Ministero dei Trasporti e della Navigazione
Servizio di Pianificazione e Programmazione
Linee guida per la portualità italiana
(agosto 1999)
Indice
1. Analisi del settore
1.1 Situazione attuale
1.1.1 Il traffico marittimo di container
1.1.1.1 I traffici e i servizi di linea containerizzati nei
porti italiani
1.1.1.2 I traffici ferroviari di container marittimi: le
implicazioni per i porti
1.1.2. I traffici non unitizzati e i traffici Ro-Ro
1.2 Levoluzione attesa dello sviluppo dei traffici
lungo le maggiori direttrici internazionali
2. Le principali criticità
3. Le linee guida per il settore della
portualità italiana
3.1 Elementi per la riqualificazione e il potenziamento
della portualità italiana
3.1.1. Rilevazioni statistiche più efficienti dei traffici
di container
3.1.2 Nuovi criteri per la classificazione dei porti ai
fini della ripartizione delle risorse dello Stato
3.1.3 Una gestione del porto più efficiente
3.1.4 Una chiara suddivisione delle competenze tra i
diversi livelli di governo
Allegato: I Piani operativi di investimento
delle Autorità portuali in Italia
1. Analisi del settore
1.1 Situazione attuale
Il sistema portuale italiano ha
attraversato un lungo periodo di gravi difficoltà. Negli ultimi anni i porti italiani
hanno tuttavia riconquistato la leadership nel Mediterraneo, sia fra i porti continentali,
con Genova, sia fra i porti di transhipment, con Gioia Tauro.
Il traffico complessivo delle merci è in
costante aumento e ha raggiunto 443,5 milioni di tonnellate nel 1996, divise per il 52,2%
da prodotti petroliferi e per il restante 47,8% da merci secche. Le merci sbarcate
prevalgono nettamente, in termini di peso, su quelle imbarcate (rispettivamente 71,3% e
28,7% del totale). Le merci varie di tipo tradizionale risultano in calo, mentre vi è un
costante aumento delle merci unitizzate; tra queste si segnala il traffico di contenitori,
particolarmente congeniali al trasporto marittimo sulle lunghe distanze, e il traffico di
semirimorchi sulle distanze mediolunghe. Nel 1998 i TEU movimentati nei principali
porti sono stati 5.903.623, di cui 2.125.000 a Gioia Tauro. In aumento è anche il
traffico passeggeri (56,7 milioni nel 1996), alimentato prevalentemente dalla navigazione
di cabotaggio e, in particolare, dai collegamenti con le isole maggiori e minori.
1.1.1 Il traffico marittimo di container
In questo settore il nostro Paese ha
compiuto enormi progressi negli anni Novanta, come confermano i dati sul numero di
container movimentati nei porti, il numero e la frequenza dei servizi di linea, il numero
dei paesi esteri raggiungibili e i transit time dei servizi di linea offerti.
Il traffico di container, pur presente in
quasi tutti i porti, assume valori elevati a Genova, La Spezia, Livorno, Napoli, Salerno,
Ravenna, Venezia, Trieste e Gioia Tauro. Solo in questultimo porto lelevato
numero di container movimentati non produce relazioni con il retroterra, svolgendo quasi
esclusivamente attività di transhipment.
Paragonata con gli altri paesi
mediterranei, lItalia si trova in buona posizione; in particolare, è interessante
notare che nei confronti dei porti del nord Europa, lItalia è competitiva su alcune
rotte, principalmente quelle del Far East, dellAfrica e del sud America. I
motivi di questo successo sono molteplici:
la diffusione del transhipment, che
ha consentito di servire anche mercati e destinazioni con domanda debole che sarebbero
stati altrimenti esclusi,
la diminuzione dei costi delle operazioni
di handling portuale, grazie a una maggiore flessibilità della forza lavoro,
la privatizzazione delle banchine, che ha
consentito lingresso di operatori specializzati che investono in tecnologie di
movimentazione e gestione dei terminal,
la presenza delle attività di terziario
marittimo ad elevata professionalità, in grado di tessere relazioni internazionali e
alleanze con i principali operatori marittimi del settore,
lo sviluppo della logistica portuale, che
ha consentito di realizzare una maggiore fluidità e affidabilità nella catena del
trasporto,
lo sviluppo dei servizi ferroviari e della
rete di inland terminal, sia pubblici che privati.
Va rilevato però che le statistiche
mondiali dei traffici containerizzati, espresse in TEU (twenty equivalent unit),
non indicano il numero dei container transitati nei porti ma il numero di movimenti che i
container hanno subito. In questo modo si dà luogo a frequenti duplicazioni. La
pianificazione di un sistema di trasporti necessita di statistiche in grado di valutare
con un buon grado di approssimazione la domanda effettivamente soddisfatta, sia in termini
di tonnellaggio, che in termini di valore. Ad oggi, i dati forniti dai porti italiani e da
fonti ufficiali come lISTAT, non ci consentono di conoscere i traffici effettivi.
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1.1.1.1 I traffici e i servizi di linea
containerizzati nei porti italiani
Gli studi più accreditati sul futuro dei
traffici containerizzati ipotizzano il raggiungimento di una quota media del transhipment
sui traffici totali pari al 25% nel 2005. La particolare morfologia del Mediterraneo,
dove insistono attualmente 48 porti con servizi settimanali o pluri-settimanali, fa
ritenere plausibile una quota di transhipment superiore alla media prevista.
Dai dati disponibili emergono due elementi
che contribuiscono a comprendere la struttura del mercato mediterraneo e il successo del
sistema Italia:
Il diretto concorrente del sistema portuale
italiano, nel traffico container, per grado dintegrazione e di specializzazione, è
il sistema spagnolo, dotato sia di scali di transhipment, sia di scali di
origine/destinazione finale ad alto potenziale (Barcellona e Valencia).
Dai dati emerge la particolare fragilità
del sistema adriatico rispetto a quello tirrenico. Tale squilibrio non si verifica invece
per altre tipologie di traffico: nei traffici di rinfuse solide infatti il versante
adriatico e quello tirrenico presentano una situazione di perfetto equilibrio. Nei
traffici di rinfuse liquide prevale il versante adriatico.
