«A.L.C.E.»
ASSOCIAZIONE LIGURE COMMERCIO ESTERO
GENOVA
Relazione del Consiglio all'Assemblea dei Soci
Genova, 28 Maggio 1998
GENOVA E IL SUO PORTO
Nonostante gli ottimi risultati raggiunti dal porto di Genova,
soprattutto per quanto attiene alla movimentazione dei contenitori,
rimangono tuttavia alcuni punti critici. E si collegano alla mancanza
di un organico progetto per l'uso del territorio cittadino: una
carenza che potrebbe penalizzare pesantemente le attività
portuali. Nodo centrale del problema è la penuria di spazi
sofferta dallo scalo e acuita dall'aumento dei traffici. La necessità
di dotare le banchine genovesi di una struttura logistica adeguata,
e indispensabile a incrementare le attività commerciali,
richiede un'attenta analisi delle priorità da rispettare.
In questi ultimi tempi è stata presentata la bozza del
nuovo Prg portuale. Ancora una volta dobbiamo lamentare il non
coinvolgimento della nostra categoria nella sua elaborazione.
Si ha l'impressione che i rappresentanti della merce non debbano
avere voce in capitolo nelle scelte che riguardano il porto, eppure
è proprio la merce che consente al porto di vivere. E,
continuando con questi criteri, non ci si dovrà, dunque,
sorprendere se sbarcherà in altri scali. Speriamo che la
"nota di sintesi dei lavori per il Piano regolatore del porto
di Genova" sia ciò che a Bruxelles si chiama il libro
verde; e che vi sia anche la disponibilità a scrivere un
libro bianco accogliendo le critiche delle categorie e apportando
le migliorie emerse nel dibattito. Certo, la prima lettura del
Prgp, avvenuta su documenti ottenuti da amici che ne erano venuti
in possesso, è assai deludente. Se da un lato, infatti,
mostra molti tombamenti e quindi il riempimento di specchi acquei
a favore di spazi coperti e scoperti potenzialmente al servizio
di traffici specializzati, dall'altro non risolve il problema
dei prodotti chimici in precedenza previsti a Calata Oli Minerali.
Ricordiamo, infatti, che società Tankimica aveva, nel non
lontano dicembre '94, portato a termine con successo la procedura
di Via (Valutazione impatto ambientale) al fine di consentire
la delocalizzazione di Superba e Carmagnani. Nel documento sopra
citato, invece, non solo non vi è traccia a Calata Oli
Minerali di rinfuse liquide, ma addirittura si declassa la banchina
occidentale del porto di Multedo, ove oggi operano quelle società,
a luogo nel quale "ospitare i mezzi nautici di servizio e
le funzioni a terra ad essi connesse".
Genova sembra non voler tenere conto degli elementi di vantaggio
nei confronti degli altri porti italiani: la minore distanza,
e quindi il minor costo di trasporto, per l'industria consumatrice
della Val Padana rispetto agli scali alternativi di Livorno, Ravenna
e Marghera, l'assenza di nebbia rispetto ai porti adriatici e
il maggior pescaggio (attualmente 35 piedi alla banchina occidentale
di Multedo, contro i 28 di Ravenna e Livorno). Genova sembra voler
dare l'ostracismo ai prodotti chimici, specie a quelli infiammabili,
come se la loro pericolosità fosse un fatto assodato e
non dipendente dal tipo di impianto di stoccaggio. Si ignora che
ogni porto del Mediterraneo ha mantenuto o cercato di acquisire
tale genere di traffico e non si tiene conto del fatto che i prodotti
chimici raggiungono comunque il luogo di consumo su percorsi più
lunghi con un danno per la comunità che si accresce attraverso
il maggior uso del sistema autostradale.
Viene creato, poi, un nuovo polo delle rinfuse alimentari nello
specchio acqueo a più elevato pescaggio, sottraendolo alle
petroliere, e dimenticando che la, peraltro rispettabilissima,
attività delle rinfuse alimentari non necessita né
dei più elevati pescaggi, né di spazi particolarmente
ampi, non dovendo rispettare particolari distanze dall'abitato
o da altre attività. Nel piano regolatore, inoltre, ovviamente
mancano le indicazioni sui costi per gli spostamenti o su chi
debba accollarseli. Infine, una curiosità: non vi è
cenno all'attività di bunkeraggio. Essa scompare a Calata
Oli Minerali, evidentemente alla scadenza dei decreti di concessione
di chi la svolge oggi, ma non ricompare altrove, neppure al porto
petroli. Forse nella mente dei redattori del piano le navi potranno
utilizzare una nuova fonte di energia. O forse pensano di poter
tornare ai velieri. D'altra parte, almeno il vento, probabilmente
a Genova non mancherà.
Una grande chance per lo scalo genovese è l'area per la
lavorazione a caldo delle acciaierie di Cornigliano. Nel corso
del '97 si è avuta la certezza che una parte del complesso
siderurgico del gruppo Riva sarà dismessa. La sua posizione
strategica rispetto allo scalo e all'aeroporto impone un'attenta
utilizzazione del territorio. Il porto oggi ha circa 160 mila
mq di magazzini obsoleti e spesso inutilizzabili. A Cornigliano
potranno essere costruiti altri 100-150 mila mq di magazzini dove
sarà possibile svolgere attività di manipolazione
delle merci. Ci sembra assurdo, invece, pensare di edificare a
ridosso della zona, come qualcuno ha proposto, abitazioni. Quelle,
semmai, devono essere realizzate con una riqualificazione del
centro storico. Ci sembra necessario, inoltre, potenziare un settore
come quello delle riparazioni navali che nel '97 ha rappresentato
un punto fermo nell'economia regionale.
