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CENTRO INTERNAZIONALE STUDI CONTAINERS
ANNO XXXVIII - Numero 31 GENNAIO 2020
REEFER
LA CINA SEMBRA ESSERE ALLA VIGILIA DI UNO 'TSUNAMI' DI
IMPORTAZIONI DI DEPERIBILI
Il 1° gennaio Pechino ha messo in atto provvisorie riduzioni
dei dazi su più di 850 prodotti nel tentativo di alimentare
le importazioni in seguito alla penuria a livello nazionale di
alcune merci ed alla domanda di specialità estere di consumo
quotidiano.
Tuttavia, ancora altre importazioni saranno innescate dalla
prima fase dell'accordo commerciale fra Cina e Stati Uniti che
dovrebbe essere sottoscritto il 15 gennaio.
Il cambiamento dei dazi di gennaio riguarda un'ampia gamma di
prodotti dalla carne di maiale congelata ai semiconduttori; ad
esempio, il dazio sugli avocado è stato abbassato dal 30% al
7%.
Ed i particolari del nuovo accordo fra Pechino e Washington
devono ancora essere rivelati, ma i funzionari statunitensi hanno
segnalato che sono in arrivo significative esportazioni di prodotti
agricoli.
Secondo il rappresentante commerciale statunitense Robert
Lighthizer, la Cina ha convenuto di acquistare altre merci e servizi
statunitensi per un valore di 200 miliardi di dollari nel giro di
due anni ed i deperibili svolgono un ruolo di primo piano in questo
scenario.
La Casa Bianca ha dichiarato l'anno scorso che la Cina potrebbe
dare impulso all'acquisto di prodotti agricoli statunitensi per
40-50 miliardi di dollari nel giro di due anni.
Il morale è particolarmente alto fra gli esportatori
statunitensi di carne che hanno un felice presentimento.
Un'epidemia di febbre suina africana ha devastato le scorte di
maiale cinesi, tanto che il 40% degli animali sono stati abbattuti,
causando un picco dei prezzi della carne suina, sebbene il governo
abbia rilasciato alcune riserve strategiche.
E anche gli esportatori di pollo statunitensi sono ottimisti
dopo che Pechino ha abrogato il divieto del pollame statunitense che
era in vigore dal 2015 dopo un focolaio di influenza aviaria.
Le importazioni cinesi di pollame dal Brasile sono salite del
34% l'anno scorso e, secondo Lighthizer, gli esportatori
statunitensi saranno in grado di vendere pollame e prodotti avicoli
per un valore di più di 1 miliardo di dollari all'anno alla
Cina.
Poiché la guerra commerciale ha spinto i dazi sino al 40%
in più, i pescatori di aragoste statunitensi hanno visto
prosciugarsi le proprie esportazioni in Cina mentre quelle canadesi
sono salite alle stelle.
Brendan Harnett, amministratore delegato della ditta
specializzata in deperibili Flying Fresh Air Freight con sede a
Vancouver, si aspetta che gli operatori statunitensi cerchino di
recuperare il terreno perduto una volta che i dazi caleranno.
Un elemento a loro favore è l'ampia esternalizzazione
delle porte d'accesso statunitensi a tariffe basse, ha notato.
Harnett riconosce che la sua società potrebbe movimentare
più granchi e ciliegie dal Pacifico nord-occidentale alla
Cina se i dazi su di loro scendessero.
La maggior parte di tali prodotti vengono autotrasportati a
Vancouver od in California per prendere i voli diretti in Cina.
Per ora, la clientela canadese della Flying Fresh adotta una
posizione attendista.
C'è incertezza non solo in ordine ai dettagli
dell'accordo Stati Uniti-Cina e a quanto aggressivamente gli
esportatori statunitensi andranno dietro al mercato, ma anche sulle
questioni politiche.
Innanzitutto il governo cinese potrebbe voler incoraggiare le
esportazioni da fonti statunitensi per compensare la bilancia
commerciale con gli Stati Uniti, riflette Harnett.
Un altro punto interrogativo riguarda le relazioni diplomatiche
sino-canadesi che sono state rese difficili dall'arresto di Meng
Wanzhou, responsabile finanziaria della Huawei e figlia del
fondatore della società a Vancouver, la quale sta lottando
contro una richiesta di estradizione da parte di Washington.
I divieti temporanei della carne di maiale canadese da parte di
Pechino l'anno scorso sono stati in genere correlati a questo caso.
Altri paesi stanno cercando di ottenere un accesso più
ampio al mercato cinese.
Lo scorso novembre la Cina ha concordato di aprire le proprie
frontiere ai meloni del Brasile, la prima frutta proveniente dal
paese latino-americano.
La prospettiva di un'impennata dei traffici di deperibili alla
volta della Cina solleva preoccupazioni in ordine alla capacità
della filiera del freddo.
Secondo diversi rapporti nella seconda metà dell'anno
scorso, le infrastrutture del paese per lo stoccaggio del freddo
sono state portate al limite da un netto incremento delle
importazioni di carne suina.
Harnett dubita che ci saranno seri problemi a venire.
Poiché le importazioni di carne suina non compensano del
tutto il declino della produzione nazionale, la necessità
complessiva di capacità per la filiera del freddo non sta
aumentando, sottolinea.
Ma la nuova capacità sta proliferando in Cina.
Secondo un recente studio pubblicato su ReportLinker il mercato
della logistica della filiera del freddo cinese è cresciuto
del 18,8% per 295,6 miliardi di RMB nel 2018 e ci si aspetta che
mostri un tasso di crescita annuo composto dell'8,5% fra il 2018 ed
il 2025.
Un grande operatore, il Dalian Port Yidu Cold Chain, punta a
sviluppare una rete per la filiera del freddo con hub a Dalian,
Shenyang, Zhengzhou e Canton.
In collaborazione con il Porto di Canton la società sta
attualmente realizzando sei impianti di stoccaggio del freddo a otto
piani presso il porto di Nansha, aggiungendo così 460.000
tonnellate di capacità.
La prima fase del progetto secondo i programmi dovrebbe essere
completata entro la fine di quest'anno.
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