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CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | AÑO XVI - Número 12/98 - DICIEMBRE 1998 |
Comercio internacional
Il commercio dei contenitori di seconda mano
L'offerta di contenitori di seconda mano in tutto il mondo continua
a crescere. Oggi è più probabile di quanto non accadesse
in precedenza che i contenitori finiscano in qualche angolo sperduto
del mondo da dove i loro proprietari non si aspettano che ritornino
a prezzi accettabili. La zone più remote della Cina e della
Russia, ad esempio, adesso ricevono merci containerizzate, ma
possono non essere in grado di far tornare indietro i containers.
Anche gli squilibri commerciali, che possono comportare la presenza
di equipaggiamento inattivo, possono far sì che gli operatori
considerino la rivendita come una strategia sempre più
valida e, secondo un commerciante americano, realmente essi tengono
sempre di più conto della rivendita del contenitore nel
calcolo dei propri costi.
La crescita anno dopo anno della flotta containerizzata globale
sta a significare che un numero sempre più grande di contenitori
raggiunge ogni anno il termine dei loro 12, 13 o 14 anni di vita.
Secondo quanto si sente dire, i vecchi contenitori di oggi giungono
sul mercato della rivendita in condizioni ragionevolmente buone,
in parte grazie all'uso dell'acciaio Corten in una percentuale
maggiore della flotta.
Malgrado il numero in continua crescita di contenitori di seconda
mano disponibili, la domanda sembra tenere il ritmo dell'offerta.
Nessuno dei grossi operatori sembra avere particolari difficoltà
nel collocare i propri boxes sul mercato di seconda mano. Come
osserva Stephen Brocato, presidente del noleggiatore Cronos, "fino
a quando la Russia, la Cina ed il Terzo Mondo non potranno disporre
di un sistema intermodale e di un sistema bancario pienamente
funzionali, continuerà ad esserci una domanda per i contenitori
di seconda mano".
Il gioco del dollaro
Secondo Anders Norlin della OWL (One Way Lease) con sede a San
Francisco, il mercato statunitense finora quest'anno è
andato bene. Norlin nota che la domanda di contenitori di seconda
mano ha seguito l'andazzo degli anni scorsi con un rallentamento
nel primo trimestre, una ripresa nel secondo ed un nuovo calo
in estate, seguito da un periodo di spinta fino a novembre. I
prezzi relativi ad un contenitore standard da 20 piedi negli U.S.A.
spaziano dai 700-800 dollari in zone quali New York ai 1.600 dollari
nelle località più remote.
Norlin osserva che molte linee di navigazione hanno tratto vantaggio
dai buoni prezzi che si possono spuntare negli Stati Uniti e stanno
incamerando altro equipaggiamento da vendere in loco. Tuttavia,
egli afferma che non si tratta "di una vera e propria azione
di dumping" ed aggiunge che i grossi accaparratori, come
i noleggiatori Transamerica e GE SeaCo, "sanno che non è
bene far sì che il mercato venga a conoscenza che si sta
commettendo una illegalità di quel tipo". Il vice
presidente della Transamerica Leasing, Andrew Atkins, riconosce
che la propria società inevitabilmente "gioca il gioco
del dollaro" e dirotta i boxes in tutto il mondo alla volta
delle migliori zone di vendita.
I mercati europei, d'altro canto, non sono andati troppo bene.
Mel Williams, direttore generale della divisione contenitori della
GE SeaCo, ha fatto notare come ciò sia dovuto ad un notevole
eccesso di equipaggiamento nel mercato europeo.
Grande clamore ha circondato il lancio di tre servizi Internet
lo scorso anno, che consentono l'acquisto e la vendita di contenitori
in rete. Fino adesso, tuttavia, i servizi in linea della Speed
IT-Sales, della Unicon International e della OWL non sembrano
avere alterato in misura significativa la natura del commercio
di contenitori. Williams della GE SeaCo afferma che la propria
società utilizza il sistema della Speed IT in modo limitato,
ma precisa: "Internet non ha aperto nessun'altra nuova via.
Il problema è che non si tratta di un modo definito per
vendere o pubblicizzare un prodotto. La maggior parte della nostra
attività viene condotta attraverso una rete".
Brocato concorda. Egli non ritiene che il mercato sia abbastanza
grande da giustificare l'uso di Internet. Per una grossa società
come la Cronos, afferma Brocato, non vale proprio la pena di mettersi
a contrattare le singole richieste di contenitori che inevitabilmente
dovrebbero apparire su Internet. La Cronos tratta con acquirenti
di grossi quantitativi ed il lavoro viene effettuato per fax e
per telefono.
Anders Norlin della OWL ribatte che, anche se un numero minore
di contenitori rispetto a quello atteso viene acquisito via Internet,
il sito web ciononostante resta un importante strumento di lavoro.
Egli afferma che molti dei suoi clienti prima danno un'occhiata
al sito web e poi contattano la società per telefono o
fax. "L'interazione con il singolo è importante, ma
Internet ha allargato il raggio d'azione delle nostre transazioni
e ci ha fornito contatti con tutto il mondo".
(da: Container Management, novembre 1998)
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