
Trasportounito spiega le ragioni per cui il settore
dell'autotrasporto chiede il riconoscimento dei costi attribuiti
alle disfunzioni dei servizi ai camion che si verificano nei porti,
voce di costo aggiuntiva a cui si oppongono le altre categorie della
logistica. «Chiediamo - chiarisce Giuseppe Tagnochetti,
coordinatore nazionale Trasporto Contenitori di Trasportounito -
funzionalità operativa e il controllo e riduzione dei tempi
di attesa e di sosta. Non abbiamo né interesse né
volontà di speculare sull'inefficienza dei servizi ai camion
che ormai è cronica in porti come Genova, Spezia, Vado
Ligure, Livorno, Marghera, né tantomeno fare la guerra ai
terminalisti o ad altri operatori della filiera portuale. La nostra
richiesta di applicazione delle Port Fee ha l'obiettivo di
redistribuire in modo più equo i costi di tutti i disservizi
che colpiscono l'autotrasportatore nell'attività portuale
quotidiana».
Tagnochetti specifica che le Port Fee rappresentano in effetti
una misura economica forfettaria, un sorta di “minimo
garantito”, a fronte di costi sostenuti dalle imprese di
autotrasporto che non possono essere ricompresi in un sistema
tariffario che si basa esclusivamente su una percorrenza
chilometrica e non sui tempi improduttivi e che, nella pratica di
tutti giorni, è compresso dallo strapotere contrattuale della
committenza.
Inoltre, Trasportounito ricorda di aver rivolto alle Autorità
di Sistema Portuale la richiesta di interventi strutturati e
regolatori per il rispetto delle condizioni minime di dignità
e sicurezza stradale degli autisti e sostenibilità dei conti
economici delle imprese di autotrasporto. «Autorità di
sistema - sottolinea Tagnochetti - che non vigilano sulla qualità
dei servizi resi dai concessionari portuali (e che in linea torica
potrebbero produrre la revoca della concessione in caso di gravi
inadempienze) e non intervengono quando esplodono vere e proprie
congestioni dentro e fuori i terminal, con il blocco operativo di
interi bacini portuali».
Trasportounito interviene anche sulla nuova normativa introdotta
dal decreto-legge Infrastrutture, criticata dall'associazione
dell'autotrasporto
(
del 20
maggio 2025), ricordando che le lunghe attese al carico e
scarico generano non solo improduttività ed extracosti bensì
uno stress contro il tempo degli autisti in molti casi - denuncia
l'associazione - “costretti” a violare norme e
comportamenti relativi alla sicurezza stradale.
Da ciò discende l'invito di Trasportounito a tutte le
associazioni terminalistiche e logistiche a collaborare in modo
trasparente e collaborativo sull'applicazione della aggiornata
disciplina delle attese. L'associazione ricorda che la tracciabilità
e la documentazione delle attese, soste e ritardi sono ora garantite
dall'utilizzo del localizzatore e del cronotachigrafo digitale.
Trasportounito evidenzia che dopo 90 minuti di sosta in attesa del
carico è necessario il pagamento alle aziende di
autotrasporto di un compenso di 100 euro all'ora: «il tempo in
cui il camion è obbligato ad attendere - conclude Tagnochetti
- deve essere pagato, e non può essere oggetto di
patteggiamenti commerciali».