Intervento di Sebastiano Gattorno
ALCUNE OSSERVAZIONI IN MERITO AL PROGETTO DI PIANO REGOLATORE GENERALE
Audizione in Commissione Urbanistica del Comune
di Genova
martedì 11 marzo 1997.
Nell'analizzare i trend socio-economici che caratterizzano
lo stato di salute della nostra città non possiamo fare
a meno di chiederci quanta compatibilita' vi sia fra un Piano
Regolatore che si limita a ristrutturare l'assetto cittadino esistente,
privilegiando il contesto urbanistico-abitativo, e la necessita'
di operare scelte che richiedono coraggio politico ed urgenti
strategie di sviluppo economico-produttivo.
Genova sta invecchiando, come testimonia il calo demografico
che e' superiore a quello delle città del Nord a noi vicine
senza essere riconducibile a fenomeni di migrazione della popolazione
in altri comuni, e sta impoverendosi perche' il tasso medio
di disoccupazione della provincia e' superiore al dato nazionale
mentre cio' che in prospettiva preoccupa di piu' e' che
una parte dei posti di lavoro oggi esistenti trova la propria
principale fonte nei redditi da pensione e non in quelli da lavoro,
con gli effetti distorsivi e le conseguenze bene immaginabili
a medio-lungo termine sia sui consumi, sia sull'andamento occupazionale
ed abitativo.
A fronte di un tale stato di cose e' compito delle autorita'
locali guardare al futuro della città, che rischia di piegarsi
su se stessa, delusa da un piano privo delle premesse necessarie
per favorire un'occasione di riscatto che riconverta le tendenze
socio-economiche, si affranchi da una logica di assistenzialismo
ed offra al Paese una proposta politica significativa che abbini
le tecniche di pianificazione territoriale alla concretezza strategica,
realizzando le condizioni per valorizzare gli insediamenti produttivi
esistenti e crearne dei nuovi, a vantaggio non solo di Genova
ma dell'intero sistema nazionale.
Occorre d'altra parte dire che un approccio di questo tipo sarebbe
stato logico ed opportuno venisse ricercato in fase di impostazione
metodologica, ovvero a monte di un processo di analisi
e progettazione che e' ormai definito sul piano tecnico e molto
avanzato nell'iter di approvazione istituzionale.
Invece soltanto oggi siamo coinvolti, come categorie, nella
ricerca di una concertazione postuma che lascia limitati
margini di manovra perche', a fronte di obiettivi programmatori
insufficienti per puntare al rilancio della città', Genova
rischia ancora una volta di perdere l'occasione per proporsi
al Paese ed all'Europa con un progetto di sviluppo innovativo,
convinto e duraturo, mirato a potenziare le proprie caratteristiche
competitive nel settore del terziario avanzato, qualificandosi
come area attrezzata al servizio del turismo, delle merci e delle
imprese ed acquistando in tale modo credibilita' nazionale e piena
visibilita' europea.
Certamente il documento ha elementi apprezzabili. Le problematiche
di riorganizzazione e rifunzionalizzazione urbana e quelle relative
al riassetto idrogeologico sono affrontate con perizia ed accuratezza,
cosi' come le modalita' attuative delle previsioni del Piano che,
in particolare per le zone di trasformazione, sviluppano
concetti che privilegiano l'attualita' degli interventi piuttosto
che una definizione progettuale formale ed astratta.
D'altra parte i limiti ci sono ed a nostro avviso sono pesanti.
E' il caso ad esempio della mancata estensione dell'analisi
all'intera area metropolitana genovese, che non e' solo quella
del Comune ma comprende da un punto di vista logico ed operativo
anche le zone del Piemonte e della Lombardia, di cui e' necessario
considerare i piani di sviluppo infrastrutturale e produttivo
per individuare momenti di integrazione fra sistemi confinanti,
che devono necessariamente integrarsi, al fine di ottimizzare
le ricadute in termini di sinergie e di crescita globale.
Il principio base dell'approccio metodologico deve sempre essere
quello del dare per avere, e per creare quindi iniziative che
il Piano sia capace di interpretare ed accogliere sotto il profilo
politico-strategico e tecnico-territoriale.
