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28 gennaio 2021
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- De Micheli: designare i marittimi quali lavoratori chiave? Ma
lo abbiamo già fatto a marzo!
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- Confitarma e altre organizzazioni marittime se ne accorgono
solo ora
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Già da tempo diverse organizzazioni internazionali del
settore dello shipping, in particolare quelle che si occupano di
lavoro marittimo, protestano perché alcuni dei governi che
hanno esplicitamente riconosciuto i marittimi quali lavoratori
essenziali, e quindi parzialmente esentati dalle misure restrittive
della mobilità adottate in tutto il mondo per contenere la
pandemia di Covid-19, in realtà fanno poco o nulla perché
siano agevolati i cambi degli equipaggi delle navi, consentendo ai
marittimi a bordo di tornare a casa e a quelli che devono
sostituirli di raggiungere il luogo d'imbarco.-
- Quindi un'inequivocabile dichiarazione che qualifichi i
marittimi come lavoratori chiave evidentemente non è
sufficiente a passare dalle intenzioni (insincere?) ai fatti.
Figuriamoci quando questa dichiarazione è tutt'altro che
netta.
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- Quest'ultimo - ahinoi - è il caso dell'Italia.
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- Eppure oggi la Confederazione Armatoriale Italiana (Confitarma)
ha rivolto un plauso al governo nazionale perché avrebbe
risolto il problema: «a nome dell'armamento italiano - ha
dichiarato il presidente dell'organizzazione, Mario Mattioli -
desidero esprimere apprezzamento alla ministra De Micheli per il
riconoscimento formale da parte del nostro Paese dei marittimi come
lavoratori essenziali. Tale riconoscimento oltre a facilitare gli
avvicendamenti degli equipaggi, potrebbe essere utile anche per
l'inserimento dei marittimi fra le categorie di soggetti che devono
avere la priorità nel programma di vaccinazione anti-Covid».
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- Vuoi vedere che la ministra delle Infrastrutture e dei
Trasporti, nonostante il governo sia agli sgoccioli, ha voluto
finalmente compiere un passo doveroso per una nazione che a
squarciagola si professa marittima?
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- Mattioli ha tratto conferma «dell'attenzione del governo
italiano per il comparto marittimo e per i suoi lavoratori»
basandosi sulla lettera circolare di martedì scorso con cui
l'International Maritime Organization ha reso noto che il governo
italiano ha recapitato all'IMO una comunicazione con data del giorno
prima con la quale la ministra Paola De Micheli ha reso edotto il
segretario generale dell'IMO, Kitack Lim, delle misure adottate dal
governo italiano per rispondere alla crisi del Covid-19.
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- Rivolgendo i complimenti (di prassi?) all'IMO «per il
diligente e tempestivo lavoro in risposta alla pandemia di Covid-19
e soprattutto per il lavoro svolto a sostegno della gente di mare,
confermato dalle lettere circolari n. 4204/Add.35 e Add-35-rev-1»,
De Micheli ha notificato all'IMO che «nel contesto della
pandemia di Covid-19, a partire dalla temporanea limitazione dei
viaggi non essenziali in Italia, il governo della Repubblica
Italiana, con decreto del 22 marzo 2020, ha designato il trasporto
marittimo come servizio necessario ed essenziale e, di conseguenza,
i marittimi come lavoratori essenziali. Alla luce di quanto sopra -
conclude la comunicazione della De Micheli - confermando che i
marittimi sono designati come “lavoratori chiave”, al
fine di facilitare il cambio degli equipaggi e i rimpatri, chiedo
alla segreteria di far circolare questa informazione a tutti gli
Stati membri dell'IMO e di aggiungere l'Italia all'elenco delle
nazioni che hanno designato i marittimi come “lavoratori
chiave”».
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- Altolà. Ma allora è da marzo che i marittimi sono
stati designati lavoratori essenziali dal governo italiano. E sinora
Confitarma non se n'era accorta? Così come altre
organizzazioni del settore marittimo e logistico italiano, bisogna
aggiungere.
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- Con il decreto dello scorso 22 marzo, con lo scopo di arginare
il diffondersi della pandemia, il governo italiano aveva sospeso
tutte le attività produttive industriali e commerciali ad
eccezione di alcune, tra cui il trasporto marittimo e per vie
d'acqua. Inoltre il provvedimento stabiliva di consentire le
attività che erogano servizi essenziali di cui alla legge n.
146 del 12 giugno 1990, quella che regola il diritto di sciopero nei
servizi pubblici essenziali e che, tra i servizi pubblici
essenziali, cita esplicitamente i trasporti marittimi limitatamente
ai collegamenti con le isole.
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- Ora non si capisce, o forse siamo noi che non lo comprendiamo,
se con il provvedimento dello scorso marzo la ministra De Micheli, e
con lei tutto il governo, intendesse che le navi italiane e i
marittimi italiani potessero continuare ad operare oppure che lo
potesse fare il trasporto marittimo nel suo complesso. In
quest'ultimo caso, quello che interessa l'IMO, ovvero quello di un
trasporto marittimo realizzato da navi di diverse bandiere e da
marittimi di tutte le nazionalità, allora sì il
governo italiano può essere in pace con la sua coscienza.
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- Rimane da chiedersi perché Confitarma e altre
organizzazioni non si siano sinora accorte del tempestivo formale
passo compiuto dall'esecutivo. Resta da chiedersi anche perché,
quando la stessa IMO e altre organizzazioni internazionali
esortavano i governi ad adottare misure per consentire il cambio
degli equipaggi delle navi designando i marittimi come lavoratori
chiave, il governo italiano abbia atteso lunedì scorso per
far sapere che l'Italia aveva già provveduto. Forse temeva di
essere etichettato come il primo della classe?
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- Oppure, ma stentiamo a crederlo, la De Micheli e il governo
italiano ignorano che il trasporto marittimo, proprio quello che in
gran parte è essenziale per il funzionamento dell'economia e
della società italiana, è fatto principalmente di navi
estere e di marittimi esteri.
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- Però, per favore, che l'IMO accolga prontamente l'invito
ad includere l'Italia tra i paesi che trattano i marittimi come
lavoratori essenziali. Casomai spetterà ai marittimi, chissà
di quale nazionalità, sperimentare se in Italia sono o meno
in possesso di questa qualifica. Ahiloro.
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- Bruno Bellio
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