 Le novità introdotte dalla legge 18 luglio 2025 n. 105 in
materia di tempi di pagamento nel trasporto merci rappresentano «una
riforma che non riforma nulla». Lo denuncia Cinzia Franchini,
presidente dell'associazione Ruote Libere, commentando le circolari
diffuse dal Comitato Centrale dell'Albo degli Autotrasportatori
relative a queste misure.«La nuova legge - spiega Franchini -
viene presentata come un passo avanti, ma nella vita reale delle
imprese di autotrasporto non cambia assolutamente nulla. Il termine
massimo di pagamento rimane fissato a 60 giorni dalla data di
emissione della fattura, che nella pratica diventano 90 o
addirittura 120 giorni dalla prestazione. Una soglia insostenibile
per un settore che vive di liquidità immediata e di costi
crescenti. Se questa è la “tutela”, siamo davanti
a un bluff».
Secondo Ruote Libere, il meccanismo introdotto, che prevede la
possibilità per l'Autorità Garante della Concorrenza e
del Mercato di intervenire in caso di “ritardi diffusi e
reiterati”, resta un dispositivo puramente teorico, lontano
dalla realtà in cui operano migliaia di micro imprese.
«Affinché l'AGCM intervenga - precisa Franchini -
servono mesi di ritardi documentati, un fenomeno diffuso su più
committenti, tabelle, PEC, dichiarazioni sostitutive e intere
semestralità di fatture non pagate. Ma chi conosce davvero il
settore sa che quasi nessun piccolo vettore avrà tempo,
strumenti e coraggio per affrontare questa burocrazia. E anche nel
caso eccezionale in cui la segnalazione andasse avanti, la sanzione
finirebbe allo Stato, non a chi deve incassare. Il danno rimane al
trasportatore».
Ruote Libere denuncia anche l'assenza di qualunque misura che
renda più rapido o automatico il recupero dei crediti: nessun
accorciamento dei termini di pagamento, nessuna sanzione immediata
per la singola fattura in ritardo, nessun privilegio nei pagamenti,
nessuna procedura rapida, nessuna tutela contro le ritorsioni
commerciali verso chi segnala.
«La realtà - prosegue Franchini - è che il
trasportatore che non viene pagato continua ad avere a disposizione
solo decreto ingiuntivo, avvocato e anni di attesa. Intanto i costi
corrono e la liquidità manca. Non si è voluto
affrontare - sottolinea la presidente di Ruote Libere - il cuore del
problema: la sproporzione di forza contrattuale fra committenza e
piccoli vettori».
Per l'associazione, inoltre, le circolari del Comitato Centrale
confermano che la legge non è ancora pienamente operativa:
serviranno interlocuzioni, procedure, linee guida. Nel frattempo,
gli autotrasportatori continuano a essere il bancomat della filiera.
«La politica, con la complicità delle associazioni di
categoria che hanno elaborato questo provvedimento - afferma
Franchini - ha scelto di non disturbare la committenza strutturata e
di scaricare tutto sulle spalle dei più fragili. Questa
riforma, per come è stata scritta, rischia addirittura di
peggiorare la situazione: ora ai ritardi nei pagamenti si aggiunge
un carico di adempimenti, dichiarazioni e tabelle che pochi potranno
permettersi di gestire».
Secondo Ruote Libere, la categoria aveva bisogno di tutt'altro:
pagamenti a 30 giorni reali, in linea con le proposte europee,
sanzioni automatiche per ogni singolo ritardo, come avviene in
Spagna, tutele effettive contro le ritorsioni per chi segnala, un
recupero crediti rapido e dedicato al settore e una revisione del
rapporto di forza tra committenti e vettori, oggi - evidenzia
l'associazione - totalmente sbilanciato. «Se non si interviene
davvero - conclude Franchini - continueremo a vedere imprese
virtuose chiudere per mancanza di liquidità, mentre i ritardi
nei pagamenti resteranno una prassi tollerata. Ruote Libere
continuerà a denunciare, con determinazione e senza
compromessi, ciò che questa legge non ha il coraggio di
affrontare».
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