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17 dicembre 2018
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- Nuovo progetto per la costruzione di un terminal portuale
d'altura fuori dalla Laguna di Venezia
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- È stato presentato da VGate, nuova società
guidata da Alessandro Santi, presidente dell'associazione degli
agenti marittimi del Veneto
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La nuova società veneziana VGate Srl, il cui legale
rappresentante è Alessandro Santi, presidente di Assoagenti
Veneto, ha depositato lo scorso 27 novembre al Ministero
dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare istanza per
la definizione dei contenuti dello studio di impatto ambientale
(scoping) del progetto TPAV-C Terminal Plurimodale D'Altura VGATE
per la realizzazione a Chioggia di un terminal “alti fondali”
le cui caratteristiche ricordano in parte quelle del porto d'altura
presentato otto anni fa dall'Autorità Portuale di Venezia che
prevedeva la realizzazione di una piattaforma offshore posta al di
fuori della laguna veneziana e dedicata alla movimentazione dei
container e dei carichi petroliferi
(
del 23
settembre 2010).-
- Anche il progetto della VGate, come spiega la società
nell'istanza presentata al dicastero, mira a sfruttare «le
potenzialità date dal posizionamento in area marina ad alto
pescaggio appena fuori dai confini della Laguna di Venezia, comunque
intrinsecamente collegata e integrata con questa, sfruttando quindi
appieno le potenzialità del porto interno e delle sue
vastissime aree attrezzate, ma, al tempo stesso, superandone i
limiti».
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- «Il progetto - precisa la nuova azienda nell'illustrare
l'iniziativa - riguarda una piattaforma che sarà posizionata
a 2,3 chilometri al largo dalla costa (di fronte a Isola Verde,
frazione di Chioggia, ndr), dove i fondali hanno una
profondità naturale di almeno 17 metri, che si comporrà
di una diga foranea lunga 3,84 chilometri al cui interno troverà
spazio un terminal container in grado di ospitare contemporaneamente
due navi portacontainer di ultima generazione con capacità
fino a 18mila teu». «Lungo la banchina che ha uno
sviluppo modulare (una lunghezza di 1,35 chilometri nella prima
fase, aumentabile fino a 2,45 chilometri in una terza fase) - si
precisa - troveranno posto i sistemi di sbarco e di movimentazione a
piazzale altamente specializzato». Il nuovo container terminal
è stato progettato per avere a medio regime una capacità
di traffico annua pari a 1,2 milioni di teu.
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- L'Autorità Portuale di Venezia, ente che ora è
confluito nell'Autorità di Sistema Portuale del Mare
Adriatico Settentrionale che amministra i porti di Venezia e
Chioggia, aveva previsto di collegare la piattaforma d'altura con un
nuovo container terminal di 90 ettari localizzato a Porto Marghera
tramite un servizio navetta realizzato con chiatte della capacità
di almeno 112 teu. Il progetto della VGate, invece, oltre a non
destinare il nuovo terminal plurimodale anche alla movimentazione di
carichi liquidi, prevede «un ponte marittimo di 2,3 chilometri
che, percorribile da auto, camion e treni, collegherà senza
rotture di carico, il terminale d'altura all'infrastrutture stradale
e ferroviaria esistenti a terra».
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- Nella parte dell'analisi economica in cui VGate evidenzia le
soluzioni innovative del progetto l'azienda sembra rimarcare proprio
questa diversità: «a differenza da altri progetti
proposti nel recente passato - specifica VGate - il disegno
integrato del terminal d'altura VGATE è collegato a un ponte
marittimo per la circolazione di camion e treni che risolverà
la problematica della rottura del carico causato della mancanza di
sufficiente fondale nel porto di Venezia per ricevere le grandi navi
portacontainer richieste dal mercato di oggi; permettendo
prestazioni competitive che saranno comparabili a quelle dei
migliori terminali container al mondo. Il modo in cui il terminale
opererà porterà numerosi benefici. Il sistema sarà
in grado di ospitare grandi navi portacontainer, operando a piena
capacità senza doppia manipolazione dei container, e gestirà
con la massima flessibilità e sicurezza le grandi navi di
nuova generazione che altrimenti non potrebbero scalare Venezia.