L'anno scorso si è conclusa la prima fase della trasformazione
dello scalo: la sua privatizzazione. Crediamo, quindi, che ora
si debba, con altrettanto coraggio, dare inizio alla seconda fase:
quella della razionalizzazione funzionale e operativa del porto,
che deve anche comprendere la correzioni di errori commessi in
precedenza.
I terminal
Di fronte alle recenti modifiche della legge 84, vedremo presumibilmente
la Compagnia Unica uscire da alcune realtà terminalistiche,
in particolare dal Multipurpose. Nel momento in cui si creasse
questa situazione, a nostro avviso dovrebbe essere indetta una
vera e propria gara per l'assegnazione degli spazi nel terminal,
essendo venute meno le motivazioni di opportunità politica
che avevano determinato l'assegnazione del Multipurpose alla CU.
Un identico tipo di provvedimento dovrebbe essere applicato qualora
si constatasse il perdurare di inefficienze presso altri terminal.
Riteniamo che si debba agire velocemente: il mercato non aspetta
e accetta solo competitività e trasparenza. Per questo
auspichiamo che l'Autorità Portuale, rendendo giustizia
al proprio nome, vigili inflessibilmente sui comportamenti di
chi opera in regime di concessione.
Le grandi imprese nel porto
L'arrivo in porto di imprese importanti dall'estero è
sintomo dell'interesse di altri Paesi per Genova. Nonostante la
crisi dell'Estremo Oriente, di cui si è parlato, la Port
of Singapore Authority, la prima corporation nel mondo quanto
a traffico di container detiene ormai la maggioranza del Vte.
La britannica P&O, d'altra parte, che nella classifica mondiale
segue a ruota la Psa, è entrata come azionista al Sech.
Pensiamo che l'arrivo di queste compagnie rappresenti sicuramente
un bene per la città e per il porto e che non sia affatto
simbolo, come qualcuno ha detto, di una "colonizzazione"
ma, al contrario, contribuisca a internazionalizzare Genova.
Zona franca
Una svolta decisiva all'efficienza del sistema genovese potrebbe
essere data, una volta realizzato il polo logistico, dall'istituzione
al suo interno di una zona franca per la manipolazione della merce.
A settembre del '97 uno studio della Bocconi commissionato dalla
società Zona franca, ha messo in evidenza i vantaggi che
possono derivare dall'esenzione doganale per le attività
di assemblaggio, con pezzi importati, di prodotti destinati all'esportazione.
Grazie alla sospensione dell'Iva e dei diritti di confine si può
ottenere una certa riduzione di costi. La riesportazione di merce
custodita nei magazzini all'interno della zona verso paesi extracomunitari
non subirebbe imposte. E si potrebbe così avere una riduzione
delle pratiche doganali e la loro velocizzazione.
La società Zona Franca potrebbe rappresentare l'ideale
soggetto super partes per progettare e gestire, insieme agli operatori,
lo sviluppo della piattaforma di Cornigliano.
Dogana
Per quanto attiene alle dogane, i dati di Genova indicano che
l'anno scorso sono state emesse 130.623 bollette di importazione
definitiva (più 15,95% rispetto al '96), 295.306 bollette
di esportazione definitiva (più 26%) e 77.918 bollette
di spedizione in cauzione (più 30%). I diritti doganali
accertati sono pari a 1.868 miliardi e 744 milioni, poco meno
di 290 miliardi in più rispetto ai 1.579 e 286 milioni
del 1996 (nel '98 si prevede di superare i 2.000 miliardi). Malgrado
la diminuzione dei dazi che si è ottenuta grazie alla politica
di liberalizzazione del commercio favorita dalla Omc, si è
avuto a Genova un aumento del gettito determinato dal crescente
aumento dei traffici. A questa situazione ha fatto riscontro una
diminuzione degli addetti alla dogana di 15 unità (dal
'94 la flessione complessiva è stata di 37 unità).
In qualche modo l'informatizzazione ha contribuito a non far pesare
troppo la riduzione del personale ma è indubbio che la
mancata messa a punto del programma per effettuare trasmissioni
elettroniche (che possono avvenire tra aziende e dogana ma non
viceversa) sia fonte di disagi e allunghi i tempi della burocrazia.
Non possiamo sorvolare, poi, sulla inopportunità delle
sanzioni tributarie determinate da una serie di decreti legislativi
approvati nel '97 che, tra l'altro, accomunano la colpa volontaria
a quella incidentale. Inoltre, anche se si riconosce alla maggior
parte dei funzionari lo sforzo fatto nel non ostacolare i traffici,
nondimeno rimangono sacche di resistenza. Ci sono, insomma, alcuni
addetti (solitamente piuttosto anziani) che sembrano agire mossi
da ostilità preconcetta nei confronti degli operatori.
Ritorniamo, dunque, al concetto del burocrate che spesso si dimentica
di essere al servizio del cittadino e si ostina a trattarlo come
un suddito da vessare.
|
DOGANE |
EXPORT
| IMPORT
| ALTRI DOCUMENTI
|
| 1996
| 1997 |
1996 | 1997
| 1996 |
1997 |
|
GENOVA | 221.687
| 295.306 | 112.350
| 130.623 | 90.000
| 112.499 |
IMPERIA | 4.638
| 8.943 | 4.368
| 3.307 | 5.270
| 6.125 |
SAVONA | 7.296
| 12.792 | 4.194
| 5.699 | 10.278
| 26.302 |
LA SPEZIA | 212.936
| 160.599 | 50.748
| 42.588 | 160.000
| 329.134 |
|
(Fonte: Direzione Compartimentale di Genova Anno 1997) |
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