Quotidiano indipendente di economia e politica dei trasporti
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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXVI - Numero 2/2008 - FEBBRAIO 2008
Trasporto ferroviario
Semaforo
rosso per le ferrovie vecchio stile
Sempre
più merci vengono trasportate sulle lunghe distanze e con
maggiore frequenza rispetto a prima.
Di
conseguenza, i volumi di merci trasportate stanno crescendo più
rapidamente dell'economia europea vista nel suo complesso.
Tra
il 1995 ed il 2005, le merci trasportate sono aumentate del 2,8%
all'anno, surclassando la crescita del PIL nello stesso
periodo.
Le
tecnologie di trasporto, in termini di infrastrutture e veicoli, si
sono evolute notevolmente, così come è accaduto alle
richieste dei caricatori, che domandano sempre di più.
Questa
crescita dei trasporti, peraltro, è stata in gran parte
indotta dal crescente numero dei camion sulle autostrade europee.
La
quota del trasporto stradale nei mercati del trasporto merci
terrestre nell'ambito dei paesi della Zona Economica Europea,
esclusa la Svizzera, è aumentata del 78% fino al 2005 a spese
delle ferrovie e delle idrovie interne.
Queste
ultime modalità sono state per lo più incapaci di
attirare altri carichi, sebbene esse abbiano conservato i propri
volumi in termini assoluti nell'ambito delle proprie
rispettive nicchie.
In
particolare, la quota di mercato delle ferrovie è stabilmente
calata, livellandosi a circa il 10% nel 2005, la sua percentuale più
bassa dal 1945.
Il
trasporto merci ferroviario europeo, sebbene si stia assicurando
volumi ragionevoli, soffre ancora la propria incapacità di
riguadagnare quote di mercato nei confronti della strada.
La
ragione principale, naturalmente, consiste nel fatto che il
trasporto stradale è generalmente più rapido e più
flessibile.
Inoltre,
le reti stradali vengono sviluppate molto più rapidamente di
quelle ferroviarie.
Le
ferrovie inducono preoccupazioni note: affidabilità, capacità
disponibili, gestione delle informazioni, velocità media e
flessibilità.
L'apertura
del trasporto merci ferroviario alla concorrenza ha in parte
rivitalizzato il settore in alcuni stati dell'Unione Europea,
ma ciò in gran parte è avvenuto più per le
ragioni negative correlate all'autotrasporto - intasamento,
prezzo alto del petrolio, problematiche ambientali - che per una
conversione “sulla via di Damasco” alle virtù
delle ferrovie.
Il
trasporto containerizzato ed i viaggi a lungo raggio, segmenti in
cui le ferrovie dispongono di autentici vantaggi, si stanno
espandendo, ma ancora non si è verificato uno “sganciamento”
dalla crescita del PIL e dell'autotrasporto merci.
All'inizio
di quest'anno, l'operatore intermodale svizzero Hupac ha
cantato le lodi della privatizzazione mostrando risultati
attendibili nelle proprie prestazioni.
Avendo
provveduto alla riorganizzazione dei propri contratti di trazione,
la Hupac ora può scegliere uno dei suoi soci - DB Cargo, SBB
Cargo, Trenitalia Cargo, Ferrovia Nord Cargo e rail4chem - per far
viaggiare un treno-blocco dall'origine alla destinazione.
Anche
così, peraltro, a detta della Hupac c'è ancora
molto da fare.
“La
transizione dal mercato influenzato a livello nazionale alla libera
concorrenza nel trasporto merci ferroviario in tutta l'Europa
è un processo che richiederà molti anni prima di poter
essere completato” dichiara Hans-Jörg Bertschi,
presidente della Hupac.
“Tuttavia,
le prime esperienze pratiche con la concorrenza in ferrovia
dimostrano che la via del successo è questa”.
La
Commissione Europea nell'ultima quindicina d'anni ha
tentato di rinnovare il settore ferroviario con un triplice
approccio.
In
primo luogo, è stato istituito un mercato del trasporto merci
su scala europea per mezzo del primo e secondo pacchetto
ferroviario.
La
graduale apertura del mercato, completata a gennaio del 2007, è
stata accompagnata dalla ristrutturazione degli operatori
beneficiari.
I
costi del trasporto merci ferroviario sono diminuiti del 2% all'anno
rispetto al periodo 2001-2004, mentre le tariffe del trasporto
ferroviario sono scese del 3% all'anno rispetto al medesimo
periodo.
In
secondo luogo, la Commissione ha incoraggiato lo sviluppo
dell'interoperabilità tecnica e delle regole comuni
sulla sicurezza, quale la “patente” di macchinista
ferroviario europeo e la proposta della Commissione stessa
sull'accettazione transfrontaliera del materiale rotabile.