La competitività del sistema Italia e la
sua funzione di piattaforma logistica del Mediterraneo sono evidenziati dallanalisi
dei servizi internazionali di linea che toccano i porti italiani. La frequenza e la
diffusione capillare di questi servizi hanno avuto un grande impulso con la diffusione del
transhipment. Il sistema italiano si colloca nettamente in posizione di avanguardia
nel Mediterraneo per numero di porti e numero di paesi collegati. Subito dopo
lItalia si collocano Egitto, Turchia e Grecia.
Il transhipment non ha provocato una
riduzione dei servizi diretti, cioè di quei servizi in cui il carico viene trasportato
con la stessa nave da porto di origine a porto di destino, in quanto di norma i servizi
diretti hanno un migliore transit time rispetto ai servizi di transhipment.
Dal confronto tra i transit time dai
porti italiani e quelli dai porti del nord Europa emerge che, mentre per il Nord America
il vantaggio dei porti nord europei è evidente (tuttavia, Genova è già in grado di
offrire dei transit time di 10 giorni rispetto ai 9 di Amburgo e di Anversa), per
il Far East la situazione è di maggiore equilibrio. I porti italiani sembrerebbero
avvantaggiati negli itinerari per il Far East, data la minore distanza del
Mediterraneo rispetto al Mare del Nord. In realtà, più che le distanze in termini
geografici, contano le distanze misurate in termini di vantaggi commerciali e di esigenze
logistiche: l84% dei servizi offerti dai porti italiani è effettuato via transhipment,
mentre la maggioranza dei servizi offerti dai porti nord europei è di servizi diretti. Da
questo dipende il vantaggio nei transit time medi dei porti nord europei, grazie ai
maggiori volumi di traffico.
Daltro canto grazie allelevata
frequenza dei servizi di transhipment effettuati dai porti italiani su tutte le
rotte, il sistema logistico italiano ha recuperato lo svantaggio nei confronti di quello
del nord Europa.
Più complesso è il problema della
differenza di costo. E difficile stabilire quanto la differenza nelle diverse
tipologie di servizio incida sui noli, ma si ritiene che, in una fase come quella attuale
di forte calo e livellamento dei noli, il costo del servizio è un fattore di scelta meno
importante della frequenza e dellaffidabilità del medesimo.
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1.1.1.2 I traffici ferroviari di container
marittimi: le implicazioni per i porti
Il mercato dei traffici ferroviari di
container marittimi è condizionato dalle logiche delle compagnie marittime, dalle loro
scelte in termini di scali portuali e dal ciclo della nave.
I traffici che interessano lItalia si
distinguono in due grandi mercati: il mercato dei porti italiani e il mercato dei porti
del nord Europa. La distanza media del trasporto combinato di container marittimi nel
nostro Paese non supera i 250 km, mentre quella del trasporto combinato di casse mobili
supera i 700 km.
Gli operatori privati di rilievo sono
compagnie marittime che dispongono di proprie linee, banchine e inland terminal,
terminalisti che offrono anche il servizio terrestre e operatori multimodali.
Per lo sviluppo di questa modalità di
trasporto combinato mare-ferro, al nostro Paese non resta che accrescere la capacità di
penetrazione dei porti italiani nel centro Europa, invece che concentrare lofferta
sui porti del nord Europa, anche se in realtà ciò è condizionato dalle scelte delle
compagnie marittime. Al tempo stesso, le compagnie marittime possono essere fortemente
condizionate nella scelta degli scali portuali dalla presenza o meno, in essi, di
collegamenti ferroviari efficienti.
Obiettivo primario per la valorizzazione e
lo sviluppo di questo tipo di traffico deve essere comunque quello di raggiungere una
dotazione infrastrutturale ferroviaria che non penalizzi i porti a maggiore intensità di
traffico containerizzato, che assicuri a questi porti parità di condizioni
infrastrutturali, garantisca servizi efficienti e competitivi agli utenti, sia che
intendano servirsi dei porti italiani, sia che intendano servirsi dei porti del nord
Europa.
Si stima che le grandi compagnie di
navigazione accentueranno la loro presenza sul mercato ferroviario nel nord Europa, anche
direttamente sulle banchine come operatori dei terminal. Nel sud Europa sembra invece che
le società private che controllano nicchie di mercato e le società partecipate delle
ferrovie abbiano buone prospettive di rafforzamento, purché riescano a creare una rete
integrata di servizi con ampia copertura del territorio e politiche tariffarie che
inglobino nel nolo ferroviario anche i costi delle terminalizzazioni. Questa differenza,
che può gradualmente ridursi nel tempo, dipende attualmente dai diversi volumi assorbiti
dal mercato nord europeo rispetto a quello sud europeo.
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1.1.2. I traffici non unitizzati e i traffici Ro-Ro
Il mercato dei traffici non unitizzati
riguarda sia imprese specializzate (terminaliste e non) che operano in ambito portuale e
le cui scelte di localizzazione seguono criteri interni alla singola filiera logistica
(prodotti agro-industriali, forestali, deperibili, chimici e metallurgici, auto, energia,
etc.), sia le Autorità Portuali in quanto organismi che, oltre alla regolazione e
allerogazione dei servizi di loro competenza, concorrono alla formazione e alla
promozione di una strategia commerciale del porto, sia alcune compagnie marittime dotate
di naviglio specializzato.
Man mano che i singoli mercati transitano
dalla fase di decollo alla fase di sviluppo, allinterno delle singole filiere si
formano delle "reti" di porti specializzati, per i quali quella merceologia
rappresenta non solo un business in termini di traffico e valore aggiunto prodotto,
ma anche una specializzazione del porto in ambito regionale, nazionale e internazionale.
Un porto può diventare poi un nodo importante per più reti o filiere logistiche, oppure
raggiungere livelli eccellenti in una sola rete.
