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PORTI
Nel primo trimestre di quest'anno il traffico nei porti dell'Unione Europea è calato del -3,2%
In crescita il solo traffico dei container (+5,2%). Ancora dubbi sulle cifre attribuite all'Italia
Lussemburgo
4 novembre 2024
Nel primo trimestre di quest'anno i porti dell'Unione Europea
hanno movimentato 809,1 milioni di tonnellate di merci, con una
flessione del -3,2% sullo stesso periodo del 2023. Eurostat ha reso
noto che nei primi tre mesi del 2024 a crescere è stato il
solo traffico containerizzato che è ammontato a 190,9 milioni
di tonnellate (+5,2%). Il traffico dei rotabili, con 99,1 milioni di
tonnellate, ha registrato un calo del -8,4%. Ancora più
accentuata la riduzione dei volumi di rinfuse solide che sono stati
pari a 167,7 milioni di tonnellate e in diminuzione sono risultate
anche le rinfuse liquide con 309,2 milioni di tonnellate (-2,7%). Le
altre merci, con 42,2 milioni di tonnellate, hanno segnato una
contrazione del -1,6%.
Complessivamente nel primo trimestre del 2024 le merci allo
sbarco nei porti dell'UE hanno totalizzato 494,2 milioni di
tonnellate (-5,0%) e quelle all'imbarco 314,9 milioni di tonnellate
(-0,2%).
Relativamente al traffico containerizzato, tra i principali
porti container dell'Unione a segnare un calo è stato il solo
porto greco del Pireo con un traffico pari a 1,02 milioni di teu
(-9,3%). In aumento i volumi di contenitori negli altri scali
container a partire da Rotterdam con 3,18 milioni di teu (+1,1%)
seguito da Anversa-Bruges con 3,04 milioni di teu (+6,5%), Amburgo
con 1,92 milioni di teu (+2,5%), Valencia con 1,24 milioni di teu
(+12,2%), Algeciras con 1,17 milioni di teu (+4,8%), Bremerhaven con
1,12 milioni di teu (+13,5%) e Gioia Tauro con 829mila teu (+3,8%).
Tra le principali nazioni marittime dell'UE per volume di
traffico complessivo, la graduatoria dei primi tre mesi del 2024
vede al primo posto l'Olanda con 134,5 milioni di tonnellate di
merci passate attraverso i porti marittimi nazionali (-3,5%) seguita
da Spagna con 118,7 milioni di tonnellate (+1,2%), Italia con 104,2
milioni di tonnellate (-16,8%), Belgio con 70,3 milioni di
tonnellate (+0,4%), Francia con 67,7 milioni di tonnellate (+8,2%) e
Germania con 66,8 milioni di tonnellate (-1,0%).
A questo punto, immaginiamo, diversi lettori italiani avranno
fatto un salto sulla sedia leggendo del calo trimestrale del -16,8%
attribuito ai porti nazionali, ciò a fronte di una riduzione
più contenuta riportata da diverse fonti istituzionali
italiane come quella del -5% circa che si desume dalle pubblicazioni
del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Dieci anni fa
alcuni rappresentanti della portualità italiana avevano
protestato per i dati sul traffico movimentato dagli scali nazionali
diffusi dall'istituto di statistica dell'Unione Europea, ritenendoli
errati o perlomeno non completi
(
del 18,
19
e 19
marzo 2014). Da allora il tempo sembra trascorso invano, posto che
sia Eurostat a non recepire in tempo o appropriatamente i dati
statistici che l'istituto europeo chiede di ricevere entro otto mesi
dal periodo oggetto del rilevamento statistico, dati che,
relativamente all'Italia, Eurostat precisa vengono raccolti
dall'istituto italiano di statistica Istat e integrati con dati
amministrativi raccolti dal Ministero delle Infrastrutture e dei
Trasporti e dalle autorità portuali. Dati provenienti
dall'Italia che l'istituto europeo specifica di aver incluso nella
propria banca dati con ultimo aggiornamento concluso lo scorso 20
settembre.
Eppure nei dati diffusi da Eurostat qualcosa non torna. Qualcosa
non torna, sembra di capire, non perché l'istituto europeo
non ha ricevuto i dati in tempo utile oppure ha avuto cifre
sbagliate. Qualcosa non torna, pare, nel modo in cui Eurostat tratta
i dati. Ad esempio: il dato annuale totale delle merci movimentato
dai principali porti di una nazione presentato da Eurostat non
corrisponde al dato annuale se quest'ultimo è la somma dei
totali dei quattro periodi trimestrali dell'anno diffusi dalla
stessa Eurostat.
