Quotidiano indipendente di economia e politica dei trasporti
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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXXIV - Numero 30 NOVEMBRE 2016
LOGISTICA
TECNOLOGIE DI TRASFORMAZIONE NELLA LOGISTICA
Un rapporto pubblicato l'anno scorso dalla PwC
(PricewaterhouseCoopers) ha concluso che enormi volumi di attività
aeree e marittime potrebbero essere a rischio nel caso che le
stampanti in 3D venissero introdotte in massa nei processi
produttivi.
Sebbene vari esperti delle filiere della logistica e della
distribuzione minimizzino la portata degli effetti della stampa in
3D sui flussi di trasporto merci su larga scala, alcuni ritengono
che l'automazione delle fabbriche, delle filiere distributive e dei
canali di distribuzione presenti problematiche persino maggiori per
i tradizionali flussi di traffico est-ovest.
L'argomentazione è semplice: man mano che la tecnologia
riduce la necessità di lavoro - spesso asiatico - a buon
mercato, ciò consente ai produttori di situare la produzione
più vicino ai mercati di consumo.
Ed anche se le filiere distributive più corte possono
realizzare notevoli risparmi sui costi e migliorare la reattività
dei produttori alle richieste dei consumatori, esse altresì
riducono la domanda di trasporto, nel contesto della quale quelle
che più probabilmente ne subiscono gli effetti sono le
movimentazioni aeree e marittime a lungo raggio normalmente
intercorrenti dall'Asia all'Europa ed al Nordamerica.
Sebastian Scholte, amministratore delegato della Jan de Rijk
Logistics e membro del comitato consultivo presso la ditta di
applicazioni della nuvola Lanetix, afferma che l'introduzione delle
tecnologie della robotica e dell'automazione nei processi produttivi
ha avuto conseguenze potenzialmente negative per i traffici e per le
imprese che fanno affidamento su di loro, compresi gli
spedizionieri.
"Alcuni degli attuali flussi di traffico esistono a causa
del fatto che prodotti ad alta intensità di manodopera
vengono fabbricati in paesi in cui il lavoro è a buon
mercato" nota Scholte.
"Il costo del lavoro in Cina è in aumento ma, da
quando la robotica e l'automazione stanno rendendo superfluo un po'
di lavoro, c'è meno necessità di movimentare in giro i
prodotti per produrli da qualche altra parte dove costa meno.
Questo potrebbe rendere possibile produrre più vicino ai
mercati di consumo".
Il dirigente di uno spedizioniere marittimo di spicco presso un
importante integratore afferma che per i grandi 3PL la nuova
tecnologia come la robotica offre opportunità per la
fornitura di soluzioni complesse.
Tuttavia, le aziende di spedizioni e logistica con impronte
minori che facevano più affidamento al trasporto da capolinea
a capolinea potrebbero subire conseguenze negative da una crescita
più lenta o negativa dei volumi sui traffici principali.
"Abbiamo studiato come la tecnologia quale l'automazione
potrà essere messa in atto dai nostri clienti e ci aspettiamo
di vedere che un po' di produzione si sposti più in
prossimità dei mercati di consumo ad ovest, cosa che di
sicuro limiterà la crescita dei volumi marittimi ed aerei"
ha dichiarato.
"Non posso quantificarlo, ma se si guarda anche alla stampa
in 3D allora l'effetto cumulativo sarà un cambiamento dei
flussi di traffico e le domanda fatta di fornitori di soluzioni.
Come questo andrà a finire dipenderà da quali
imprese potranno seguire i propri clienti lungo la filiera di valore
logistico utilizzando la tecnologia per trovare soluzioni.
Ma di sicuro potremmo assistere ad una domanda più lenta
nelle direttrici di trasporto principali, certamente nel viaggio di
andata".
Continua poi: "Naturalmente, ci sono anche implicazioni
pure per le linee di navigazione.
In termini percentuali non ci sarebbe voluto molto nel senso di
un calo della domanda a causa della migrazione della produzione
fuori dall'Asia per danneggiare qualcuno presente nei traffici
provenienti dall'Asia, che si tratti di una linea di navigazione, di
uno spedizioniere o di chiunque".
Posti di lavoro nella logistica
Scholte osserva che le argomentazioni protezioniste in ordine a
"riportare a casa i posti di lavoro e le imprese statunitensi"
espresse da entrambi i candidati alle elezioni presidenziali
statunitensi hanno perso di vista il nocciolo del problema.
"Non si tratta semplicemente di posti di lavoro americani
che si sono spostati all'estero e di posizioni di colletti blu da
riportare a casa" afferma.
"Si tratta di automazione e robotizzazione.
Alcuni studi prevedono che il 40% dei posti di lavoro
scompariranno in futuro.
È una situazione diffusa dappertutto, dalle linee di
assemblaggio agli autisti rimpiazzati da veicoli autoguidati, sino
al magazzinaggio ed all'amministrazione.
Un sacco di questi posti di lavoro svaniranno in futuro".
