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CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNÉE XVI - Numéro 2/98 - FÉVRIER 1998 |
Industrie
Un'altra annata incerta per l'industria produttrice di contenitori
La maggior parte dei produttori di contenitori ha già
archiviato il 1997 come un'annata che è meglio dimenticare.
Dal momento che i prezzi dei containers sono calati al loro livello
più basso dell'ultimo decennio ed oltre, le imprese del
settore si sono trovate a dover affrontare una delle più
dure sfide mai occorse.
I costruttori cinesi hanno continuato a consolidare le proprie
posizioni nel settore della produzione di box, sebbene a caro
prezzo, mentre altri Paesi un tempo importanti produttori sono
stati quasi completamente estromessi.
Ai produttori cinesi è al momento attribuibile più
del 70% di tutta la produzione di contenitori marittimi per carichi
secchi. Questo risultato in aumento è stato ottenuto a
spese dei Paesi asiatici rivali, tra cui la Corea del Sud, Taiwan,
l'India e quelli del sud-est asiatico, che ora conservano solo
un livello produttivo simbolico. Altre regioni produttive di box,
tra cui l'Europa, il Nord America ed il Sudafrica, sono state
sempre più confinate alla costruzione di contenitori di
tipo speciale, vale a dire unità per i traffici interni
o swapbodies.
Anche i tentativi da parte del governo cinese di fissare livelli
minimi di prezzo, allo scopo di tenere a freno la quasi folle
produzione di contenitori "a qualsiasi prezzo" in Cina,
sono falliti nel corso del 1997. Tali controlli sui prezzi costituiscono
un primo tentativo nel settore e si sono già dimostrati
controversi dal punto di vista dei risultati. Non si prevede adesso
che essi comportino qualche effetto rilevante sino a tutto il
1998.
Sebbene la loro entrata in vigore possa alla fine contribuire
alla stabilizzazione dei prezzi dei contenitori, pochi di quei
produttori di contenitori che ancora sopravvivono si aspettano
una ripresa decente nel 1998. Molti ritengono che prezzi più
alti potranno essere conseguiti solo in seguito ad un nuovo calo
della produzione, la quale a sua volta servirà solo a peggiorare
ulteriormente lo stato di molte imprese già in difficoltà.
Si ammette generalmente che nel corso del 1997, sebbene i prezzi
abbiano continuato a diminuire, la produzione reale di contenitori
si sia mantenuta su livelli alti in maniera sorprendente. Le consegne
complessive hanno raggiunto gli 1,25 milioni di TEU (v. Tabelle
1 e 2) e sono state inferiori del 3% appena rispetto al totale
del 1996. La Tabella 2 conferma che la produzione dei containers
standard per carichi secchi ha subito la diminuzione più
pesante tra il 1996 ed il 1997, mentre gli altri (tra cui speciali
per carichi secchi, refrigerati, cisterne e contenitori locali)
hanno tenuto le posizioni o hanno aumentato i loro livelli produttivi.
E' importante notare come le cifre del 1997 siano state inferiori
solamente del 10% rispetto al record di 1,39 milioni di TEU fatto
registrare nel 1995, che ha segnato l'ultima punta produttiva
del settore della costruzione di box. Si è trattato di
un aumento di più del 30% rispetto alla produzione realizzata
nel corso della più recente recessione nel settore, avvenuta
nel 1993. E' stato proprio nel 1993 che i risultati produttivi
per l'ultima volta sono scesi al di sotto del milione di TEU.
TABELLA 1
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PRODUZIONE MONDIALE CONTAINERS* 1996-97
SUDDIVISA PER PRINCIPALI PAESI/REGIONI
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| Risultati 1996 in TEU
| Risultati 1997 in TEU
|
Cina | 752000
| 793000 |
Corea del Sud | 75000
| 56000 |
Indonesia | 61000
| 45000 |
Malaysia | 57000
| 42000 |
Taiwan | 50000
| 39000 |
India | 40000
| 46000 |
Tailandia | 19000
| 6000 |
Giappone/Singapore | 8000
| 10000 |
Europa Occidentale | 84000
| 82000 |
Europa Orientale/C.S.I. |
35000 | 34000
|
Turchia | 30000
| 34000 |
Sudafrica | 27000
| 21000 |
Sudamerica/America Centrale
| 26000 | 24000
|
Nordamerica | 22000
| 14000 |
Altri | 4000
| 4000 |
Totale Mondiale | 1290000
| 1250000 |
Note: | * i dati comprendono i tipi di contenitori marittimi e locali (USA interni e swapbodies europei con rivestimento in acciaio) |
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Fonte: "Analisi di mercato degli equipaggiamenti" di Containerisation International
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Contrariamente a quanto avvenuto nel 1997, le attuali previsioni
relative alla produzione del 1998 sono lungi dall'essere incoraggianti.
