
Il Centro Studi di Confitarma ha elaborato uno studio che
evidenzia la centralità dello Stretto di Hormuz per
l'economia italiana. «Non si tratta solo di una rotta
marittima - ha spiegato il direttore generale della confederazione
armatoriale, Luca Sisto, presentando il documento - è un
crocevia strategico da cui transita il 100% delle nostre
importazioni energetiche da tutti i Paesi del Golfo Persico che non
hanno altra via di commercio se non attraverso lo Stretto di
Hormuz». Nel 2024 l'interscambio italiano complessivo con le
nazioni della regione con unico sbocco al mare nel Golfo Persico ha
superato i 20 miliardi di euro, con 13,3 miliardi di export (+14,2%
sul 2023) e 7,3 miliardi di import (-28%).
Confitarma ha rilevato come, alla luce dello stato di guerra
nella regione mediorientale, appaia evidente «come eventuali
rallentamenti o addirittura chiusure dello Stretto di Hormuz avrebbe
effetti immediati importanti sulla logistica,
sull'approvvigionamento energetico e sulla stabilità delle
nostre relazioni commerciali con partner che non dispongono di
alternative».
Lo studio ricorda che attraverso l'area del Golfo Persico
transita circa l'11% di tutti i volumi commerciali marittimi
mondiali, incluso il 34% delle esportazioni di petrolio via mare, il
30% delle esportazioni di GPL, il 20% del commercio di GNL, il 18%
del commercio di prodotti chimici, il 7% del commercio di
automobili, il 3% del commercio globale di container e il 2% del
commercio di rinfuse solide. Nel 2025 i transiti giornalieri delle
navi attraverso lo Stretto di Hormuz ha registrato una media di 144
unità navali al giorno, di cui il 37% dei quali erano
petroliere, il 17% portacontainer e il 13% navi portarinfuse.
Con specifico riferimento ai traffici di prodotti energetici, la
flotta mercantile controllata dall'industria armatoriale italiana,
potenzialmente interessata ai traffici che vengono effettuati
nell'area, ammonta a circa 80 unità (chemical/products tanker
e crude oil tanker) per circa 4,3 milioni di tonnellate di portata
lorda.
Confitarma ha osservato che, «nonostante la chiusura dello
Stretto di Hormuz continui a essere considerata uno scenario
improbabile date le potenziali conseguenze geopolitiche più
ampie con gli Stati Uniti e altri paesi mediorientali, le incertezze
sulle capacità dell'Iran e il fatto che le esportazioni di
petrolio greggio dell'Iran (principalmente destinate alla Cina)
verrebbero interrotte, sussiste comunque il rischio di interruzioni
o attacchi su piccola scala e la necessità di organizzare, ad
esempio, convogli scortati o transiti diurni con inevitabili
ritardi. Senza dimenticare - ha precisato la confederazione - che la
questione Houthi nel Mar Rosso non è risolta e che, anzi,
hanno minacciato di rinnovare gli attacchi alle navi collegate agli
Stati Uniti in caso di escalation del conflitto».
«La situazione in queste aree - ha affermato Sisto - di
crisi merita tutta la nostra attenzione, anche in relazione alla
sicurezza dei nostri equipaggi in caso di un eventuale aggravamento
dei rischi. Ci conforta in tal senso il ritorno dell'Italia al
comando della missione Aspides a partire dal primo luglio. La
presenza della Marina Militare italiana rappresenta un presidio
fondamentale in questo momento delicato».