Infatti, secondo autorevoli esperti, gli aumenti di produttività
offerti dagli ultimi sistemi di automazione non solo minacciano i
modelli commerciali, ma anche la possibilità di sopravvivenza
dei lavoratori della logistica con scarse competenze e dei
magazzinieri in Europa e negli Stati Uniti, nonché la
capacità dei paesi in via di sviluppo di dare rapidamente
impulso alle prestazioni economiche attraverso l'industrializzazione
e l'impiego di massa.
In uno studio ampiamente diffuso pubblicato nel 2013, Carl
Benedikt Frey e Michael Osborne hanno esaminato le probabilità
di computerizzazione per 702 occupati e hanno appurato che il 47%
dei lavoratori in America avevano posti di lavoro ad alto rischio di
potenziale automazione.
In particolare, avevano avvisato che la maggior parte dei
lavoratori dei trasporti e della logistica "probabilmente
sarebbero stati sostituiti da capitale computerizzato".
Sebbene le nuove tecnologie creino anche nuovi posti di lavoro,
la ditta di ricerche Gartner ha previsto che i robot rileveranno
oltre un terzo di tutti i posti di lavoro statunitensi entro il
2025.
"La Gartner prevede che un posto di lavoro su tre sarà
convertito in software, robot e macchine intelligenti entro il 2025"
afferma il direttore delle ricerche alla Gartner Peter Sondergaard.
"Le nuove attività digitali richiedono meno lavoro;
le macchine colgono il senso dei dati più rapidamente di
quanto possano farlo gli umani".
La Roland Berger, una ditta di consulenze strategiche globali
con sede a Monaco di Baviera, ha recentemente condotto uno studio
nel quale si constata che la robotizzazione della logistica dovrebbe
condurre alla scomparsa di 1,5 milioni di posti di lavoro
nell'Eurozona nel giro dei prossimi dieci anni.
Lo studio della Roland Berger sottolinea che il ritorno sugli
investimenti delle soluzioni di automazione della logistica
calerebbe presto in meno di tre anni grazie alle flessibili e
collaborative soluzioni robotiche.
Queste nuove soluzioni, che stanno ora aiutando gli operatori
umani e le macchine a lavorare fianco a fianco nello stesso
magazzino senza bisogno di nessuna importante trasformazione, stanno
inducendo le imprese a ripensare il modo in cui il lavoro è
stato organizzato nel corso degli ultimi decenni.
"Le soluzioni robotiche nella logistica si sono sviluppate
a gran ritmo da quando i giganti di internet le hanno rese le punte
di lancia dei loro piani di espansione" afferma Mehdi El Alami,
capo della Roland Berger.
"Le riduzioni dei costi e la maturità delle
soluzioni sono tali che adesso ci stiamo avvicinando ad un punto
critico in vista della diffusione della presenza dei robot nei
magazzini".
Secondo le ricerche della Roland Berger, la soglia dei costi
alla quale le soluzioni robotiche diventano fattibili nella maggior
parte dell'Europa Occidentale è ora fra 100.000 e 110.000
euro per unità.
Come tale, il costo orario totale di un robot è di circa
18-20 euro quando il costo medio di un operatore umano è di
14-15 euro all'ora nell'Eurozona.
"A lungo andare, l'incremento della produttività, la
lunghezza della durata delle soluzioni robotiche ed il calo dei
prezzi delle attrezzature saranno tutti quanti fattori a favore
della robotizzazione, mentre il costo del lavoro umano continuerà
a crescere strutturalmente" spiega Didier Bréchemier,
socio della Roland Berger.
Economie emergenti
Ma non sono a rischio a causa dell'automazione solo i posti di
lavoro nelle regioni in cui il costo del lavoro è elevato
come gli Stati Uniti e l'Europa.
L'industrializzazione e la produzione con personale in massa
sono stati i motori che da sempre hanno dato lo spunto alla rapida
crescita economica.
La Cina ha seguito la Corea del Sud ed il Giappone nell'utilizzo
della propria forza-lavoro a buon mercato per alimentare lo sviluppo
economico ed ai paesi di tutta l'Asia piacerebbe replicare il
percorso della Cina dallo stato di basso reddito a quello di reddito
medio incoraggiando la produzione.
Per la maggior parte di loro, questo significa arraffare una
pezzo della torta della produzione globale mediante l'apertura dei
mercati della forza-lavoro.
Ma non solo alcuni posti di lavoro legati alla produzione
potrebbero "tornare a casa" per trarre vantaggio
dall'incremento della produttività in conseguenza delle nuove
tecnologie; molti stanno già automatizzando le linee di
produzione in Asia persino in posti come l'India e l'Indonesia dove
i giovani lavoratori sottoimpiegati sono molti e a buon mercato.
Il redattore di questo articolo ha recentemente visitato un
impianto per la lavorazione della farina in Indonesia dove i
dirigenti hanno dichiarato che l'indice di redditività del
capitale investito per la sostituzione di 300 lavoratori con robot
di base è stato di "3-5 anni".