Già si prevede che i risultati di quest'anno siano peggiori
di quelli del 1997 e del 1996. Tuttavia, le ragioni che stanno
alla base di tale peggioramento derivano più dagli straordinari
eventi degli ultimi 12 mesi che da una reale diminuzione della
domanda da parte degli acquirenti di contenitori. Uno dei principali
fattori che spiegano i buoni risultati del 1997 è rappresentato
dal fallimento del tentativo delle autorità cinesi di introdurre
controlli sui prezzi dei propri contenitori sin dal mese di marzo
1997, come era stato in origine annunciato. L'entrata in vigore
è stata invece rinviata fino alla metà di aprile,
essendo stato altresì deciso di applicare la normativa
solo ai contenitori prodotti dopo la fine dell'anno.
Tutto ciò ha comportato la creazione di una scappatoia
che è stata sfruttata per intero dai produttori cinesi,
così come dai loro clienti. Il risultato è stato
un notevole quantitativo di acquisti effettuati nel 1997, allo
scopo di prevenire il termine al di là del quale entreranno
in vigore i prezzi minimi imposti, il che spiega l'elevata produzione
complessiva relativa a tutto l'anno.
TABELLA 2
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PRODUZIONE MONDIALE CONTENITORI 1996-97
SUDDIVISA PER TIPI PRINCIPALI
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| Risultati 1996 in TEU
| Risultati 1997 in TEU
|
Standard carichi secchi / alta cubatura
| 1085000 | 1030000
|
Speciali carichi secchi |
55000 | 60000
|
Refrigerati | 77000
| 78000 |
Cisterne | 15000
| 15000 |
Locali - Nordamerica | 15000
| 14000 |
Locali - Europa | 13000
| 23000 |
Locali - Altri | 30000
| 30000 |
Totale Mondiale | 1290000
| 1250000 |
Fonte: "Analisi di mercato degli equipaggiamenti" di Containerisation International
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La scala dei recenti acquisti suggerisce come la produzione possa
calare in misura significativa nel corso della prima metà
del 1998, con poche speranze di ripresa prima del terzo trimestre.
Ci si aspetta che molte importanti compagnie di navigazione di
linea, avendo anticipato al 1997 alcune delle proprie spese in
origine programmate per il 1998, stipulino meno contratti relativi
a contenitori nuovi. Le intenzioni del settore noleggio al momento
sono meno chiare, ma ugualmente presentano scarse speranze per
i produttori.
Il settore del noleggio è attualmente dominato da una
manciata di nuovi arrivati, i quali sono entrati nella mischia
nel 1997 per lo più allo scopo di trarre vantaggio dai
prezzi ultra-bassi dei containers. Da allora essi si sono dati
ad acquisti ingenti, che non è detto debbano obbligatoriamente
essere sostenuti anche nel corso dell'anno a venire. La presenza
di queste imprese non solo ha scoraggiato i noleggiatori da tempo
affermati dall'acquistare altri containers nel 1997, ma sembra
addirittura probabile che possa portare ad una riduzione del numero
complessivo degli acquisti da parte degli operatori del settore
anche nel 1998.
Si dice che certi produttori cinesi abbiano legato la produzione
dell'intero anno ad un prezzo tutto compreso di appena 1.750 dollari
USA per contenitore da 20 piedi. Per fare un confronto, basti
pensare che il livello minimo fissato dal governo cinese per lo
stesso modello parzialmente Corten è pari a 1.900-1.950
dollari USA. I corrispondenti prezzi del 40 piedi sono calati
a 2.750 dollari USA, rispetto al minimo governativo di 3.050-3.100
dollari USA.
E' stata la propensione a quotare prezzi ben al di sotto dei
costi, così come quella finalizzata ad incrementare la
propria produzione in TEU, ad assicurare altro lavoro all'industria
produttrice di contenitori cinese nel 1997. Le fabbriche attive
in località connotate da alti costi fuori dalla Cina (per
non parlare di poche altre all'interno del Paese) non sono state
per nulla in grado di far loro concorrenza. Molti di tali concorrenti
hanno accolto favorevolmente la stabilità che probabilmente
verrà apportata dall'imposizione di prezzi minimi, ma ancora
ricavano un conforto davvero marginale dal livello dei prezzi
in questo modo determinato.