La tendenza alla specializzazione fa parte
di quei fattori innovativi da stimolare, per far sì che la portualità italiana acquisti
un adeguato livello di competitività su mercati specifici. La ricerca della
specializzazione è una strategia commerciale positiva qualora si instauri un rapporto di
fiducia tra il porto e il cliente, sia esso una compagnia marittima o un operatore
logistico.
Le trasformazioni dellassetto
industriale del Paese e i mutamenti dellorganizzazione di produzione hanno portato a
una contrazione dei traffici derivanti da localizzazioni industriali pesanti (siderurgia,
chimica) collegate ai porti. Sono invece aumentati i traffici di prodotti commerciali, ma
la logistica di approvvigionamento delle industrie, localizzate nellhinterland,
si serve ancora in maniera decisiva dei porti per limportazione di materie prime e
semilavorati.
Gli interlocutori principali di una
strategia di specializzazione sono quindi i gestori della logistica delle imprese
industriali: i porti sono con loro interessati a stringere alleanze per gestire la catena
da origine a destino.
Per quanto riguarda il problema dei
traffici Ro Ro, il passaggio graduale da un traffico accompagnato ad un traffico di
semirimorchi staccati dalla motrice su relazioni di importanza vitale per il Paese
(Sardegna e Sicilia) impone la costruzione di terminal attrezzati per le operazioni di
sbarco/imbarco della merce, che siano dotati di tutti i sistemi in grado di organizzare il
flusso delle informazioni, di garantire la sicurezza della merce e di velocizzare le
operazioni.
Va considerato poi che il traffico Ro-Ro,
soprattutto se non accompagnato, può richiedere spazi di sosta molto ampi e può creare
congestioni in ambito portuale e urbano.
In ambito marittimo, le società di
navigazione affrontano le opportunità di mercato con strategie diversificate,
trasformando le flotte di navi tutto-merci in navi miste ad alta capacità di carico di
veicoli industriali, allargando il loro mercato al mercato internazionale, o
specializzandosi in naviglio dedicato alle merci.
Questa grande vitalità degli operatori
marittimi lascia prevedere uno sviluppo dei traffici Ro-Ro. Al tempo stesso le società di
autotrasporto cominciano a guardare a questo mercato non solo come utenti, ma come
organizzatori. Per stimolare ulteriormente questa tipologia di trasporto, vitale per il
Paese, soprattutto se si considerano le criticità infrastrutturali presenti ai valichi
alpini, vanno studiate forme di incentivo ai traffici "alternativi" ai valichi,
qualora ve ne sia una ragionevole convenienza, e va inserito il traffico di cabotaggio tra
le variabili della pianificazione a livello urbano nelle città portuali che fungono da
capolinea alle linee Ro-Ro.
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1.2 Levoluzione attesa dello sviluppo
dei traffici lungo le maggiori direttrici internazionali
E noto che la maggioranza del
trasporto di merci, a livello mondiale, avviene via mare. A ciò si aggiunga che è in
atto una rivoluzione nel mercato dei trasporti desumibile dagli incrementi e dai mutamenti
avvenuti nei flussi dei traffici tra le grandi aree economiche intercontinentali.
Considerando, infatti, esclusivamente i
traffici di merci in contenitori, questi sono cresciuti, nellultimo quindicennio,
del 60% sulla direttrice Europa-Far East, a fronte di una crescita del 15%
registrata sulla direttrice Nord atlantica tra Nord America ed Europa, e del 35% sulle
rotte transpacifiche tra Asia ed America. In altre parole, alla supremazia
dellinterscambio Usa-Far East, si è sostituita quella dellinterscambio
tra Europa e Far East.
Del resto, lEuropa risulta
protagonista di avvenimenti che non potevano non incidere profondamente sullassetto
della logistica continentale e intercontinentale. La caduta delle barriere doganali fra i
Paesi della UE ha realizzato un mercato unico che si estende in senso longitudinale dal
Mare del Nord al Mediterraneo e, in latitudine, dallex "cortina di ferro"
allAtlantico: un mercato che comprende oltre 350 milioni di abitanti e realizza un
elevatissimo volume di produzione/consumo. A ciò si aggiunga che, con il venire meno del
cosiddetto "blocco orientale", altri 250 milioni di persone si affacciano a
questo mercato, come risulta dalla loro già manifestata intenzione di gravitare
economicamente sullEuropa comunitaria.
Gli elementi sopra descritti, unitamente ad
altri, quali il maggior peso in termini di produzione/consumo dei Paesi del nord Europa,
lesistenza in loco di scali marittimi di enorme capacità ed efficienza e per di
più meglio posizionati sulla direttrice nord America-Europa, la percorribilità più
agibile in senso longitudinale di gran parte del continente, fanno sì che si stia
sviluppando una rete di trasporto europea in senso prevalentemente unidirezionale nord-sud
e che le direttrici trasversali si sviluppino al di sopra delle Alpi. La semplice
osservazione visiva delle reti europee, stradale e ferroviaria, sia attuali che
programmate, denota la sproporzione esistente fra il livello di sviluppo delle
infrastrutture di trasporto al nord, rispetto alle aree periferiche meridionali. La
concentrazione, poi, è particolarmente elevata attorno a quei porti che costituiscono i
principali punti di collegamento con i mercati intercontinentali.
E quindi di tutta evidenza il motivo
per cui il flusso fisico dei traffici, in questa situazione, tenderà ad essere orientato
prevalentemente da nord a sud, con il rischio che si accentui il divario fra le regioni
più evolute e quelle periferiche. Tale marginalizzazione risulterà negativa non solo in
termini economici e trasportistici ma anche in termini politici e sociali in quanto
produrrà, quale conseguenza, la disomogeneità fra le aree dellUE, rallentando
lintegrazione dei Paesi che già partono in condizioni di svantaggio.
Per unefficace politica dei trasporti
in Italia, occorre prendere atto di un grande mutamento che è stato provocato dalla
rapida evoluzione della domanda di servizi di logistica. Ciò ha determinato
unaccentuazione dellesigenza di pianificare, progettare e realizzare le
infrastrutture di trasporto in tempi compatibili con la domanda di mercato.