In
terzo luogo, essa ha stanziato finanziamenti per specifici progetti
ferroviari nel contesto della rete transeuropea di trasporto
(TEN-T).
La
Commissione ha altresì lanciato ed incoraggiato lo sviluppo
dell'ERTMS (sistema europeo per la gestione dei traffici
ferroviari), un sistema comune di controlli, comandi e segnalazioni
destinato a rimpiazzare i sistemi nazionali.
Queste
iniziative, peraltro, debbono ancora produrre qualche risultato.
Gli
stati membri hanno necessità di completare l'implementazione
della normativa ferroviaria europea.
I
progressi verso l'interoperabilità sono lenti e le
difficoltà alle frontiere permangono.
Di
conseguenza, persiste qualche problema di primaria importanza.
Ad
esempio, secondo l'UIRR (che rappresenta gli operatori di
trasporto combinato) solo il 53% dei treni intermodali
ferro-stradali sono arrivati in tempo nel 2006.
L'ultima
iniziativa della Commissione Europea consiste nel Piano d'Azione
per la Logistica ed il Trasporto Merci, unitamente ad una
Comunicazione su una rete ferroviaria finalizzata a dare priorità
al trasporto merci, che promuove l'idea dei corridoi di
trasporto merci ferroviario al fine di convogliare gli investimenti
ed i provvedimenti sulla capacità verso le direttrici più
importanti.
Tuttavia,
anche se tali ambizioni possono sembrare ammirevoli, i numeri sono
tali da mettere paura.
La
CER (Comunità delle Ferrovie Europee) ha portato avanti studi
su sei importanti corridoi e ha concluso che, al fine di creare
abbastanza capacità da assorbire una crescita composta sino
al 72% nel trasporto merci ferroviario da oggi al 2020, sarebbero
necessari investimenti nell'ordine di 145 miliardi di euro
nell'arco dei prossimi 14 anni.
E
qui sta il problema.
L'Europa
- Commissione o Parlamento che sia - non controlla in effetti grandi
budget da destinare al trasporto, che restano saldamente nelle mani
dei governi nazionali.
Questa
frammentazione del mercato ferroviario europeo resta l'ostacolo
maggiore per il cambiamento.
Il
trasporto merci ferroviario resta ostinatamente una questione
nazionale agli occhi di molti dei maggiori governi membri UE.
In
particolare, spezzare il predominio delle società ferroviarie
statali - e, sostengono alcuni, il favoritismo nei loro confronti -
sembra ancora un sogno distante.
Nel
corso degli ultimi 12 mesi, gli operatori ferroviari privati in
cerca di un punto di appoggio in alcuni dei maggiori mercati europei
hanno accusato i governi nazionali di rendergli la vita dura, a dir
poco.
Il
cliché nel settore della logistica è la frase “le
merci non votano” e ciò suona dolorosamente vero per
gli operatori del settore che mirano a paesi come la Francia, dove
quasi tutti gli investimenti seri in infrastrutture ferroviarie
vengono dedicati all'espansione dei preziosi servizi
passeggeri TGV del paese.
Nel
contempo, la branca delle merci, cioè la SNCF Fret, procede
faticosamente tra gli interventi provvidenziali dei contribuenti.
Le
ferrovie francesi sono state inoltre paralizzate dagli scioperi
negli ultimi mesi, sulla scorta delle agitazioni sindacali contro i
piani di riforma del neo-eletto presidente Sarkozy in ordine alle
pensioni ed altri vantaggi degli impiegati pubblici, in particolare
la pensione anticipata (a 50 anni) di cui i lavoratori delle
ferrovie usufruiscono da decenni.
Molto
dipende dalla determinazione di Sarkozy, che era stato eletto con un
mandato di “rottura” rispetto alla storia recente del
paese in materia di generosi sussidi sociali, che a suo - come di
molti altri - giudizio risultano economicamente insostenibili.
Peraltro,
molti tentativi di riforma attuati in precedenza erano stati
abbandonati di fronte all'aggressività dei sindacati
dei ferrovieri che rifiutano di ammettere qualsiasi modifica del
loro status privilegiato.
La
SNCF Fret sta subendo perdite e quote di mercato dal momento che i
clienti si rivolgono alla strada ed al trasporto marittimo a corto
raggio, prima di tutto per ragioni di affidabilità.
Troppo
spesso i suoi servizi vengono cancellati per dirottare i macchinisti
sui servizi passeggeri o perché semplicemente il personale
non si presenta al lavoro.