Come mostra la Tabella 1, le fabbriche con sede nella Cina settentrionale,
meridionale e centrale hanno aumentato la propria produzione complessiva
dai 750.000 TEU del 1996 ai quasi 800.000 TEU del 1997. Al contrario,
le consegne da parte di regioni situate altrove nel mondo sono
calate ovvero si sono dimostrate quasi stagnanti. La produzione
degli impianti del sud-est asiatico è diminuita di un terzo
dal 1996 al 1997 (da 140.000 TEU a meno di 95.000 TEU).
La produzione è scesa da 125.000 TEU a 95.000 TEU complessivamente
tra Sud Corea e Taiwan e negli ultimi anni è stata sostenuta
solo dalle notevoli dimensioni della produzione di refrigerati.
La produzione poi è rimasta stagnante nell'intera Europa
(circa 150.000 TEU) ed ugualmente comprende un'elevata percentuale
di unità speciali.
I costruttori situati nell'Europa Occidentale ed Orientale si
stanno convertendo, in numero sempre maggiore, alla costruzione
di swapbodies della moderna generazione. Altrove, la produzione
del 1997 è calata al di sotto dei 40.000 TEU nelle Americhe
ed a 20.000 TEU in Sudafrica. Le imprese del Nord e Sud America
fanno sempre maggiore affidamento sulla costruzione di unità
interne e frigo. La produzione di cisterne resta importante per
il Sudafrica.
Le regioni al di fuori della Cina hanno continuato a vedersi
ridurre l'attività relativa ai contenitori per carichi
secchi in misura tale che alcuni impianti sono stati costretti
a chiudere. Tra le perdite recenti possono annoverarsi la AIT
(Associated Industries Thailand) di Bangkok, la Jindo Kodeko (in
Indonesia) e la Varun Seacon (in India). Il loro ritiro fa sì
che in Indonesia restino in attività solo due fabbriche
di box standard, quattro in India, due in Malaysia, due a Taiwan,
una in Corea ed una (quasi in letargo) in Tailandia. Una qual
certa produzione di unità per carichi secchi continua ancora
in Sudafrica, in Danimarca (Maersk Line) e nell'Europa Orientale,
mentre altrove non ve ne è praticamente nessun'altra. Al
contrario, esistono 35 (e forse oltre) fabbriche di unità
per carichi secchi in attività in Cina , tra cui due inaugurate
nel 1997.
Nemmeno si può dire, peraltro, che il vasto settore produttivo
di box cinese sia sfuggito ad un accenno di razionalizzazione.
Possono anche esserci state relativamente poche chiusure integrali
fino ad oggi, ma la maggior parte delle imprese sta rivedendo
le proprie posizioni. Molto poche lavorano con profitto e quasi
tutte - al fine di coprire le perdite - vengono sostenute da soggetti
stranieri o dal governo cinese. Si sono recentemente verificate
diverse fusioni tra fabbriche. Ad esempio, la Shanghai Far East
e la Tianjin North Ocean hanno unito i propri sforzi allo scopo
di commercializzare congiuntamente la produzione; entrambe sono
supportate dal gruppo Cosco.
Una delle associazioni che ha riscosso maggiore successo, la
Singamas Container Holdings, ha nel frattempo rilevato una quota
del 40% nella Xia-Win Container Manufacturing Co, in seguito al
precedente fallimento della Korean Win Corp. Sono circolate dicerie
anche in relazione al principale gruppo produttore di box della
Cina, la CIMC (anch'essa in parte posseduta dalla Cosco), che
ha recentemente preso in considerazione la possibile acquisizione
di un certo numero di fabbriche statali e d'oltremare.
I due principali soggetti del mercato coreano, la Jindo Corp
e la Hyundai Precision & Industries, continuano a supportare
le proprie operazioni cinesi, per quanto i recenti problemi finanziari
coreani non inducano certo alla fiducia. Ciascuna delle due società
controlla un impianto per refrigerati e tre impianti per carichi
secchi in varie località della Cina. Tutti insieme, unitamente
alle cinque fabbriche della CIMC già installate (di cui
quattro riguardano i carichi secchi ed una i refrigerati) attualmente
provvedono al 60% circa di tutta la produzione cinese.
Dato che nessuna impresa cinese ha tratto vantaggi dalla recente
diminuzione selvaggia dei prezzi, verrebbe da chiedersi come mai
così tanti perseguano un comportamento tanto distruttivo.
Tanto è vero che un produttore ha dichiarato: "Le
perdite dell'anno scorso hanno prodotto le conseguenze peggiori
in Cina, poiché sono state quasi interamente auto-inflitte.
I produttori cinesi di contenitori, dato il quasi predominante
controllo del mercato globale, non avrebbero dovuto ricorrere
a mezzi così disperati per guadagnarsi delle ordinazioni".