Una seconda perplessita' nasce dalla constatazione che, pur
essendovi buoni rapporti fra Comune ed Autorita' Portuale,
non si realizza coincidenza di tempi fra la definizione del
Piano Regolatore Generale e la definizione del Piano Regolatore
Portuale.
Cio' e' una disattenzione che ci allarma come categoria
direttamente interessata (Spedizionieri) perche', oltre che
essere un'altra grave mancanza di concertazione istituzionale,
rischia di ostacolare la trasformazione delle aree del demanio
portuale in coerenza alle esigenze di sviluppo dei traffici marittimi.
Infatti, poiche' il documento elaborato dal Comune dedica scarsa
attenzione alle opportunita' offerte dalle attivita' portuali,
di cui si limita ad analizzare le problematiche e gli scenari
con un'approssimazione che e' sconcertante se non addirittura
in taluni casi lesiva di un assetto produttivo vivo e vitale,
e' sospetto che il Piano Portuale debba prendere atto delle
decisioni gia' assunte dall'amministrazione cittadina potendo
soltanto adeguarsi ad una programmazione territoriale che non
lo ha visto partecipe.
Il che e' doppiamente criticabile perche', a prescindere dalle
varie opinioni, la realta' odierna ci conferma le previsioni
relative alla crescita dei traffici marittimi, gia' contenute
nel Piano Territoriale di Coordinamento elaborato dalla Regione
nel 1990, ed il nostro Porto e' ritornato ad essere fra i primi
nel Mediterraneo ed il primo in Italia.
Tutto questo mentre la Liguria si colloca in quanto a formazione
del P.I.L. all'ultimo posto fra le Regioni settentrionali
ed in quanto a consistenza del tenore di vita all'ottavo
come Regione ed al 33° come provincia di Genova.
Le potenzialita' della nostra città' sono pertanto ancora
una volta strettamente collegate ad una strategia politica che
nel riconoscere in modo chiaro e definitivo l'importanza della
componente portualeper la creazione di ricchezza e di
sviluppo occupazionale crei le condizioni per alzarne il livello
di competitivita' ricorrendo a strumenti di tipo urbanistico
che individuino per esempio nella fascia retroportuale
del Ponente cittadino un'area dotata delle infrastrutture necessarie
e dei collegamenti stradali, marittimi, ferroviari ed aerei indispensabili
per raccogliere, stoccare, manipolare ed inoltrare a destino le
merci.
Occorre a tale proposito precisare che il termine logistica
non e' da considerarsi solo come tecnica industriale o del trasporto
merci. E' una logica operativa, una cultura che puo' ed
a nostro parere deve diventare una scelta politica di concreta
razionalizzazione e sviluppo, applicabile anche
al trasporto passeggeri, all'accoglienza turistico-alberghiera,
ai servizi per i cittadini ed alla rifunzionalizzazione delle
aree urbane.
Per fare questo servono scelte infrastrutturali precise ed
allineate alle nuove dinamiche internazionali.
E' vero che la città ha bisogno di maggiore respiro e che
molte zone vivono consistenti problemi di circolazione, tuttavia
non e' accettabile l'ipotesi di togliere al porto ovvero alle
altre attivita' del settore marittimo, come le riparazioni navali,
aree ove esistono insediamenti produttivi importanti e difficilmente
trasferibili altrove, per creare ad esempio una strada
a percorrenza urbana che tuffandosi in un incredibile tunnel sottomarino
si sostituisca alla sopraelevata, che pure ha svolto e svolge
in modo degno il proprio compito di collegamento veloce da Foce
a Sampierdarena.
Se si ritorna indietro nel tempo vediamo che del vecchio demanio
portuale non c'e' piu' molto.
La città si e' infatti progressivamente appropriata del
quartiere fieristico, del porto antico, della zona aeroportuale,
creando una discontinuita' nella gestione delle merci che procura
inefficienze, costi aggiuntivi, trasferimenti improduttivi.
Non e' possibile pensare di collocare in ambito portuale un
impianto di smaltimento dei rifiuti solidi urbani e non solo,
per quanto gia' basterebbe, per i citati problemi di frammentazione
ed impoverimento del gia' ridimensionato demanio ma anche per
evitare un ulteriore appesantimento del traffico di veicoli pesanti
da/verso il porto e zone limitrofe.
Il nodo Fiumara e' poi un altro elemento di forte critica.
