
Se le associazioni di spedizionieri, doganalisti e agenti
marittimi della Spezia hanno manifestato debolmente qualche
preoccupazione per l'ipotesi di trasferimento delle competenze
amministrative del porto di Marina di Carrara dall'Autorità
di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale a quella del Mar
Tirreno Settentrionale, come previsto da un emendamento inserito nel
decreto-legge Infrastrutture
(
del
17
giugno 2025), assai maggiore preoccupazione hanno espresso
alcuni terminalisti che operano nel porto di Carrara o nel porto di
La Spezia, gestito anch'esso dall'AdSP della Liguria Orientale.
Si tratta dei terminalisti Dario Perioli, FHP, Grendi e Tarros
che sono attivi anche in altri settori della logistica inclusi
quelli rappresentati dalle tre associazioni. Le quattro aziende
hanno sollecitato alle istituzioni «un processo decisionale
partecipato a fronte dell'emendamento al decreto Infrastrutture che
- hanno evidenziato - potrebbe determinare rischi alla stabilità
ed allo sviluppo dei due porti coinvolti». Dario Perioli, FHP,
Grendi e Tarros hanno spiegato che la proposta di trasferimento
«potrebbe compromettere lo sviluppo raggiunto dai porti di La
Spezia e di Marina di Carrara negli ultimi anni, con effetti su
tutto l'assetto operativo e competitivo dell'intero cluster portuale
del Mar Ligure Orientale».
Le quattro società hanno specificato che si rischia di
mettere in pericolo sviluppo e investimenti consolidati dato che
«l'integrazione di Marina di Carrara nell'AdSP del Mar Ligure
Orientale ha portato sin dall'inizio ad un significativo incremento
dei traffici di questo scalo, triplicati fino a raggiungere 5,5
milioni di tonnellate annue, e ad investimenti per 95 milioni di
euro, di cui 57 finanziati con fondi propri dell'AdSP». E a
rischio sono anche sinergie operative e complementarietà
merceologiche, constatato che - hanno precisato - «la
collaborazione tra gli operatori dei porti di La Spezia e Marina di
Carrara ha permesso da una parte la diversificazione e
specializzazione dei traffici con categorie merceologiche e mercati
complementari, dall'altro l'avvio di nuove attività, come il
project cargo e il traffico ro-ro. Inoltre le sinergie operative e
la prossimità geografica tra i due scali - hanno rilevato -
hanno permesso di rendere maggiormente competitiva tutta la
logistica retroportuale, di fatto consolidando la posizione
strategica dei due porti nel sistema logistico nazionale».
Dario Perioli, FHP, Grendi e Tarros hanno sottolineato anche
«l'attenzione allo sviluppo dei traffici intermodali con
collegamenti ferroviari di cui La Spezia è leader e dove
anche Marina di Carrara, di conseguenza, sta traendone beneficio
aumentando le proprie quote, in un'ottica strategica condivisa di
positivo impatto ambientale e sociale».
Inoltre, le quattro aziende temono un'impatto sull'occupazione
avendo l'attuale assetto amministrativo «garantito crescita e
sicurezza per i lavoratori e le imprese operanti nel porto. Le
incertezze derivanti da cambiamenti gestionali - hanno osservato -
potrebbero produrre effetti negativi su modelli ben consolidati la
cui programmazione pluriennale richiede stabilità e certezza
delle regole amministrative».
Infine i quattro operatori hanno fatto notare «che è
auspicabile e necessario che decisioni di tale rilevanza vengano
adottate attraverso un adeguato dibattito pubblico per il quale le
parti interessate si rendono disponibili a dare il loro contributo».
A tal fine Dario Perioli, FHP, Grendi e Tarros hanno chiesto «di
garantire un processo decisionale partecipato, che tenga conto delle
esigenze degli operatori del settore che tanto stanno investendo per
lo sviluppo dei traffici di questo sistema portuale».