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18 ottobre 2017
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- Un seminario della Federazione Nazionale dei Cavalieri del
Lavoro evidenzia il rilevante impatto dell'economia del mare sul Pil
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- Masucci: ogni anno 20 miliardi di euro in beni e servizi
vengono acquistati dalle imprese del cluster marittimo negli altri
settori economici
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Nei giorni scorsi Palazzo S. Giorgio a Genova ha ospitato un
seminario dal titolo “Il mare e il prodotto interno lordo”
organizzato dalla Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro
nell'ambito di una nuova iniziativa didattica che porterà
ogni anno gli studenti del Collegio universitario Lamaro Pozzani,
che è sostenuto dalla Federazione, a visitare una differente
città italiana significativa per un particolare settore della
produzione industriale di beni o servizi.-
- Dopo un saluto di Paolo Emilio Signorini, presidente
dell'Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale,
è intervenuto Marco Baldi, responsabile area territorio ed
economia Censis, che ha illustrato dimensioni e caratteri delle
attività marittime nei Rapporti sull'economia del mare. Baldi
ha ricordato che sono passati più di vent'anni da quando la
Federazione del Mare e il Censis pubblicarono il 1° Rapporto
sull'Economia del Mare mettendo a punto un sofisticato metodo di
stima del valore economico e occupazionale del cluster marittimo
italiano. «Nel confronto con il passato - ha rilevato Baldi -
emerge chiaramente che le attività che hanno a che fare con
il mare - dallo shipping, alla cantieristica, alla nautica, passando
per le svariate attività portuali e per la pesca - presentano
un livello di scambio e di integrazione con altre branche
dell'economia sempre più stretto. A conferma di questo è
importante segnalare che mentre le unità di lavoro impegnate
direttamente nelle attività marittime sono cresciute negli
ultimi vent'anni del 39,3% (circa 48.000 unità in più),
quelle nelle attività “a monte e a valle” della
filiera marittima sono cresciute del 61% (+162.600). L'economia del
mare, dunque - ha sottolineato Baldi - si conferma un ambito nel
quale le attività e gli investimenti settoriali giocano un
importante “effetto traino” su ampie porzioni
dell'economia nazionale. L'ultimo Rapporto sull'economia del Mare,
presentato alla fine del 2015, ha confermato che le attività
marittime costituiscono uno dei settori più dinamici
dell'economia italiana contribuendo al prodotto interno lordo
nazionale per 32,6 miliardi di euro (2,03%) e occupando circa il 2%
delle forze di lavoro del Paese (471mila persone fra addetti diretti
ed indotto)».
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- Osservando come sia «significativo che, nell'avviare un
nuova attività didattica, il Collegio universitario dei
Cavalieri del Lavoro abbia voluto dare spazio in primo luogo alle
attività del cluster marittimo, che trovano a Genova la loro
sede più tradizionale», il vicepresidente Federazione
del Mare, Umberto Masucci, intervenuto sul cluster marittimo come
fattore di sviluppo in Italia, ha evidenziato che «l'Italia è
un paese con un enorme sviluppo costiero e insulare, ricco di
insediamenti e città che hanno centrato il loro sviluppo
economico e sociale sulle attività legate al mare: quella
italiana - ha specificato - è la seconda industria
manifatturiera d'Europa e riceve la maggior parte delle materie
prime e semilavorate attraverso i porti, le trasforma e le esporta
di nuovo per mare. La nostra flotta mercantile è tra le
principali (la bandiera italiana è la terza tra gli stati del
G20), così come la cantieristica e la nautica. Il nostro
Paese è al primo posto in Europa come meta croceristica. E
tutto ciò - ha ricordato ancora Masucci - ha ricadute
importanti su tutta l'economia: ogni anno 20 miliardi di euro in
beni e servizi vengono acquistati dalle imprese del cluster
marittimo negli altri settori economici».
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- Ai lavori hanno partecipato anche Alcide Ezio Rosina,
vicepresidente di Confitarma, che si è soffermato
sull'economia dello shipping, e Ugo Salerno, presidente e
amministratore delegato di RINA Spa , che ha messo l'accento
sull'importanza dello shipping nell'equilibrio politico ed economico
globale, specialmente alla luce delle nuove iniziative cinesi. Ha
concluso il seminario Giovanni Novi, presidente del Gruppo Ligure
dei Cavalieri del Lavoro.

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