Saper cogliere questa nuova realtà,
significa strutturare il sistema dei servizi portuali italiano in chiave di sistema
logistico integrato, capace di attrarre la localizzazione di centri distributivi e di
centri di aggregazione dei traffici analoghi e integrativi di quelli che si stanno
realizzando in nord Europa, mirando quindi allo sviluppo di una rete di trasporto europeo
bi-direzionale tra il nord e il sud Europa.
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2. Le principali criticità
La qualità dei servizi che possono essere
svolti dalle infrastrutture portuali dipendono da un insieme di parametri:
lestensione e la profondità degli accosti, la disponibilità di attrezzature
specializzate per la movimentazione dei carichi, la disponibilità di spazi a terra per le
operazioni portuali e eventuali insediamenti industriali e i collegamenti con le reti di
trasporto terrestre. Accanto ai parametri fisici acquistano rilevanza le attrezzature
logistiche e la presenza del "terziario marittimo".
Sebbene il sistema portuale italiano stia
attraversando, sotto il profilo dei traffici, una fase di espansione, esso non è privo di
criticità. Sotto il profilo gestionale, non sono stati sempre completati i processi di
privatizzazione e di riorganizzazione avviati dalla Legge di riforma 84/1994. Appare poi
necessaria, in alcuni casi, una maggiore specializzazione dei singoli terminali, anche al
fine di evitare improprie concorrenze con i porti più vicini.
Non emergono particolari carenze di
capacità "fronte mare". In alcuni casi la capacità offerta può anzi risultare
eccessiva; esistono perfino porti di rilevanti dimensioni rimasti inutilizzati. In alcuni
porti, invece, la profondità dei fondali appare inadeguata per poter seguire la tendenza
verso limpiego di navi con dimensioni e pescaggi sempre maggiori.
Carenze vengono in molti casi rilevati
nelle attrezzature e negli spazi a terra. La dotazione di terminal per il traffico di
contenitori appare nel complesso adeguata. è invece necessario realizzare sollecitamente
le attrezzature specializzate per il traffico Ro-Ro, come i sistemi di gating e per
la pesatura dei veicoli. Carente è anche la dotazione di sistemi avanzati per il
controllo del traffico marittimo, anche in prospettiva di un sempre maggiore sviluppo del
servizio effettuato da navi veloci.
In molti porti risultano carenti i
collegamenti infrastrutturali con le reti del trasporto terrestre. Queste non sempre
raggiungono quindi standard ottimali; in particolare talvolta le linee ferroviarie non
consentono il transito di taluni carichi unitizzati a causa della limitatezza delle
sagome. Più spesso risultano inadeguate le catene logistiche, e tra il trasporto
marittimo e le modalità terrestri si instaurano forme di competizione, invece che di
complementarità.
Altri fattori di criticità sono ancora
linsufficiente chiarezza nella determinazione dei ruoli tra Autorità Portuale e
Autorità Marittima, nella definizione delle opere imputabili al finanziamento statale,
nei criteri di priorità per la selezione degli investimenti da parte del Ministero, e nei
confini di competenze tra pianificazione portuale e pianificazione urbana.
In merito allultimo punto, va
rilevato che i porti italiani sono insediati in maggior parte in città di grande valore
storico, urbanistico e artistico. Il porto è un fattore fondamentale dellarredo
urbano e dellidentità culturale della città e una componente essenziale
delleconomia della regione urbana, oltre che un forte generatore di traffico che
può causare problemi di congestione. Il rapporto tra porto e città può diventare
conflittuale e il conflitto può assumere una certa rilevanza, soprattutto quanto più i
porti diventano importanti per leconomia urbana.
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3. Le linee guida per il settore della
portualità italiana
La politica portuale si inserisce
nellobiettivo più ampio di rafforzare il ruolo strategico dellItalia nella
dinamica dei traffici mondiali. Lentrata di operatori esteri nella stessa gestione
dei terminal dimostra che lItalia si può candidare a divenire una piattaforma
logistica di livello europeo. La reale concorrenza dei porti italiani con quelli del nord
Europa è un obiettivo raggiungibile nel medio-lungo periodo.
Il gap infrastrutturale con i grandi
porti nordici è tuttavia evidente. La politica portuale intende colmare tale gap in
modo strategico, puntando dunque sugli elementi di forza del sistema italiano, e al tempo
stesso intende prevedere una configurazione dellattività portuale che, una volta
pervenuti a dotazioni infrastrutturali omogenee con il panorama europeo, sia in grado di
sostenere la concorrenza con le proprie forze, senza cioè ricorrere al finanziamento
centrale, coerentemente con la posizione dellUE.
Per raggiungere tale obiettivo occorre
valorizzare lintero sistema della portualità nazionale, ripensandone il ruolo e
intervenendo in alcuni aspetti cruciali per uno sviluppo compiuto dei sistemi portuali. In
particolare, si tratta di perseguire:
1. lintegrazione modale della rete
infrastrutturale;
2. lestensione dellofferta di
servizi portuali, perseguendo più la specializzazione che la polifunzionalità,
specializzazione che può avvenire a livello di sistemi portuali integrati e non
necessariamente allinterno del singolo porto;
3. lo spostamento modale da terra a mare,
favorendo i centri di interscambio modale.
Infine, bisogna proseguire con il processo
di liberalizzazione in atto con la riforma portuale, semplificando ulteriormente le
normative per gli operatori dei terminal, creando le condizioni per lo sviluppo di imprese
terminalisti efficienti, capaci di creare reddito e occupazione in modo stabile nel tempo.
La particolare natura delle attività
portuali richiede daltra parte di mantenere uno spazio regolatorio da parte del
governo centrale, funzionalmente agli aspetti:
di commercio estero proprio di gran parte
dei traffici, con effetti dunque sulla "apertura" dellintero sistema
economico nazionale;
di natura particolare del lavoro svolto
allinterno dei porti, sia in termini di sicurezza che di caratteristiche di
flessibilità
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3.1 Elementi per la riqualificazione e il
potenziamento della portualità italiana
Nel seguito vengono sintetizzati gli
elementi essenziali per lo sviluppo del settore portuale in Italia, rimandando alcuni
approfondimenti riferiti ad altri elementi ai paragrafi successivi.
