioni si possono
così distinguere: n. 1 Gruppo Romandia (la regione di lingua
francese); n. 2 Basilea/Mittelland (Svizzera nord-occidentale);
n. 3 Zurigo/Ostschweiz (Zurigo e Svizzera orientale); n. 4 Zentralschweiz/Tessin
(Svizzera centrale e Tessin). Ogni regione ha un proprio presidente
regionale ed un proprio comitato, i cui membri sono espressione
delle imprese locali con interessi nell'attività di importazione
e/o esportazione.
Sovrintende all'intera organizzazione
un consiglio direttivo, il cui presidente, a partire dal 1°
agosto scorso, è il Dott. Willy Loretta, avvocato e membro
della Camera Alta del Parlamento svizzero. Uno dei due vicepresidenti
è Rudolf J. Sommer, veterano del settore svizzero delle
spedizioni e direttore del dipartimento spedizioni del produttore
di macchine ABB Industrie. L'ex presidente Vincent L. Zumwald,
sempre dallo scorso 1° agosto, è divenuto il secondo
vicepresidente. Vi sono, inoltre, due comitati o commissioni,
uno dei quali si occupa degli affari legali, mentre l'altro è
impegnato con le questioni relative a dogane ed altre regolamentazioni.
"Noi risolviamo i problemi locali"
afferma Sommer "e sin dal momento della nostra ristrutturazione
interna abbiamo conseguito un incremento del numero degli associati
quantificabile tra il 5 ed il 10%; siamo sicuri, pertanto, di
aver fatto la mossa giusta". Tra le responsabilità
di Sommer vi è il coordinamento tra le regioni, nonché
tra i due comitati.
Sommer ha espresso con chiarezza una
considerazione fondamentale: la Svizzera non fa parte dell'Unione
Europea, ma tutto il traffico relativo al trasporto merci marittimo
dei suoi importatori ed esportatori viene movimentato attraverso
porti situati tutti nell'Unione Europea. Inoltre, i caricatori
svizzeri fanno affidamento sulle politiche di trasporto formulate
al di là delle proprie frontiere. Non che il processo sia
sempre a senso unico: molti caricatori dell'Unione Europea hanno
bisogno di passare attraverso la Svizzera. Il governo svizzero
ha proposto un pedaggio di transito di 600 franchi svizzeri a
mo' di contributo spese per la costruzione dei tunnel transalpini
che saranno necessari per far fronte agli accresciuti volumi di
traffico di transito. Tuttavia, l'Unione Europea giudica che la
misura corretta del pedaggio debba situarsi tra i 400 ed i 420
franchi. La questione viene connessa dall'Unione Europea ad altri
problemi, quali il numero dei veicoli pesanti commerciali a cui
è consentito il transito in Svizzera, il divieto di circolazione
per le merci sulle strade svizzere nell'orario 22.00-05.00, i
limiti di peso sul traffico stradale di transito e la libera circolazione
delle persone. Sino adesso è stato possibile arrivare solo
ad una situazione di stallo.
Allo stesso tempo, gli importatori
svizzeri sono esposti alle azioni dei veterinari dell'Unione Europea.
Questi ultimi hanno il diritto di ispezionare i carichi containerizzati
di carni ed altre derrate alimentari consegnate in Svizzera tramite
i porti europei e di tenerle ferme se esistono dubbi in ordine
alle condizioni sanitarie del carico, ovvero alla completezza
e precisione della documentazione ad esso relativa.
Lo SSC è preoccupato, invece,
dalla iniziativa del TACA finalizzata ad introdurre un sistema
tariffario "a raggiera" per il trasporto terrestre europeo.
Si teme, quindi, che tale iniziativa possa comportare tariffe
di posizionamento contenitori più alte per i caricatori
svizzeri. Poi vi è il problema dell'instradamento dei traffici
containerizzati in uscita, nonché della scelta dei porti.
Sommer è d'accordo sul fatto che i porti italiani abbiano
migliorato il livello delle proprie prestazioni, mentre conserva
ancora qualche dubbio in merito allo scalo francese di Marsiglia-Fos.
