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18 dicembre 2020
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- ICS e ITF, storica la denuncia dell'ILO che accusa i governi
di non aver adempiuto ai loro obblighi nei confronti dei marittimi
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- Mattioli (Confitarma): un riconoscimento formale dei
marittimi come lavoratori essenziali da parte dell'Italia potrebbe
essere utile anche in vista della campagna di vaccinazione
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L'associazione armatoriale International Chamber of Shipping
(ICS) e l'organizzazione sindacale International Transport Workers'
Federation (ITF) hanno sottolineato il carattere storico del
pronunciamento dei giorni scorsi del comitato di esperti
dell'International Labour Organisation (ILO) in cui si evidenzia che
nel corso della la pandemia di Covid-19 i governi che non hanno
adempiuto ai loro obblighi nei confronti dei marittimi ai sensi del
diritto internazionale.-
- ICS e ITF hanno rilevato che si tratta della prima sentenza di
questo tipo, con la quale venti eminenti giuristi hanno riscontrato
che i governi non sono riusciti a far rispettare gli standard minimi
per la salvaguardia dei diritti dei marittimi, come stabilito dal
diritto internazionale ai sensi della Convenzione sul lavoro
marittimo (MLC) 2006. Ciò - hanno ricordato ICS e ITF -
include diritti fondamentali quali l'accesso all'assistenza
sanitaria, il rimpatrio, le ferie annuali e le ferie a terra.
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- Evidenziando che le conclusioni fanno seguito alle osservazioni
presentate dall'International Transport Workers' Federation e
dall'International Chamber of Shipping, il segretario generale
dell'ITF, Stephen Cotton, e il segretario generale dell'ICS, Guy
Platten, hanno ricordato che «ai governi è stato
chiesto da mesi di affrontare la crisi dei cambi di equipaggio ed
ora è stato detto loro che devono agire per aiutare le
centinaia di migliaia di marittimi ancora a bordo delle navi a causa
delle azioni illegali degli Stati membri».
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- «Questa sentenza - hanno osservato Cotton e Platten -
stabilisce chiaramente che è legalmente e moralmente
sbagliato che i Paesi continuino ad aspettarsi che i marittimi
lavorino a tempo indeterminato, fornendo al mondo cibo, medicine e
forniture vitali, privandoli nel contempo dei loro diritti
fondamentali di marittimi, lavoratori e di esseri umani. Questa
sentenza storica è una chiara rivendicazione di ciò
che i sindacati dei marittimi e gli armatori hanno affermato negli
ultimi nove mesi».
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- «Questa sentenza - hanno aggiunto - chiarisce che tutti i
governi devono osservare il diritto internazionale e riconoscere
urgentemente i marittimi come lavoratori essenziali, con ricadute
pratiche. Ciò significa consentire ai marittimi di scendere
nei porti per cure mediche. Significa consentire ai marittimi di
raggiungere un aeroporto per tornare a casa quando i loro contratti
sono terminati. E significa lasciare che gli equipaggi che li devono
rimpiazzare attraversino il confine di un Paese per poter arrivare
alle navi in loro attesa senza dover confrontarsi con una montagna
di burocrazia. Ad oggi - hanno ricordato Cotton e Platten - solo 46
Paesi hanno classificato i marittimi come lavoratori chiave, il che
semplicemente non è ben lungi dall'essere sufficiente».
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- Mario Mattioli, presidente della Confederazione Italiana
Armatori, associazione che aderisce all'ICS, ha sottolineato che
l'organizzazione che rappresenta condivide in pieno quanto sostenuto
da ICS e ITF e a sua volta chiede con forza al governo italiano di
riconoscere i marittimi come lavoratori chiave. «Siamo consci
e grati - ha affermato Mattioli - del fatto che in questi mesi i
ministeri competenti, con il Comando Generale del Corpo delle
Capitanerie di Porto, hanno dimostrato grande attenzione alla
problematica dei cambi di equipaggio e che, sul territorio italiano,
i diritti dei marittimi sono stati pienamente rispettati. Tuttavia,
un riconoscimento formale da parte del nostro Paese dei marittimi
come lavoratori essenziali potrebbe essere utile anche per il loro
necessario inserimento fra le categorie di soggetti che devono avere
la priorità nell'imminente avvio del programma di
vaccinazione anti-Covid. È un segnale importante da dare non
solo a tutta la comunità marittima internazionale ma
soprattutto ai marittimi imbarcati sulle nostre navi che da mesi non
riescono a tornare dalle proprie famiglie».
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