Le ultime stranezze suggeriscono come, malgrado l'introduzione
di un approccio maggiormente commerciale da parte di molte delle
più recenti associazioni di imprese, la vecchia mentalità
"statalistica" ancora prevalga presso alcune sedi, laddove
i finanziamenti governativi sono la norma e l'obbiettivo-profitto
rappresenta un fattore alieno. Alcuni impianti supportati dallo
Stato non sono chiaramente in grado di conformarsi alla realtà
commerciale, anche se altri continuano a finanziare la produzione
a prezzi meno cari per il mercato libero mediante ordinazioni
a prezzo più alto effettuate da clienti interni.
La Cina inoltre resta gravata da un notevole eccesso di capacità
produttiva di contenitori. La capacità complessiva installata
è superiore agli 1,2 milioni di TEU ed è strutturata
su turni lavorativi multipli, il che significa che i costruttori
cinesi di box lavorano a meno di due terzi della propria capacità
teorica. Sebbene si tratti di una utilizzazione migliore di quella
ottenuta in molti altri Paesi, essa conserva un elevato livello
di concorrenza. Pochi dubitano che al governo cinese, con il senno
di poi, ora non rincresca concedere così tante autorizzazioni
relative alla produzione di contenitori.
Quali che siano stati i loro errori in origine, la autorità
cinesi sembrano determinate ad applicare la propria struttura
tariffaria basata su livelli minimi. Si sa che adesso esse hanno
affinato l'organizzazione e che si stanno attrezzando per fare
entrare in vigore il relativo provvedimento sin dall'inizio di
quest'anno. La fascia tariffaria inerente alle unità per
carichi secchi fissata originariamente a marzo dello scorso anno
è stata ratificata in occasione di una riunione tenutasi
a Shanghai ad agosto e rimarrà in vigore fino alla fine
del 1998. L'incontro di agosto ha comportato la revisione del
livello dei prezzi relativo alla produzione di refrigerati, il
cui minimo inerente ai 20 piedi è stato ridotto da 8.000
a 7.000 dollari. I prezzi relativi invece alle unità frigo
ad alta cubatura da 40 piedi sono stati ridotti da 13.000 a 11.000
dollari. Queste correzioni sono state apportate al fine di allineare
maggiormente i prezzi dei refrigerati cinesi a quelli in quel
momento correnti in Corea del Sud ed in Giappone.
Il compito di procedere all'effettiva applicazione di tali provvedimenti
è stato trasferito all'Ufficio Dogane Cinesi, che porrà
in atto i regolamenti attraverso i propri uffici regionali. Fonti
locali hanno fatto capire che tutti i contratti stipulati con
i produttori di containers saranno rivisti allo scopo di far sì
che il livello dei prezzi si mantenga al minimo stabilito (ovvero
al di sopra), che il pagamento dovuto venga incassato o accreditato,
prima di rilasciare la necessaria licenza di esportazione. Senza
questa documentazione, i produttori cinesi non possono esigere
il rimborso delle imposte sui materiali; ci si aspetta che essa
venga conservata, inoltre, al fine di scoraggiare la mancata osservanza
delle regole.
E' stato detto che i potenziali trasgressori avrebbero potuto
correre ai ripari mediante sistemi finalizzati all'applicazione
di prezzi intorno a quelli minimi fissati, facendo credito ai
propri clienti in qualche modo, sebbene difficilmente si possa
pervenire ad accordi simili nel caso che gli uffici doganali siano
pignoli nell'applicazione della normativa. Oltre alla perdita
del diritto alla licenza di esportazione, le imprese che dovessero
prendere tali iniziative potrebbero essere perseguite ai sensi
della legge cinese.
Resta da vedere se i controlli sopra descritti potranno mettere
fine all'endemica riduzione dei prezzi degli ultimi anni. Sebbene
ci si aspetti che la maggior parte dei produttori (compresi i
più grandi gruppi supportati da capitale straniero) rispetti
le regole, la reazione dei clienti è stata meno incoraggiante.
Alcuni importanti acquirenti di contenitori hanno già segretamente
deciso di non accettare - in linea di principio - le imposizioni
governative e di continuare a premere per ottenere prezzi più
bassi.
Sebbene sia improbabile che tali comportamenti possano apportare
vantaggi agli acquirenti di containers sul lungo termine, qualcuno
potrebbe essere tentato di influenzare la situazione nei mesi
a venire mediante attività in nero. Molti attualmente sono
al completo date le notevoli consegne ricevute nel 1997 ed in
tal modo potrebbero aspettare il momento opportuno. Gran parte
dei produttori, pertanto, prevedono la diminuzione delle ordinazioni
all'inizio del 1998, dal momento che i clienti stanno mettendo
alla prova la forza del governo cinese.
(da: Containerisation International, gennaio 1998)
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