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Dando per
acquisiti i seguenti elementi:
il buon posizionamento dellItalia nel
comparto portuale del trasporto in contenitori,
lopportunità di una differenziazione
di funzioni tra larea meridionale e quella settentrionale (accesso/affaccio
alla/dalla UE e allEuropa centro-orientale per il nord, e transhipment/distribuzione
nellarea mediterranea per il sud),
il maggior peso del versante tirrenico
rispetto a quello adriatico,
lesistenza sullarco costiero
ligure di 3 grandi porti (Genova, La Spezia e Livorno),
la funzionalità dei porti dellalto
Adriatico rispetto alle rotte di attraversamento mediterraneo,
le potenzialità di utilizzo dei porti
adriatici a servizio dellarea europea centro-orientale e balcanica,
|
si ipotizzano le seguenti linee guida
necessarie ai fini del raggiungimento di obiettivi strategici per il settore:
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1. il
potenziamento/completamento di 1-2 nodi dellarea nord-occidentale e di 1-2 nodi
dellarea nord-orientale con la realizzazione di progetti selezionati sulla base di
studi e valutazioni costi/benefici e di analisi finanziarie;
2. interventi di potenziamento delle
connessioni porto-territorio, con particolare attenzione alla funzione di corridoio del
versante adriatico, in vista dellinnesto sulla trasversale transeuropea verso
oriente (fino a Kiev);
3. interventi di adeguamento delle sagome
limite ferroviarie alle caratteristiche dei grandi itinerari europei, per consentire il
trasporto anche dei carichi unitizzati di maggiore dimensione nei mercati nazionali ed
esteri;
4. lelaborazione di un progetto di
connessione e collaborazione tra i porti dellarea adriatico e i porti dellarea
jonica, sia per il trasporto in container sia per gli altri tipi di traffico, in
particolare Ro-Ro;
5. interventi di completamento e
potenziamento strutturale dei nodi di transhipment merdionali esistenti (Gioia Tauro,
Taranto e Cagliari);
6. in funzione della promozione del
trasporto marittimo come alternativa al trasporto interno e infra-UE stradale, interventi
di progettazione e realizzazione di una rete efficiente di terminali di cabotaggio con le
seguenti caratteristiche: distanti tra loro mediamente 300 km, esclusivamente destinati al
traffico Ro-Ro, opportunamente attrezzati in funzione dei tipi di nave che servono tali
traffici, delimitati rispetto ad altre aree portuali destinate a diverse funzioni, dotati
di tutti i servizi necessari e direttamente collegati con le infrastrutture stradali e
ferroviarie. Gli interventi dovrebbero toccare almeno 2 porti da collegare, privilegiando
il coinvolgimento (anche economico) degli operatori del trasporto terrestre e marittimo |
Come già accennato, si rimanda ora nei
paragrafi successivi ad alcuni approfondimenti su altre linee guida, in particolare con
riferimento:
alla necessità di migliorare la raccolta e
lanalisi delle informazioni statistiche,
ai criteri di classificazione dei porti e
di ripartizione delle risorse da parte dello Stato,
alla gestione e alla chiara definizione
delle competenze tra i diversi organi competenti in materia di programmazione.
3.1.1. Rilevazioni statistiche più efficienti dei traffici
di container
Vista limportanza che una valutazione
della domanda effettiva ha per la pianificazione e per la politica dei trasporti, in
particolare nel segmento terrestre, sia stradale che ferroviario, si propone di provvedere
a fornire una griglia unitaria di informazioni da rilevare e sollecitare i porti ad
unaccurata rilevazione statistica, richiamandoli a: indicare la quota di
transhipment sul traffico totale; separare i contenitori pieni da quelli vuoti; separare i
container a pieno carico da quelli a carico parziale; rilevare sulla base dei documenti di
viaggio e dei documenti doganali la tipologia di merce sbarcata e imbarcata nei container,
ed infine a distinguere i traffici per grandi bacini o grandi range portuali di
origine/destinazione.
LISTAT dovrebbe essere il collettore
di queste informazioni, organizzate su formati standard, per ricavarne elaborazioni utili
per la conoscenza della struttura della domanda e delle sue previste evoluzioni.
3.1.2 Nuovi criteri per la classificazione
dei porti ai fini della ripartizione delle risorse dello Stato
La valenza di un porto dipende dalla
capacità di alimentare traffici con "effetto rete" e pertanto dai volumi
movimentati allinterno di specifiche tipologie merceologiche. A tale riguardo, i
porti possono essere classificati in porti universali e porti specializzati. I primi
offrono una molteplicità di servizi ai passeggeri e alle merci, i secondi soddisfano
quote significative di traffici specializzati per una determinata categoria merceologica
oppure per una determinata relazione.
|
I porti di interesse nazionale e
internazionale sono quelli che presentano le seguenti caratteristiche:
presenza dell'Autorità Portuale,
elevato grado di specializzazione per
tipologie di traffico,
rilevante entità dei traffici ad elevato
valore aggiunto,
funzione di collegamento con le isole
maggiori (Sicilia, Sardegna).
Nellambito di applicazione della L.
413/98 sono state ripartite risorse per un totale di 1.100 miliardi tra i porti italiani,
sulla base del sistema di classificazione dettato dalla L. 84/94. La tipologia di opere
finanziate ha riguardato interventi esclusivamente infrastrutturali, finalizzati
allampliamento, ammodernamento e riqualificazione dei porti. E stato
utilizzato un insieme di criteri oggettivi, per pervenire alla determinazione di un
programma di interventi definiti, a elevata produttività e contraddistinti da elevato
utilizzo delle banchine.
I criteri adottati per la ripartizione sono
stati i seguenti:
Ammissibilità: Sono stati considerati
"ammissibili" solamente i porti sede di Autorità Portuale e gli interventi
compatibili con gli indirizzi dellUnione Europea, quindi i soli interventi
infrastrutturali, escludendo i progetti per attrezzature e sovrastrutture.