Riconosce che le agitazioni sindacali tendono ora a spostarsi
dai porti a settori non portuali, come le ferrovie. "Genova
ora è un porto che va piuttosto bene" ammette "e
si tratta del grande scalo marittimo per traffici a lungo raggio
più vicino alla Svizzera, ma resta sempre il fatto che
richiede più tempo trasportare un container per ferrovia
fino a Genova rispetto a quello che occorre fino a Rotterdam,
Anversa ed Amburgo, a dispetto della maggiore distanza chilometrica
di questi ultimi scali".
L'affidamento a terzi, in particolar
modo spedizionieri, attualmente desta notevole attenzione da parte
dello SSC. Si dice che gli spedizionieri svizzeri stiano facendo
considerevoli sforzi in questo momento - talvolta riuscendovi
- al fine di convincere i principali produttori a chiudere i propri
reparti spedizioni e trasporti, affidando all'esterno, cioè
agli spedizionieri, le proprie esigenze relative a spedizioni,
trasporti e logistica.
"Non sono necessariamente contrario
ad un affidamento intelligente a terzi in determinate circostanze"
concorda Sommer "dal momento che ciò mette in condizione
i produttori di concentrarsi sulle proprie attività primarie
e di ridurre i costi generali diretti. Però, sono contrario
ad un affidamento esterno condotto stupidamente".
L'"affidamento esterno condotto
stupidamente", secondo l'opinione di Sommer, si ha quando
un caricatore abbandona l'intero controllo nelle mani di uno spedizioniere,
senza conservare gli strumenti che gli consentano di verificare
il livello dei servizi forniti e delle tariffe applicate. "Inoltre,
in Svizzera" ha spiegato "le divisioni trasporto e spedizioni
vanno ben oltre la mera organizzazione delle suddette operazioni,
bensì provvedono anche a fornire consulenza agli amministratori
delle imprese coinvolte in ordine alle condizioni commerciali
ed ai requisiti previsti da altri Paesi. Quello che interessa
agli spedizionieri è solo ricavare più denaro possibile
dal trasporto".
Per quanto snello possa essere lo
SSC, non è certo l'unico ad avere una simile ossatura.
Nella sede di Colonia del GSC, il segretario generale Andreas
Kraus sottolinea: "Non sarebbe possibile avere un consiglio
di caricatori più scarno di quello che abbiamo in Germania!".
Nonostante le dimensioni dell'economia tedesca il GSC attualmente
consiste di appena quattro membri a tempo pieno, compreso Kraus
stesso, ognuno dei quali è responsabile di una specifica
modalità di trasporto e di tutte le questioni ad essa relative.
Kraus, in effetti, ne ha due (trasporto marittimo e trasporto
aereo).
La struttura del GSC difficilmente
potrebbe essere più diversa da quella dello SSC, nonché
di molti altri consigli nazionali, tra cui il Consiglio Britannico
Caricatori (che fa parte dell'Associazione Trasporto Merci del
Regno Unito).
Il GSC non ha caricatori associati
direttamente. I suoi associati, invece, consistono in tre organizzazioni-ombrello.
In termini di contributi finanziari, queste ultime possono così
classificarsi: in primo luogo la BDI (Bundesverband der Deutschen
Industries, cioè la Federazione delle Industrie Tedesche,
consistente in 35 associazioni industriali); in secondo luogo,
la Deutscher Industrie und Handelstag (Associazione delle Camere
di Commercio e Industria tedesche); in terzo luogo, la Bundesverband
des Deutschen Gross und Aussenhandels (Federazione dei Grossisti
e Commercianti con l'Estero tedeschi). Kraus è membro superiore
del personale della BDI ed il GSC si trova nei locali della sede
della BDI a Colonia.
Questa struttura, sottolinea Kraus,
non comporta il fatto che il GSC richieda un passaggio in più
per essere raggiunto dai caricatori. "Lungi da ciò,
le associazioni commerciali ed industriali nostre associate rappresentano
tutti i settori dell'economia tedesca. Ad esempio, tutte le imprese
tedesche devono, a norma di legge, essere iscritte ad una apposita
Camera di Commercio ed attraverso loro praticamente tutti i caricatori
tedeschi possono raggiungerci".
Inoltre, Peter Clasen - presidente
del GSC - possiede e gestisce una sua impresa commerciale ad Amburgo
che è particolarmente impegnata nei traffici trasfrontalieri
e, aggiunge Kraus "è molto disponibile per quanto
riguarda il suo impegno con noi".