Oltre a rendere un notevole risparmio di costi nella gestione del
ciclo nave, ridurrà notevolmente anche il tempo di viaggio e
consegne della merce e creerà le condizioni per aumentare le
frequenze dei servizi di collegamento con la rotta del Far East;
ripresentando un significativo risparmio in costo di inventario per
gli industriale e utenti finali del porto».
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- Il progetto - precisa VGate nell'istanza - è «articolato
in una sezione “a mare” - che garantisce la toccata
anche alle navi di maggiori dimensioni (superiori a 10.000 teu) - e
un collegamento trimodale (strada, ferrovia e chiatte via fiume) con
diversi retro-porto e interporti italiani (in primis il futuro
terminal Montesyndial di Porto Marghera) ed europei che possono
erogare i migliori servizi (a valore aggiunto) alle merci, il tutto
in forme meno inquinanti ed efficienti dei sistemi portuali
tradizionali e superando i limiti indotti dal gigantismo navale. Il
terminal d'altura VGATE - spiega l'azienda - fornirà la prima
fase di manipolazione dei contenitori dalle navi portacontainer
proveniente d'Asia con un sistema terminalistico di ultima
generazione altamente automatizzato che offrirà uno
stoccaggio di breve giacenza dei contenitori che poi saranno
trasferiti via camion, treni e chiatte per i depositi a lunga
giacenza situati in diversi interporti nell'entroterra del porto per
un secondo eventuale deconsolidamento più vicino agli utenti
finali della la catena logistica (funzione di gateway)».
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- «Con lo sviluppo continuo della massa critica del traffico
- precisa ancora VGate - il terminale d'altura VGATE può
anche assolvere, in maniera residuale, alla funzione di un mini hub
di trasbordo (funzione di transhipment) per i porti vicini che non
abbiano la capacità di ricevere le grandi navi container (di
più di 8mila teu) di ultima generazione».
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- Il cronoprogramma del progetto presentato da VGate prevede che
nel triennio 2019-2021 vengano espletate le fasi di autorizzazione
dell'opera, nel quinquennio 2022-2026 venga portata a termine la
costruzione del terminal plurimodale d'altura e delle opere
accessorie e che venga realizzata la procedura di gara per la
gestione del nuovo porto. Nel 2027 diverrebbe operativa la prima
fase del progetto, che a pieno regime avrebbe una capacità di
traffico annua pari a 500mila teu, flusso di traffico di cui il 59%
verrebbe movimentato con camion, il 28% per via ferroviaria, il 3%
su chiatte e il 10% verrebbe inoltrato verso altri porti con
modalità di transhipment. Nel 2032 entrerebbe in esercizio la
seconda fase, con cui la capacità arriverebbe sino a 1,1
milioni di teu all'anno, traffico movimentato per il 55% con camion,
per il 32,3% con treni, per il 5% con chiatte e per il 7,7% con
modalità di transhipment. Nel 2037 diverrebbe operativa la
terza e ultima fase con la quale la capacità verrebbe elevata
a due milioni di teu, con una quota di transhipment che scenderebbe
al 6,75% del totale, mentre ai camion verrebbe affidato il 48,25%
del traffico, ai treni il 40,0% e alle chiatte il 5%.
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- La realizzazione del terminal plurimodale d'altura avverrebbe
con il ricorso ad una procedura di finanza di progetto e -
sottolinea VGate - «nell'ambito di tale strumento si è
provveduto a valutare che non è necessario alcun contributo
pubblico». L'investimento stimato ammonterebbe a 1,0-1,5
miliardi di euro. Secondo le previsioni, il nuovo porto offshore
darebbe lavoro a 800 persone (posti di lavoro diretti) e ad altre
4.000 nell'indotto.

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