 Se nel recente passato la pandemia di Covid-19 e la recessione
globale sono stati i problemi dominanti tra i vari fattori di
rischio con cui si confronta il settore del trasporto marittimo, ora
la preoccupazione predominante è diventata l'instabilità
politica degli ultimi anni assieme alla transazione verde in atto
nell'industria. Lo evidenzia l'“ICS Maritime Barometer Report
2024-2025”, il rapporto annuale sullo stato di fiducia
dell'industria dello shipping elaborato dall'associazione
armatoriale International Chamber of Shipping (ICS) presieduta da
Emanuele Grimaldi.
Il rapporto precisa che il fattore dell'instabilità
politica è alla base di tutti gli altri principali fattori di
rischio identificati dagli intervistati: oneri amministrativi,
barriere commerciali e attacchi informatici, tutti strettamente
legati ai governi e alla geopolitica. In particolare, gli attacchi
informatici da parte di attori statali e non statali sono in
crescita e un rapporto del 2025 del Government Accountability Office
degli Stati Uniti avverte della necessità di azioni urgenti
nel settore marittimo per affrontare le vulnerabilità della
sicurezza informatica che lo espongono a tali minacce. La crescente
dipendenza del settore dalle infrastrutture digitali e
dall'intelligenza artificiale mantiene questo rischio in cima
all'agenda.
L'analisi dei dati del sondaggio ICS Maritime Barometer, che è
durato quattro anni, rivela un calo della fiducia dei leader del
settore marittimo nella gestione dei rischi derivanti
dall'instabilità politica, con le aziende del settore che
hanno dovuto adattarsi a scenari operativi in rapida evoluzione e
con equipaggi e navi che troppo spesso sono considerati danni
collaterali di situazioni di conflitto. Il rapporto evidenzia,
tuttavia, anche le opportunità presentate dalle stesse
tensioni geopolitiche, con la guerra commerciale in corso tra USA e
Cina che, ad esempio, da un lato aggiunge ulteriore incertezza ma
apre anche nuove opportunità dato che gli scambi commerciali
vengono deviati e si esplorano nuovi accordi tra le nazioni e l'UE
per garantire una maggiore stabilità della supply chain.
L'analisi osserva che la Cina sembra destinata ad incrementare i
propri scambi commerciali con il Sud del mondo, mentre i Paesi
latinoamericani stanno riscontrando maggiori opportunità di
esportazione poiché i loro prodotti stanno diventando più
attraenti per gli acquirenti statunitensi e globali.
L'analisi si sofferma poi sulla transizione verde dell'industria
dello shipping specificando che le normative rimangono l'elemento
più significativo tra le questioni chiave di questo percorso
che incidono sulle attività commerciali. Il rapporto ricorda
che gran parte di questo cambiamento è guidato
dall'evoluzione delle normative dell'Unione Europea e
dell'International Maritime Organization e rileva che i risultati
della riunione dello scorso aprile del MEPC 83 dell'IMO, incluso il
Net Zero Framework, potrebbero sostenere gli elevati livelli di
fiducia del settore registrati nell'indagine di quest'anno per
gestire l'impatto delle normative e delle misure basate sul mercato,
se supportati da politiche pragmatiche facili da applicare e da
attuare nella pratica.
L'analisi spiega che, data l'incertezza che circonda lo scenario
politico globale e l'evoluzione della normativa sulla
decarbonizzazione, i leader del settore marittimo sono decisamente
più ottimisti nei confronti di opzioni di carburante navale
collaudate e pongono poca fiducia, invece, in tutti i carburanti e
in tutte le tecnologie alternative a zero o quasi zero emissioni che
si prevede potrebbero costituire un'alternativa nel prossimo
decennio. Al contrario - precisa il rapporto - gas naturale
liquefatto, HFO con tecnologia di abbattimento e biocarburanti sono
nettamente in testa nei risultati di quest'anno, con una maggioranza
del 55% degli intervistati a favore del GNL. Se metanolo e ammoniaca
rimangono le scelte chiave per il futuro dei carburanti navali,
tuttavia, con l'emergere di realtà che ostacolano la
disponibilità di carburanti alternativi e di infrastrutture
per la loro fornitura, i leader del settore marittimo sembrano
sentirsi più a loro agio nel pianificare le operazioni
attorno a carburanti che presentano consolidate infrastrutture di
distribuzione nonché operazioni di bunkeraggio e di sicurezza
note e profili di costo più chiari.
Il rapporto sottolinea che il settore del trasporto marittimo
rischia di mancare i suoi obiettivi di decarbonizzazione senza forti
segnali economici e normativi ed un aumento dei finanziamenti
pubblici, fattori che il sondaggio evidenzia attestarsi attualmente
al minimo storico degli ultimi quattro anni e rappresentare uno dei
principali elementi che gravano sulla fiducia degli operatori del
settore. L'analisi osserva che sono necessari investimenti sia
pubblici che privati per indirizzare le decisioni finali di
investimento nel settore energetico e consentire un'adozione
scalabile di carburanti e tecnologie a basse emissioni al ritmo
necessario per una rapida transizione verde dello shipping.
L'aspetto economico dei combustibili del futuro può
altrimenti sembrare insormontabile per l'industria, con elevati
costi iniziali di produzione, e quindi elevati costi del carburante,
che possono essere ridotti solo con investimenti significativi e con
l'implementazione di infrastrutture e tecnologie. Il rapporto spiega
che spetta ai big player, compresi governi e banche, rafforzare la
fiducia dei leader del settore marittimo e garantire che vi siano
solide basi per una maggiore ambizione sul fronte della transizione
energetica.
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