Davvero non si capisce perche' un'area, che puo' sensatamente
essere utilizzata a supporto delle attivita' marittimo portuali
rilanciate e valorizzate dopo un difficile percorso di privatizzazione
e di ristrutturazione di aree industriali dismesse, debba
essere destinata ad un nuovo insediamento universitario ed abitativo.
Gia' la Darsena e' stata a nostro parere sacrificata
alla nuova facolta' di Economia & Commercio, fra l'altro
pure con considerevoli disagi ancora una volta logistici
per gli studenti che devono raggiungere l'istituto per la
normale frequenza ai corsi.
Sembra quasi che, al di la' di dichiarazioni di principio puramente
formali, lo sviluppo di realta' imprenditoriali, fra l'altro sostenibili
da un punto di vista ambientale, sia da combattere piuttosto che
da incentivare sulla base di regole certe e non rimandando ad
un giudizio di generica compatibilita' con gli obiettivi del Piano.
Ma tornando agli aspetti infrastrutturali, si rileva ancora una
volta la mancanza di una visione globale del sistema, non solo
nazionale ma europeo.
Le Trans European Networks sono progetti definiti come
prioritari dall'Unione Europea e costituiscono strumenti importanti
per un'omogenea distribuzione della ricchezza fra i Paesi aderenti
alla Comunita'.
Genova puo' avere un ruolo preciso e di unione fra l'Europa continentale
ed i Paesi che si affacciano sulla sponda meridionale del Mediterraneo:
occorre che ne assuma la piena consapevolezza e che si proponga
non solo all'Italia ma all'Unione come reale porta sud del continente
europeo.
Cio' detto, occorre privilegiare la realizzazione di collegamenti
veloci autostradali e ferroviari, questi ultimi non necessariamente
ad alta velocita', ma rapidi ed efficienti che superino le
strozzature esistenti e procedano lungo percorsi alternativi verso
le principali aree industriali italiane ed estere.
L'adeguamento delle linee di valico ferroviario in termini
di capacita' e di caratteristiche tecniche e' indispensabile e
perfettamente giustificato, in termini di ritorni dell'investimento,
dai volumi di traffico attuali ed attesi.
Per quanto riguarda invece la rete autostradale occorre
senza alcun dubbio procedere alla ridefinizione organica del
nodo autostradale genovese in funzione del piu' ampio quadro dei
collegamenti nazionali ed internazionali, come giustamente
evidenzia la Camera di Commercio.
L'opzione relativa alla funzionalizzazione urbana della strada
a mare ci vede confermare quanto da noi piu' volte dichiarato:
non riteniamo che tale percorso debba intendersi come alternativo
ma piuttosto integri la bretella Voltri-Rivarolo. Non ci sembra
corretto privilegiare la percorribilita' urbana ponente-levante
a discapito di quella a medio-lunga percorrenza da-verso Nord,
anche se la rettifica della Genova-Serravalle puo' essere un palliativo
che pero' non alleggerisce il nodo di Bolzaneto in quanto converge
quota importante del traffico pesante verso il ponte sul Polcevera
e Genova-Est.
Al di la' di queste precisazioni, resta comunque il fatto che
nel Piano esiste uno scarto fra le dichiarazioni di principio
e gli strumenti adottati che ne riducono la portata e non creano
occasioni di sviluppo proprio nella nicchia di nostra tradizione
storica, dove possiamo giocarci il nostro futuro come operatori
e come cittadini, sostenendo la concorrenza e la globalizzazione
dei mercati e dei traffici.
Pertanto se il nostro compito, che ci impegniamo ad assolvere
con totale dedizione e tenacia, e' di effettuare scelte imprenditoriali
che arricchiscano la nostra città, compito dell'Amministrazione
Comunale e' di smussare gli angoli di un documento che contrasta
con effettive strategie di crescita economico-produttiva, per
orientarsi verso scelte urbanistiche che valorizzino le potenzialita'
della struttura competitiva tipica della nostra città'
e creino le condizioni per un suo reale potenziamento.
Cio' per ottemperare ad una responsabilita' politica che l'Amministrazione
ha non solo nei confronti di Genova ma dell'Italia e dell'Europa.
Sebastiano Gattorno |
presidente Gruppo Serra |
vicepresidente Associazione Spedizionieri di Genova |
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Genova, 11 marzo 1997