I lavoratori in questione guadagnavano da 80 a 100 dollari USA
al mese.
Per molti paesi poveri con infrastrutture inadeguate e
forza-lavoro con scarse competenze, oppure con troppi strati di
burocrazia, attirare la produzione e compiere il balzo da paese
povero a paese medio o ricco prima che il costo dei robot e delle
soluzioni automatizzate renda obsoleta la produzione con impiego di
massa è una corsa contro il tempo.
Wolfgang Lehmacher, responsabile per la filiera distributiva ed
il settore dei trasporti del Word Economic Forum, afferma che l'uso
della robotica e delle tecnologie di automazione potrebbe far sì
che alcuni paesi in Asia ed Africa manchino l'occasione della
crescita economica della produzione di massa che per gran parte
della storia ha catapultato le economie dalla bassa alla media alla
ricca prosperità, con la Cina a rappresentarne l'esempio più
recente.
"Se le economie in fase di sviluppo possano ancora trarre
vantaggio dal costo del lavoro dipende dalla velocità di
sviluppo del paese e dalla velocità di adozione del modello
autonomo di filiera distributiva e di valore" afferma.
"Coloro che si muovono lentamente corrono il rischio di
trarre vantaggio solamente dalla parte di produzione richiesta al
servizio del proprio mercato locale, se mai.
Ciò avviene a causa della tendenza verso una produzione
più regionale e locale.
Alcuni paesi potrebbero persino non cogliere questa opportunità
quando i mercati sono di piccole dimensioni e la produzione è
organizzata in modo più efficiente a livello regionale
utilizzando le economie maggiori e più forti come basi per
l'offerta locale e regionale".
Continua Lehmacher: "Occorre che i governi assicurino uno
sviluppo industriale ad alta velocità.
La competitività nazionale si può conseguire
mediante un aiuto alla protezione delle industrie locali e
l'assicurazione di un ecosistema della filiera distributiva
transfrontaliera altamente efficiente.
Ciò significa un livello minimo di barriere commerciali
alle importazioni ed esportazioni, infrastrutture digitali e fisiche
sufficienti, snelle procedure amministrative prive di cartaceo ed
efficienti ecosistemi verticali di attività con una serie
completa di fornitori.
Questo non solo aiuterà a crescere l'economia locale ma
inoltre attirerà gli investimenti esteri".
Le implicazioni di questa tendenza potrebbero avere conseguenze
anche sui modelli di migrazione.
L'ONU stima che la popolazione dell'Africa sub-sahariana grosso
modo triplicherà nel giro del prossimo mezzo secolo sino a
quasi 2,7 miliardi di persone.
Senza il tradizionale modello di sviluppo
dell'industrializzazione finalizzato a creare impiego e benessere
adeguati, è probabile che molti guardino ai permeabili
confini dell'Europa alla ricerca di opportunità d'impiego.
Nuove opportunità
Tuttavia, l'incremento della complessità dell'odierno
mondo produttivo può introdurre nuove opportunità per
i lavoratori umani, com'è stato dimostrato dalla decisione
presa quest'anno dalla Mercedes-Benz di sostituire alcuni dei suoi
robot nella linea d'assemblaggio con umani più adattabili
presso la propria fabbrica di Sindelfingen in Germania.
Markus Schaefer, responsabile della produzione della ditta
tedesca che fabbrica autoveicoli, ha dichiarato a Bloomberg:
"I robot non possono far fronte al grado di personalizzazione
ed alle molte variabili che abbiamo oggi".
A suo dire, anche se i robot vanno bene per determinati compiti
che richiedono affidabilità e prestazioni ripetute, non
riescono però ad adattarsi: cosa che sempre più
avviene in relazione alla domanda relativa ad una più ampia
offerta di modelli, ciascuno con sempre maggiori caratteristiche.
Ed in termini di automazione nei magazzini, per il momento
attuale ed il prossimo futuro, il ruolo più probabile della
robotica è quello di offrire soluzioni per le carenze o le
inadeguatezze lavorative in luogo della sostituzione dei lavoratori,
secondo Melonee Wise, amministratore delegato della Fetch
Robotics, un fornitore di rilievo di soluzioni robotiche per il
settore della logistica con sede negli Stati Uniti.
"Il vantaggio principale che abbiamo riscontrato finora è
il fatto che i robot possono contribuire a far fronte alla carenza
di posti di lavoro nel settore del magazzinaggio e della lavorazione
di materiali" afferma.
"Secondo alcuni rapporti, più di 60.000 posizioni
restano vacanti in questi settori.
Il lavoro lì può essere massacrante, ripetitivo e
noioso.
Questi compiti sono perfetti per i robot.
I robot da sempre nelle installazioni industriali venivano messi
in funzione dentro gabbie e lontano dai lavoratori umani.
La svolta odierna consiste nel fatto che i robot stiano adesso
lavorando assieme alla gente".
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