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notiziario
LEGISLAZIONE
La deregolamentazione dei porti giapponesi
La Commissione Marittima Federale
ha deciso il 26 febbraio scorso di imporre - a partire dal 14
aprile - una tassa di 10.000 dollari USA per ogni viaggio sugli
operatori giapponesi di linea che fanno scalo nei porti statunitensi,
in seguito alle continue proteste relative alle limitazioni anti-stranieri
in vigore contro i vettori che fanno scalo presso i porti giapponesi.
La decisione della Commissione di
sospendere tali sanzioni, presa il 13 aprile scorso, ha fatto
seguito agli incontri svoltisi a Washington tra le delegazioni
guidate, rispettivamente, dall'amministratore marittimo Albert
Herberger e da Sado Iwata, direttore generale dell'Ufficio Trasporti
Marittimi giapponese.
Tre linee di navigazione giapponesi
- la Kawasaki Kisen Kaisha "K" Line, la Mitsui OSK Lines
e la Nippon Yusen Kaisha - avevano in precedenza fatto ricorso
alla Corte di Appello statunitense allo scopo di fermare la Commissione
Marittima Federale, accusata di abuso di potere nonché
di agire "in modo arbitrario e capriccioso".
Gli Stati Uniti non sono stati i soli
attori nella causa contro la prassi dei porti giapponesi. L'Unione
Europea ha portato la questione di fronte all'Organizzazione Mondiale
del Commercio. La possibilità di intraprendere un'azione
unilaterale è sancita dalla Legge statunitense sul Trasporto
Marittimo del 1984; nel contempo, gli Stati Uniti hanno specificamente
escluso l'autorità dell'OMC nel campo dei servizi marittimi.
I porti giapponesi sono da anni all'onore
della cronaca a livello internazionale, dal momento che i vettori
da tempo si lamentano del fatto che i costi di movimentazione
ad essi relativi sono tra le due e le cinque volte maggiori rispetto
a quelli degli altri porti. Dal momento che il solo organismo
competente in materia, l'Associazione Porti e Trasporti del Giappone,
funge in realtà per conto dell'autorità governativa
da controllore dell'intero processo di movimentazione-navi, compresa
la concessione di licenze agli operatori terminalistici e l'assegnazione
delle squadre di lavoro portuale, le linee di navigazione non
giapponesi si trovano ad essere discriminate.
In seguito alle comunicazioni di vettori
statunitensi e giapponesi, secondo le quali la situazione era
cambiata in meglio, la Commissione Marittima Federale ha sospeso
la propria indagine, salvo ulteriori periodiche revisioni della
situazione.
L'iniziativa legale più recente
prende spunto dai reclami dei vettori statunitensi in ordine a
due settori-chiave: i requisiti per la concessione delle licenze
ed il cosiddetto regime di "consultazione preventiva".
La parte statunitense richiedeva un'attenuazione dalle restrittive
condizioni richieste per la concessione delle licenze che impedivano
ai vettori stranieri di effettuare servizi di stivaggio in Giappone.
In tale occasione, il Ministero giapponese dei Trasporti aveva
dichiarato che avrebbe accolto le domande presentate dai vettori
statunitensi e dai loro soci nei consorzi in ordine alle operazioni
presso ormeggi noleggiati dal richiedente. La parte giapponese
aveva dichiarato che il processo di deregolamentazione del sistema
di concessione delle licenze per l'attività portuale era
già cominciato. La parte statunitense aveva da parte sua
dichiarato che era essenziale portare a termine tale processo
presso i porti containerizzati il più presto possibile,
ma non più tardi del dicembre 1998.
Il sistema giapponese di "consultazione
preventiva", che consente ai portuali ed ai proprietari delle
banchine di apportare modifiche ai programmi dei vettori prima
che vengano messi in atto, a giudizio degli Stati Uniti impedisce
la concorrenza in relazione ai servizi di stivaggio. La risposta
giapponese è stata che le parti
giapponesi coinvolte nella questione sono pervenute ad un accordo
provvisorio per la riforma del sistema entro il 31 luglio prossimo.
Le parti statunitensi e giapponesi
si sono trovate d'accordo sul fatto che "una riforma significativa"
dovrebbe essere approntata in tempi brevi, ma come ciò
si possa conseguire resta incerto. I portuali giapponesi hanno
già protestato contro gli imminenti cambiamenti, rifiutando
di effettuare i turni di notte a partire dal 31 marzo. Nel frattempo,
la Commissione Marittima Federale effettuerà due indagini
commissionate dai vettori.
(da: Cargo Systems, maggio 1997)