Gli
scioperi complicano ulteriormente il problema.
In
ogni caso, sebbene la Francia venga considerata la bestia nera di un
mercato ferroviario comune, non è per nulla la sola a
trovarsi in questo stato.
In
Italia, le autorità preposte alla concorrenza hanno dato il
via ad una indagine sui supposti abusi della posizione dominante
dell'operatore ferroviario statale FS e la sua consociata
gestore della rete RFI.
I
concorrenti affermano che la RFI ha effettivamente favorito la FS
non concedendo alle società concorrenti uno sconto speciale
per l'accesso a binari caratterizzati da una scarsa
manutenzione che richiedono l'utilizzazione di due
macchinisti.
La
società di logistica con sede in Svizzera Kuehne & Nagel
recentemente ha comunicato all'operatore nazionale tedesco
Deutsche Bahn di essere intenzionata a ridurre le proprie attività
con la consociata della DB Railion se saranno portati avanti i piani
finalizzati ad effettuare operazioni della Railion con il marchio DB
Schenker.
La
K&N solleva obiezioni a che le proprie merci vengano trasportate
sotto la denominazione del proprio principale concorrente.
Nel
frattempo, in Belgio, il governo ha emanato un regio decreto che
impone che tutti i macchinisti vengano addestrati dalla società
ferroviaria statale SNCB.
“L'idea
di chiedere ad un concorrente di addestrare il proprio personale è
alquanto ridicola in un libero mercato” afferma al riguardo la
britannica RFG (Rail Freight Group).
E
così via… Le questioni dell'apertura del
mercato, della concorrenza, della scelta degli operatori e della
qualità del servizio sono tutte collegate tra loro, afferma
il presidente della RFG Lord Tony Berkeley.
Il
quale poi dichiara: “Negli ultimi anni, il numero degli
operatori privati nel settore ferroviario intermodale è
effettivamente diminuito, da 14 a 3, dal momento che gli operatori
titolari hanno acquisito gli altri.
Si
tratta di un fatto molto serio, se i clienti desiderano la
possibilità di scegliere e la qualità del servizio”.
Una
via da percorrere, suggerisce Lord Berkeley, è quella
consistente nel seguire le recenti conclusioni della Commissione
Europea avverso la struttura dell'industria energetica - che
presenta molte somiglianze con le ferrovie - richiedendo il
decentramento della rete e della produzione, nonché la
creazione di un “regolatore” indipendente a livello
europeo.
“L'argomentazione-chiave
comporta significative conseguenze per i consumatori: confrontando
il mercato del Regno Unito, che è completamente decentrato,
con quello della Germania, che non lo è, la Commissione
Europea ha scoperto che, sebbene i prezzi all'ingrosso
tedeschi fossero più bassi del 31%, i loro consumatori hanno
pagato il 25-31% in più rispetto al Regno Unito”
sottolinea.
“Le
stesse argomentazioni possono applicarsi al settore ferroviario.
Nel
Regno Unito, il maggiore operatore di trasporto merci ha il 60% del
mercato rispetto all'85% circa di quello che ha la maggiore
quota in Germania.
Ciò
che è più importante, è che non vi è
alcun nesso giuridico tra qualsiasi operatore di treni ed il gestore
dell'infrastruttura nel Regno Unito, mentre vi sono strette
relazioni nel contesto del modello tipo holding in Germania.
Questo
collegamento presente in Germania, in Francia ed in altri stati
membri è ciò che la Commissione Europea sta cercando
di cambiare”.
La
RFG ha accolto favorevolmente le proposte della Commissione sul
decentramento del mercato dell'energia e preme affinché
si segua tale corso anche nel settore ferroviario.
“Mediante
tali proposte, ci sarà una completa liberalizzazione
dell'industria ferroviaria ed una rigorosa regolamentazione
dei fornitori monopolisti quali i gestori delle infrastrutture, che
dovranno essere del tutto separati dagli operatori di treni”
afferma Berkeley.
Tuttavia,
molti grandi stati membri - fatta eccezione per il Regno Unito e,
forse, i Paesi Bassi - ancora considerano i propri operatori
nazionali quasi come dei monopoli naturali.
Riuscire
a convincerli che il trasporto merci ferroviario è solo una
delle tante industrie di servizio sarà un'impresa
improba. (da:
Cargo Systems, dicembre 2007, pagg. 46-47)
Orient Overseas (International) Limited (OOIL), la società
controllata dal gruppo armatoriale cinese COSCO Shipping Holdings
che opera servizi di trasporto marittimo containerizzato con ...
- Via Raffaele Paolucci 17r/19r - 16129 Genova - ITALIA
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