Un'altra ragione della struttura smilza
del GSC, secondo Kraus, risiede nel fatto che un notevole numero
di grosse imprese hanno sede in Germania. "Queste imprese,
a causa del quantitativo di merci trasportate che generano, sono
più che capaci di badare ai propri interesse per quanto
attiene le tariffe di trasporto e le condizioni di servizio, e
quindi in realtà non hanno veramente bisogno di noi a tale
scopo, di modo che il tipo di attività in cui siamo impegnati
è cambiato nel corso degli anni" spiega Kraus. Persino
i caricatori più piccoli, ammette Kraus, a causa dell'intensa
concorrenza sui traffici di linea, paiono essere in grado di contrattare
le tariffe con successo e - ad ogni modo - possono sempre delegare
l'organizzazione del proprio traffico agli spedizionieri.
Pertanto, le questioni di cui al momento
attuale il GSC si occupa sono per lo più di respiro europeo.
Esse si riferiscono a problematiche quali la normativa comunitaria
sulla concorrenza e le decisioni legali concernenti gli armatori.
"Abbiamo strette e continue relazioni con il Consiglio Europeo
Caricatori, rispetto a questioni simili" dichiara Kraus.
Si tratta, in questo caso, di questioni
relative al trasporto marittimo, quali i costi di posizionamento
dei contenitori vuoti presso i caricatori per il ricarico, ai
sovrapprezzi di trasporto marittimo (come il CAFS ed il BAFS)
ed ai sovrapprezzi terminalistici. "Tuttavia, esistono relazioni
connaturate da un buon livello di collaborazione tra i vettori
marittimi tedeschi e noi" commenta Kraus.
Una seria fonte di preoccupazioni,
peraltro, è costituita dall'assottigliarsi della capacità
convenzionale disponibile per i produttori tedeschi di macchinari
e gli altri caricatori di moduli di dimensioni eccezionali, dal
momento che gli armatori continuano a concentrare sempre più
le proprie risorse sulla containerizzazione.
"Questa tendenza può solo
peggiorare" osserva Kraus, "ma noi riteniamo sia essenziale
trovare il modo di massimizzare la disponibilità delle
attuali risorse convenzionali, ed una possibilità è
quella di istituire una commissione congiunta GSC-armatori al
fine di esaminare queste problematiche e di reperire le soluzioni".
La Svizzera, che è fuori dall'Unione
Europea, in un certo qual modo sta a sé, ma può
dirsi che i consigli nazionali dei caricatori siano diventati
un anacronismo nell'ambito del mercato unico dell'Unione Europea?
Kraus pensa di no ed afferma: "I caricatori di ogni Paese
avranno sempre preoccupazioni meramente proprie, e fino a quando
vi saranno governi nazionali in Europa avremo sempre bisogno di
consigli nazionali di caricatori".
Allo SSC, Sommer ammette che le relazioni
tra i vettori marittimi attualmente favoriscono i caricatori,
e che il mercato dei compratori prevarrà per un considerevole
periodo di tempo a venire. Peraltro, ciò è controbilanciato
dal pensiero che le recenti fusioni tra vettori marittimi, nonché
quelle attese nei prossimi mesi, potrebbero alla fine essere la
goccia che fa traboccare il vaso rispetto al potere di contrattazione
delle linee di navigazione nella fase di negoziazione delle tariffe
di trasporto.
"I potenti caricatori saranno
ancora in condizione di badare a se stessi" commenta Sommer
"ma alla fine i caricatori più piccoli potrebbero
avere maggiori difficoltà a contrattare tariffe più
basse". Conclude, infine: "Se ciò dovesse avvenire,
i consigli nazionali dei caricatori potrebbero ritrovarsi trasformati
in organismi che contrattano tariffe e condizioni per conto di
specifici gruppi di caricatori, e questo muterebbe radicalmente
la struttura di molti consigli nazionali di caricatori in Europa".
Perché ciò avvenga,
peraltro, molta acqua deve passare sotto i ponti. Nel frattempo
lo SSC ed il GSC, unitamente agli altri consigli europei, stanno
dimostrando la propria abilità nell'azione di ristrutturazione
finalizzata a soddisfare le attuali esigenze dei propri associati.
(da: Containerisation International,
ottobre 1997)