 Luci ed ombre dell'applicazione delle tecnologie
dell'intelligenza artificiale al settore marittimo e a quello delle
assicurazioni sono stati prese in esame nei giorni scorsi dal The
International Propeller Club - Port of Genoa che ha organizzato una
riunione conviviale sul tema “Intelligenza artificiale ed
assicurazioni marine e trasporti: regole, rischi ed opportunità
nell'era digitale”.
Spiegando che nel settore assicurativo l'AI viene già
usata per rendere più veloci e semplici operazioni come la
gestione dei sinistri, il servizio clienti o la personalizzazione
delle offerte, Luca Bagnato di Prima Assicurazioni ha parlato sia
delle opportunità che dei rischi connessi all'impiego
dell'intelligenza artificiale, questi ultimi incentrati
principalmente sull'affidabilità dei dati, sulla protezione
della privacy e sull'uso corretto delle informazioni sensibili. A
tal proposito ha accennato al regolamento europeo sull'intelligenza
artificiale (AI Act), che classifica i diversi tipi di AI in base al
rischio (minimo, limitato, alto, inaccettabile) e ne regola l'uso.
Matteo Turci dello Studio Legale Turci ha sottolineato come
l'intelligenza artificiale stia cambiando il settore delle
assicurazioni, soprattutto nel campo marittimo e dei trasporti. In
particolare, uno degli ambiti più interessanti è l'uso
dell'AI per valutare i rischi assicurativi. Rispetto all'essere
umano, l'AI può analizzare una quantità enorme di dati
in poco tempo, rendendo possibile assicurare anche realtà
nuove, come le start-up o attività senza una storia
assicurativa. Tuttavia, questo vantaggio comporta anche dei rischi:
spesso non si riesce a capire come l'AI arrivi alle sue decisioni,
perché funziona come una sorta di “scatola nera”
(black box). Questo - ha rilevato Turci - può creare problemi
sia per chi richiede una polizza e viene rifiutato senza motivazioni
chiare, sia per l'assicuratore, che potrebbe accettare rischi troppo
alti senza accorgersene. Inoltre, se i dati utilizzati per
addestrare l'AI sono manipolati, il risultato può essere
volutamente alterato per trarne un vantaggio.
Turchi ha affrontato anche il tema dei mezzi a guida autonoma,
come le navi che viaggiano senza equipaggio umano grazie a sensori e
intelligenza artificiale. In questi casi - ha osservato - le regole
attuali non sono ancora pronte a gestire situazioni dove non esiste
un comandante umano riconoscibile. In caso di incidente diventa
difficile stabilire cosa sia successo, chi sia il responsabile,
quale compagnia assicurativa debba intervenire e chi debba pagare.
Le cose si complicano ancora di più quando diverse
intelligenze artificiali interagiscono tra loro, magari provenienti
da aziende diverse e non sempre compatibili, come accade in alcuni
porti automatizzati. La presenza di tanti attori tecnologici rende
difficile capire dove si trova il problema e chi ne deve rispondere.
Turci ha parlato di come l'AI e i sensori possano essere usati
per gestire in modo automatico i sinistri. Per esempio, installando
sensori nei container o nelle stive delle navi è possibile
rilevare eventuali danni mentre il carico è ancora in
viaggio. In alcuni casi, l'intelligenza artificiale potrebbe avviare
subito il rimborso, prima ancora che la nave arrivi a destinazione.
Questo permette una gestione molto veloce, ma può portare a
errori: magari si autorizza un rimborso per un danno che non esiste,
oppure si decide di buttare via merci che in realtà sono
ancora buone. Per ridurre questo rischio, una possibile soluzione è
utilizzare questi sistemi solo per danni piccoli oppure prevedere
sempre una verifica umana finale.
Secondo Davide Pignone della Siat, oggi, tuttavia, il rischio
più grande non è tanto tecnologico, ma strategico: chi
non inizia a sperimentare l'intelligenza artificiale - ha spiegato -
rischia di essere superato da chi invece la sa usare bene. Per
questo motivo, ha consigliato di partire mappando i processi
aziendali, per capire dove l'AI può essere utile, e di
avviare piccoli progetti pilota per testarla in modo concreto. Ha
evidenziato anche l'importanza sia di formare i team e i manager,
così che tutta l'organizzazione possa acquisire una buona
conoscenza della tecnologia, sia di integrare l'intelligenza
artificiale con il business, in modo che diventi una parte naturale
e vantaggiosa del lavoro quotidiano.
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