TRAFFICI MARITTIMI E UNIONE
EUROPEA: L'INTEGRAZIONE DEL SISTEMA ITALIA
Giovedì 19 Giugno 1997
Centro Congressi Magazzini del Cotone di Genova
Intervento di Enrico Scerni
Presidente della Camera di Commercio di Genova
Per il sistema italiano dei trasporti e della logistica, la sfida,
il "challenge", che il mercato internazionale sta proponendo,
è - ad un tempo - dura e decisiva. E' un banco di prova
sul quale, da un lato, si gioca una fetta non marginale di credibilità
del sistema-paese (sia nella sua accezione politica, sia in quella
economica); dall'altro si giocano le possibilità di recuperare
il tempo perduto e almeno di colmare in parte quel gap che ancora
ci separa da altri paesi europei.
I ritardi che abbiamo scontato nell'assunzione delle grandi scelte
infrastrutturali,, una certa lentezza decisionale non infrequentemente
accompagnata dalla ricerca ostinata del consenso anche sui grandi
progetti strategici per il paese, la mancata ottimizzazione delle
risorse pubbliche, si sono sommate in una risultante: la sottovalutazione
(sia da parte del mondo politico sia da parte di quello imprenditoriale)
dei rischi cui veniva esposto il sistema paese nel suo complesso.
E questa è una fotografia che tutti abbiamo avuto sotto
gli occhi e che tutti insieme vorremmo poter "archiviare".
Guardiamo perciò con soddisfazione alle più recenti
"performances" dei nostri porti, di Genova in particolare,
il cui boom di traffico non consente di dilazionare i grandi interventi
(ferroviari in particolare), e quella nutrita serie di adeguamenti
organizzativi, normativi e gestionali cui si è posta mano
da tempo: cito, a titolo di esempio, la riorganizzazione e la
flessibilità del lavoro portuale e la riarticolazione del
servizio doganale.
La globalizzazione dei mercati impone a tutti una grande serietà
e uno sforzo ingente in quanto da concentrarsi in un periodo limitatissimo.
Non anni, ma pochi mesi, entro i quali l'Italia vuole giocarsi
con successo quelle chances di piattaforma logistica sud-europea
sino ad oggi non sviluppate e sfruttate con compiuta efficacia.
Oggi nessuno può, né - credo - intenda, cedere alle
polemiche, neppure a quelle che ad osservatori esterni potrebbero
apparire "scaramucce" di retroguardia a difesa di presunti
diritti acquisiti da singole categorie. Mi riferisco, ad esempio,
a quell'articolo 17 della legge sul nuovo assetto portuale, che
è entrato nel mirino dell'Unione Europea, nell'ambito di
un contenzioso aperto da troppi anni, ma soprattutto diventato
simbolo di un "anacronismo" sul piano delle priorità.
I problemi della portualità italiana - che già deve
fare i conti con i lacci burocratici e i ritardi nella realizzazione
delle infrastrutture intermodali di scorrimento della merce -
sono ben altri.
E' ben vero che sta emergendo - fortunatamente - l'orientamento
governativo di eliminare - in sede di "dovuta" rilettura
della legge di riforma - tale anacronistica normativa, ma esiste
pur sempre il timore che il risultato finale non si inserisca
in modo pieno e convincente nel solco, tracciato dall'Unione,
in tema di libertà e concorrenza nell'erogazione del lavoro
e dei servizi portuali.
E' venuto il momento di mostrare grande coraggio, il coraggio
di saltare su un treno in corsa, affrontandone con coscienza e
lucidità tutti i rischi. Per far questo - a mio avviso
- esiste solo una strada: quella delle decisioni, anche al prezzo
di parziali impopolarità, ma nel rispetto dell'interesse
collettivo. Il governo è quindi chiamato ad uno sforzo
massiccio di affidabilità internazionale, ma tutte le parti
in causa devono recitare un copione del tutto nuovo e non convenzionale,
accettando le regole di un mercato che comunque - volenti o nolenti
- s'imporrà in ogni caso.
Come Presidente della Camera di Commercio di Genova vorrei qui
richiamare il fatto che, nel quadro di uno sviluppo armonico e
razionale del trasporto nel Mercato Unico Europeo, Genova sta
già recuperando tutte le valenze e le potenzialità
connesse ad una eccezionale posizione geografica e ad un "know-how"
riconosciutole unanimemente. Testa di ponte sul mare, o meglio,
porto naturale e integrato alla più importante area di
consumo e produzione del sud Europa, Genova ha recuperato affidabilità
e standard di produttività portuale in linea con quelli
del Nord Europa, grazie al processo di terminalizzazione e di
privatizzazione attuato in questi anni, con un lucido coraggio
pari alla sua coscienza vocazionale d'essere "leader",
e quindi precursore obbligato della portualità almeno nazionale.
Ma non è il caso di cullarci in questo pur legittimo orgoglio,
perché altrimenti correremmo il rischio di consentire alla
città di rilassare la sua attenzione verso l'obiettivo.
E' vero che entro fine anno sarà sfondato il tetto di un
milione di teus, ma proprio l'esperienza dei grandi porti nord
europei ci ha insegnato che il traffico si radica e produce ricchezza
laddove esiste un'organizzazione logistica globale. Le infrastrutture
di trasporto e di rapido deflusso della merce sono sempre più
condizione irrinunciabile per l'efficienza del porto e di un moderno
sistema di logistica, così come sono condizione irrinunciabile
per una città che voglia effettivamente vivere del porto
come sua risorsa economica prioritaria.
Ed è proprio sullo sforzo per la rapida definizione dei
grandi progetti infrastrutturali di trasporto, delle scelte urbanistiche
coerenti con le vocazioni economiche della città, che deve
costituirsi e compattarsi un fronte sempre più omogeneo
di consenso, ma - attenzione - non più solo in chiave locale.
In pari tempo, vogliamo essere convinti che tutti i protagonisti
dello scenario portuale - Autorità Portuale, Terminalisti,
Imprese di servizi, Cooperative e Lavoratori portuali - saranno
sospinti dalla "forza delle cose" e, perché no,
da una eredità vorrei dire quasi "cromosomica"
a far avanzare più compiutamente il nuovo modello di offerta
portuale, rivolta all'utenza internazionale che ci rappresenta
sempre più la propria esigenza di maggior efficienza.
Sono queste le grandi sfide che oggi Genova assume e che, in percentuale
tutt'altro che rilevante, rappresentano in definitiva la sfida
dello stesso sistema-paese.
Siamo ben coscienti che mai come oggi, proprio nel settore del
trasporto, siamo sotto la lente d'ingrandimento dei partners europei,
ma anche oggetto di particolare attenzione da parte dei grandi
gruppi internazionali.