Performance passata: Sono stati considerati
nella determinazione di un criterio di priorità i seguenti elementi
"quantitativi", che tengono conto delle prospettive di crescita e della
produttività effettiva:
Lincremento dei volumi di traffico
dellultimo anno (1998) rispetto ai valori dellultimo triennio (1996-98),
La performance di produttività, misurata
dal rapporto tra la quantità di merci imbarcate e/o sbarcate e i metri lineari di
banchina.
Partecipazione di capitali privati: un
ulteriore elemento di priorità, che però non ha trovato applicazione, è stato quello
della compartecipazione dei privati agli interventi, rimasta "sulla carta" per
lassenza di iniziative di operatori portuali privati.
Definizione progettuale: infine, il
criterio per passare dalle priorità teoriche alla individuazione degli interventi da
finanziare è stato quello della definizione progettuale.
Come ulteriore criterio di priorità per
lassegnazione delle risorse, si è dato un peso maggiore: alle merci rispetto ai
passeggeri; alle merci ad alto valore aggiunto, in termini di operazioni portuali; al
traffico container; ed infine, alla localizzazione meridionale dei porti. In sintesi,
lassegnazione dei fondi destinati dalla legge 413/98 (1.100,170 miliardi di lire) è
presentata nella seguente tavola (valori espressi in miliardi di lire):
|
Savona |
35,404 |
Napoli |
96,55 |
Venezia |
61 |
Genova |
107 |
Gioia Tauro |
60 |
Trieste |
50,2 |
La Spezia |
53 |
Taranto |
72,68 |
Palermo |
54 |
Massa Carrara |
20,432 |
Brindisi |
39 |
Messina |
26 |
Livorno |
80 |
Bari |
30 |
Catania |
30 |
Piombino |
50 |
Ancona |
50 |
Cagliari |
50 |
Civitavecchia |
65 |
Ravenna |
65,91 |
|
Tali criteri di ripartizione delle risorse
possono essere ritenuti limitativi e andrebbero modificati sulla base dello sviluppo del
sistema portuale da sistema di interscambio delle merci a sistema logistico complesso. Il
Nuovo Piano Generale dei Trasporti presenterà pertanto, entro la fine dellanno, un
nuovo sistema di classificazione che terrà conto di un insieme di caratteristiche e
obiettivi propri della recente fase di sviluppo del sistema portuale italiano:
non interrompere la fase di decollo nei
porti più avanzati, ma anzi facilitare il passaggio verso una fase di stabilizzazione e
maturità;
incoraggiare l'ingresso dell'intera
portualità nel mercato dei servizi terminalistici privati, aprendo le banchine alle
imprese più efficienti;
fare adottare politiche di indirizzo e
programmazione tendenti a prevenire lo sviluppo di possibili squilibri all'interno
dell'offerta, stimolando la ricerca di una maggiore specializzazione, l'intermodalità e
la conquista di traffici a maggiore valore aggiunto.
In linea generale, ai fini dell'allocazione
delle risorse, si ritiene quindi opportuno considerare i seguenti criteri (in aggiunta ai
precedenti, o in alternativa, dove indicato):
includere tra gli interventi da finanziare
come interventi di grande infrastrutturazione e di straordinaria manutenzione, a carico
dello Stato, tutte le opere che riguardano la sicurezza e la protezione dei porti;
superare, nel caso di interventi volti ad
aumentare la capacità portuale il riferimento al tonnellaggio storico movimentato come
criterio prevalente di valutazione, soprattutto nel caso in cui i progetti di espansione
della capacità portuale mirino all'acquisizione di nuove tipologie di traffici;
privilegiare i progetti con maggiori
prospettive reddituali, opportunamente accompagnati da valutazioni costi-benefici e da un
piano che leghi per tempi non brevi loperatore (e il traffico) al porto;
superare il criterio di riequilibrio
territoriale tra Nord e Sud e incentivare una strategia di sviluppo della portualità
meridionale affinché essa acquisti un proprio ruolo e funzione logistica non
concorrenziali, ma complementari a quelli della portualità settentrionale.
|
3.1.3 Una gestione del porto più efficiente
La riforma portuale italiana promossa dalla
legge 84/94 ha cominciato a manifestare i suoi effetti, ma non ancora in maniera
soddisfacente. Uno dei principali obiettivi della riforma, la promozione e il
rafforzamento dellattività dei privati allinterno dei sistemi portuali, è
ancora lontano dallessere raggiunto. Il sistema delle imprese non si è rafforzato;
anzi, nel trasporto container e nello shipping, le imprese che gestiscono i terminal
maggiori hanno subito acquisizioni da parte di operatori esteri. Inoltre, la debolezza
delle imprese e la loro scarsa propensione agli investimenti hanno rallentato il processo
di liberalizzazione in particolare nei settori rinfuse e merci varie.
Il processo di privatizzazione deve essere
compiuto per dare risposta ad una delle maggiori criticità che presenta oggi il sistema
portuale italiano, tenendo conto che il comportamento di numerose Autorità Portuali ha
frainteso lo spirito della legge di riforma 84/94. La legge, infatti, non solo prevedeva
la rinuncia da parte dellorganismo pubblico ad esercitare direttamente attività
commerciali, ma prevedeva anche che i porti raggiungessero gradatamente un maggiore
livello di autonomia finanziaria accrescendo la quota di introiti proveniente
dallattività economica delle società terminaliste private, sotto forma di canoni
di concessione. Lo strumento del canone, la cui entità doveva essere in funzione dei
positivi risultati economici delle società terminaliste e quindi crescere con la crescita
degli introiti delle medesime, doveva essere lo strumento principe, anche se non
lunico, dellautonomia finanziaria dei porti.
Accade invece che molti porti usino lo
strumento del canone per incentivare le imprese private ad occupare i propri terminal,
creando in tal modo un circolo vizioso per cui i porti sono costretti a ricorrere in
misura maggiore rispetto al passato allaiuto dello Stato, selezionando e
incentivando imprese private non necessariamente efficienti. Lo strumento del canone va
invece utilizzato per stimolare i porti a dotarsi di traffici a elevato valore aggiunto.
