
È giunto oggi alla quarta giornata lo sciopero proclamato
dal PENEN, il sindacato panellenico dei marittimi della marina
mercantile, che ieri ha deciso di proseguire per altre 24 ore la
mobilitazione, che avrà termine alle ore sei di domani. Lo
sciopero, che è stato dichiarato illegale dai tribunali
greci, ha causato nel porto di Patrasso il fermo dei traghetti
Superfast I,
II,
IV e
XI del gruppo
Attica utilizzati sulle rotte con l'Italia che impiegano equipaggi
greci. Il gruppo armatoriale ellenico ha annunciato che
intraprenderà azioni previste dalla legge per perseguire
penalmente e civilmente PENEN, mentre il sindacato ha specificato
che la decisione di proseguire l'azione di protesta è stata
assunta dopo il rifiuto e la posizione intransigente nel fornire
risposte alle rivendicazioni della PENEN da parte della SEEN,
l'associazione greca che rappresenta le compagnie di navigazione che
operano nel settore del trasporto di passeggeri, e del Ministero
delle Attività marittime e della politica insulare. Inoltre
PENEN ha condannato quella che ha definito un'operazione di
repressione e persecuzione organizzata dagli armatori e dal governo
che ha portato all'arresto di scioperanti. Il sindacato ha lanciato
anche gravi accuse a Manolis Tsikalakis, segretario generale della
Panhellenic Seamen's Federation (PNO), federazione sindacale a cui
la stessa PENEN aderisce, che - secondo PENEN - avrebbe dimostrato
di essere ancora una volta al servizio degli armatori.
Da parte sua, l'associazione armatoriale SEEN ha ricordato di
aver sottoscritto con la PNO, a cui PENEN è associata, un
contratto collettivo di lavoro biennale, in fase di implementazione
e in vigore dallo scorso primo gennaio, in cui, tra l'altro, è
stato concordato un aumento salariale complessivo del +5% per il
2025, in aggiunta agli aumenti del +11% concessi ai marittimi greci
nei due anni precedenti. SEEN ha sottolineato che la totale
indifferenza alle decisioni dei tribunali da parte di una parte dei
sindacalisti rappresenta un affronto diretto allo stato di diritto e
un duro colpo alla stabilità istituzionale del lavoro
marittimo e delle navi battenti bandiera greca, e ha annunciato di
aver informato le autorità competenti affinché possano
essere avviate azioni legali.
Lo scambio reciproco di accuse al vetriolo non risparmia le due
organizzazioni sindacali, con Manolis Tsikalakis e l'intero
direttivo della PNO che hanno definito l'azione di protesta un'opera
di cattivo gusto diretta dall'associazione SEEN assieme al
presidente della PENEN, Antonis Dalakogiorgos, e volta ad
estromettere nel più breve tempo possibile i marittimi greci
dalle navi battenti bandiera greca che operano in Adriatico. Grave,
in particolare, l'accusa rivolta dalla PNO alla PENEN di aver avuto
contatti con i dirigenti della compagnia di navigazione Minoan Lines
del gruppo italiano Grimaldi che avrebbero portato ad una modifica
degli itinerari della nave Kydon Palace della Minoan, che
batte bandiera greca, e a non condurre azioni contro le altre navi
del gruppo battenti bandiera italiana che - ha osservato PNO -
stanno operando normalmente mentre solo le navi battenti bandiera
greca rimangono ferme nel porto di Patrasso. Nella sua veemente
denuncia il direttivo della PNO ha specificato di ritenere
responsabili di questa situazione, oltre che soprattutto il
segretario generale della PENEN, la SEEN e il gruppo armatoriale
greco Attica, con quest'ultimo che non si capisce bene di cosa sia
accusato dato che sta protestando affinché le sue navi siano
rimesse in condizione di lasciare il porto di Patrasso e ha
denunciato che la condotta della PENEN, ignorando la legislazione
vigente e le decisioni della magistratura greca, sta causando danni
incalcolabili all'economia greca e alla stessa Attica Holdings.