Riferendosi ai dati resi noti da Eurostat e riferiti all'Italia,
prendendo in esame i dati annuali del traffico nei principali porti
italiani a partire dal 2005 che sono diffusi dall'istituto europeo,
calcolato in milioni di tonnellate di merci movimentate, fra il 2005
e il 2021 il dato annuale proposto da Eurostat risulta superiore a
quello annuale calcolato sommando i dati trimestrali diffusi dallo
stesso istituto europeo. Nel periodo 2005-2021 la media annuale è
di 488,8 milioni di tonnellate movimentate dai porti italiani
rispetto ad una media annuale di 478,0 milioni di tonnellate
computata sommando i singoli dati trimestrali. La differenza media è
di 10,8 milioni di tonnellate all'anno.
A titolo di esempio, il dato annuale del 2006 è di 520,2
milioni di tonnellate, mentre quello annuale del 2006 dato dalla
somma dei quattro trimestri è di 506,0 milioni di tonnellate,
con uno scarto di 14,2 milioni di tonnellate. Il dato annuale
relativo al 2020 è di 469,6 milioni di tonnellate e quello
del 2020 calcolato sommando i quattro trimestri è di 459,8
milioni di tonnellate, con una differenza di 9,8 milioni di
tonnellate. Invece, il dato annuale relativo al 2022 (478,0 milioni
di tonnellate) è inferiore rispetto al dato annuale del 2022
conteggiato sommando i quattro trimestri (499,2 milioni di
tonnellate), con uno scarto di 21,1 milioni di tonnellate.
Visto che le cifre annuali diffuse da Eurostat coincidono con
quelle rese note dall'Istat, esiste lo stesso scarto fra i dati
pubblicati dall'istituto italiano di statistica e quelli annuali
generati dalla somma dei quattro trimestri proposti da Eurostat ad
eccezione del 2022, anno per il quale l'Istat indica un volume di
traffico di 509,4 milioni di tonnellate rispetto alle 478,0 milioni
di tonnellate annuali rese note da Eurostat e alle 499,2 milioni di
tonnellate annuali frutto della somma dei quattro trimestri diffuse
dallo stesso istituto europeo.
Potrebbe, certo, essere l'Italia a non fornire in tempo i dati
richiesti o a inviarli non completi. E anche in ambito nazionale lo
scenario non è del tutto chiaro. I dati annuali diffusi
dall'Istat negli ultimi anni coincidono talvolta con quelli diffusi
dall'Associazione dei Porti Italiani (Assoporti) e ciò
avviene nel periodo 2010-2015, mentre quelli presentati da Assoporti
sono inferiori a quelli dell'Istat nel periodo 2018-2022 e sono
superiori relativamente al biennio 2016-2017. Si tratta di scarti
che vanno dai 5 milioni agli oltre 31 milioni di tonnellate annue.
I dati di traffico annuale dei porti italiani diffusi dal
Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti coincidono,
generalmente, con quelli pubblicati dall'Istat. Non è così
però per l'anno 2022, per il quale l'Istat indica un traffico
di 509,4 milioni di tonnellate (come Eurostat), Assoporti propone un
traffico di 490,1 milioni di tonnellate e il MIT lo quantifica in
478,0 milioni di tonnellate. Quest'ultima cifra è presentata
dal Ministero nell'ultimo “Conto Nazionale delle
Infrastrutture e dei Trasporti - Anni 2022-2023” e la fonte è
attribuita all'Istat.
Quello che è certo è che negli ultimi dieci anni,
ma anche da prima, in ambito italiano la raccolta e la diffusione di
dati statistici ufficiali sull'attività dei porti nazionali
non ha fatto passi avanti, anzi - per quanto rilevato da inforMARE
che quotidianamente raccoglie informazioni statistiche sul settore
dei trasporti provenienti da fonti ufficiali di tutto il mondo - non
sembra affatto migliorata la tempestività nella raccolta e
diffusione dei dati statistici sull'attività dei porti
italiani.
Traendo le conclusioni, potrebbe essere utile, anzi doveroso,
rinnovare la protesta nei confronti dell'istituto di statistica
europeo se l'accusa nei suoi confronti è fondata, e
soprattutto premere perché eventuali errate informazioni
vengano corrette. Potrebbe però anche essere utile, anzi lo è
senz'altro, mettere ordine in casa propria e, soprattutto,
diffondere più tempestivamente dati ufficiali sull'attività
dei porti italiani che dovrebbero essere alla base di qualsiasi
programmazione e politica si vogliano intraprendere.
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