Il canone di concessione è al tempo stesso stimolo e indicatore di una economia portuale
efficiente, in quanto premia le Autorità Portuali che hanno saputo concedere luso
delle banchine a società efficienti e competitive sul mercato.
Lenfasi sulla concezione del porto
coma azienda non esclude, daltra parte, la considerazione che il sistema porto
richiede comunque uno spazio di intervento di regolazione, gestito dallAutorità
Portuale. La stessa durata della concessione può essere modulata anche in diverso modo:
la debolezza della presenza privata può richiedere una durata lunga, purché sostenuta da
una precisa attività di monitoraggio.
Alla luce delle problematiche evidenziate,
occorrerà adottare le seguenti linee di intervento, nel quadro generale del completamento
della privatizzazione nei porti:
la diffusione del terziario marittimo nei
porti;
misure per favorire la concentrazione di
imprese, in modo da permettere investimenti nei terminal;
il potenziamento dei collegamenti con il
retroterra (ferroviari);
la necessità di privilegiare e promuovere
luso dei porti per il cabotaggio marittimo e luso delle "autostrade del
mare";
la promozione di terminal attrezzati per il
Ro Ro;
la necessità di considerare il canone
portuale come uno strumento fondamentale, anche se non lunico, di autofinanziamento
dei porti, flessibile quindi, nella misura in cui è gestito in un rapporto di partnership
tra utente delle infrastrutture e Autorità di regolazione;
lopportunità di dare concessioni a
più breve scadenza;
la necessità di attrezzare tutte le
Autorità Portuali di personale altamente qualificato nelle mansioni di marketing
strategico, analisi economico-statistica e project financing;
la necessità di vigilare affinché la
competizione tra porti non avvenga mediante un allentamento dei vincoli alla sicurezza e
affinché lo sviluppo portuale non comporti rischi di salvaguardia ambientale;
la necessità di studiare opportune misure
di decentramento fiscale.
|
3.1.4 Una chiara suddivisione delle competenze tra i
diversi livelli di governo
La responsabilità delle strutture portuali
di interesse internazionale e nazionale è propria dello Stato, che finanzia (totalmente o
parzialmente) gli interventi infrastrutturali necessari alla sua funzionalità. I servizi
di trasporto nazionali, in linea di massima, sono invece affidati al mercato, anche se
possono esservi eccezioni (ad esempio, i collegamenti con le isole minori) per le quali lo
Stato può intervenire.
Le infrastrutture e i servizi di competenza
regionale comprendono linsieme delle facilitazioni di trasporto che assicurano i
collegamenti a scala regionale e le facilitazioni di trasporto orientate a servire
traffici anche di lunga percorrenza, ma che rivestono un interesse prevalentemente locale
per le loro caratteristiche (bassa intensità, stagionalità, etc.). Le competenze sono in
questi casi demandate alle Regioni, che impegnano le risorse necessarie sui rispettivi
bilanci. Le Regioni possono promuovere forme di cofinanziamento utilizzando fondi
comunitari, oppure coinvolgendo soggetti privati.
Gli enti pubblici locali (provincie,
comuni) conservano le competenze e le responsabilità sul sistema dei trasporti, previsti
dagli ordinamenti giuridici, e le esercitano nelle forme di legge. Essi hanno competenza
sulle aree portuali, il cui sviluppo deve essere quindi coerente con i piani urbanistici.
Altri servizi di trasporto possono essere
realizzati e gestiti da soggetti privati, previa acquisizione delle relative
autorizzazioni da parte dei soggetti istituzionali competenti.
Allegato:
I Piani operativi di investimento delle Autorità portuali in Italia
La legge 84/94 sancisce lobbligo per
le Autorità portuali di redigere piani di investimento delle opere infrastrutturali
allinterno del porto e di collegamento. Nel seguito si riporta un quadro sintetico
delle opere infrastrutturali funzionali agli obiettivi previsti dai Piano Operativi
Triennali (P.O.T.) delle Autorità portuali.
|
Porto |
Opere
infrastrutturali funzionali agli obiettivi previsti nei P.O.T. |
Costi
stimati (mld) |
Ancona |
- Realizzazione opere a mare, impianto a nastri trasportatori
a servizio banchine, infrastrutture nuova darsena
- Ristrutturazione stazione marittima, cabina di
trasformazione e impianti di alimentazione gru, Molo della lanterna
- Pavimentazione piazzali, viabilità di collegamento e
completamento parcheggio Tir
- Lavori di escavo per manutenzione fondali
- Riqualificazione area accoglienza terminal passeggeri
- Adeguamento banchine a ormeggio navi traghetto ro-ro
|
239,433 |
Bari |
- Realizzazione darsena di ponente, parcheggi, viabilità,
approdi navi ro-ro
- Ristrutturazione stazione marittima e terminal passeggeri
- Costruzione nuova struttura ricettiva terminal navi crociera
e nuova area Marisabella
- Funzionalizzazione banchine e utilizzo molo S. Cataldo
- Lavori di escavo fondali
|
175,300 |
Brindisi |
- Lavori alla costa Morena est
- Banchina SantApollinare
- Circuito unico doganale e nuovo terminal gasiero
- Realizzazione di una stazione marittima (Seno del levante),
nuovo punto di ispezione frontaliero
- Approfondimento fondali a costa Morena
- Dragaggio di Seno del levante, bonifica di Seno del ponente
- Ristrutturazione ex magazzino Montecatini
|
219,550 |
Cagliari |
- Riqualificazione e funzionalizzazione molo Sabaudo
- Lavori di escavo per approfondimento fondali
- Sovraccarico molo di levante
- Realizzazione nuovo centro servizi, piattaforma logistica
inter porto, terminal ro-ro, darsena per imbarcazioni di servizio porto Foxi, parcheggio
attrezzato per semirimorchi, palazzina per uffici
|
429,700 |
Catania |
- Prolungamento molo foraneo e ristrutturazione banchina
interna, riempimento testata molo di mezzogiorno, adeguamento radice molo Crispi
- Realizzazione darsena per traffico cabotaggio, nuovo varco
"Asse dei servizi"
- Adeguamento infrastrutture del porto nuovo
- Ristrutturazione ex "vecchia dogana"
- Realizzazione stazione marittima
- Opere di dragaggio
|
242,000 |
Civitavecchia |
- Costruzione banchine attrezzate per nuovo terminal container
- Completamento diga foranea e approfondimento fondali
banchina 13
- Magazzini stoccaggio e lavorazione merci containerizzate
- Bretella raccordo tra il porto e la superstrada
- Porto di servizio "La Mattonara"
- Riqualificazione porto storico
- Terminal crocieristico
|
334,800 |
Marina di
Carrara |
- Realizzazione raccordo ferroviario portuale e ampliamento
piazzale
- Potenziamento illuminazione portuale
- Riqualificazione banchine
- Risagomatura scogliera diga foranea
- Dragaggio bacino portuale
|
29,982 |
Messina |
- Lavori di consolidamento del Molo Norimberga
|
28,000 |
Genova |
- Opere di ristrutturazione infrastrutture portuali (banchine,
dighe, terrapieni, ponti, etc.
- Lavori di escavo
- Acquisto immobili
- Raccordo ferroviario
|
250,102 |
Gioia Tauro |
- Infrastrutture portuali (completamento banchine e piazzali)
- Infrastrutture stradali e ferroviarie
- Realizzazione interporto
- Infrastrutture territoriali
- Interventi area industriale e commerciale per nuove
infrastrutture e servizi
- Interventi di sostegno alle industrie nellarea di
Gioia Tauro
|
60,000 |
La Spezia |
- Ampliamento e consolidamento del molo Garibaldi
- Realizzazione del terzo bacino con costruzione delle
banchine di riva e dello sporgente di levante
- Eliminazione di interruzioni territoriali tra i vari
terminal portuali
- Realizzazione del terminal passeggeri sulla calata Paita
|
112,132 |
Livorno |
- Completamento sponde est e ovest darsena Toscana
- Nuovo molo capitaneria per navi crociera e ricostruzione e
allungamento molo Elba per navi traghetto
- Bonifiche e dragaggi per mantenimento e approfondimento
fondali
- Realizzazione di piazzali, servizi telematici e collegamento
con interporto di Guasticce, molo Italia e bacino per riparazioni e centro direzionale
- Tombamento pipelines e canale dei Navicelli
- Mezzi di sollevamento per nuova banchina cantiere navale
- Rifacimento rete idrica portuale
|
255,134 |
Napoli |
- Per il settore passeggeri e cabotaggio: nuovi terminal,
collegamenti e potenziamento terminal crocieristico
- Per le attività industriali: consolidamento banchine,
ripristino bacino 3, infrastrutturazione e ammodernamento banchine destinate alle
riparazioni navali
- Per il settore commerciale: completamento fuso binari per
manovre ferroviarie, interventi sui moli, completamento e collegamento nuova darsena,
riempimento alveo Pollena, collegamento area terminalistica, pianificazione strutture per
grandi navi portacontainer
|
582,765 |
Palermo |
- Costruzione nuovo molo, adeguamento e consolidamento Calata
Marinai
- Completamento diga foranea porto commerciale
- Opere civili per movimentazione containers da 200.000
TEUs/anno
- Spostamento bacini di carenaggio nel porto industriale e
riqualificazione molo nord al traffico commerciale
|
198,000 |
Piombino |
- Completamento diga foranea e prolungamento banchina interna
- Nuova banchina
- Completamento molo Batteria con banchinamento interno
- Variante II al P.R.P.
|
261,000 |
Ravenna |
- Allargamento canali
- Opere di difesa sponde e di protezione a mare
- Raccordi e viabilità stradale
- Lavori di escavo
- Nuovo scalo passeggeri e banchine operative a Trattaroli e
Piomboni
|
359,500 |
Savona |
- Completamento darsena ad alti fondali
- Recupero area ex Italsider
- Realizzazione nuova stazione marittima, varco doganale e
piazzale di sosta mezzi pesanti
- Riqualificazione a fini turistici darsena Vecchia
- Allestimento terminal traghetti
- Viabilità stradale e ferroviaria
- Implementazione sistema monitoraggio dellinquinamento
dellaria
|
259,830 |
Taranto |
- Riqualificazione e ammodernamento banchine e piazzali
- Realizzazione impianto distribuzione energia elettrica
- Ristrutturazione darsena dei servizi pubblici
- Prolungamento diga foranea
- Realizzazione raccordo ferroviario
|
181,702 |
Trieste |
- Ampliamento del molo VII al punto franco nuovo e
dellimpalcato: realizzazione impianti primari di alimentazione di energia elettrica,
di gru, di acqua, impianti telefonici e illuminazione pubblica, costruzione di 3 gru
portainer e 5 gru trastainer
- Ampliamento riva traiana del punto franco nuovo: costruzione
di impalcato, pavimentazione e posa in opera di strutture e manufatti di arredo a servizio
del terminal, allungamento diga foranea
- Allargamento molo V, lato nord del punto franco nuovo:
raccordi ferroviari, potenziamento gru
- Realizzazione terminal traghetti del molo IV del punto
franco nuovo
|
295,000 |
Venezia |
- Lavori di escavo canali
- Ristrutturazione e potenziamento strutture al servizio del
traffico commerciale sulle zone di Porto Marghera
- Viabilità stradale e ferroviaria
- Revisione strutture al servizio passeggeri
- Valorizzazione risorse umane e miglioramento ambiente di
lavoro
- Riorganizzazione accessi stradali e viabilità generale
dellisola portuale
- Recupero aree demaniali e area ex Agrimonte, utilizzo area
Cipi-Sartori, acquisizione area ex Agip
|
502,200 |
TOTALE |
|
5.016,140 |
Fonte: Dipartimento della navigazione, U.G.
infrastrutture e demanio marittimo, DEM 1
|
|