
In vista della revisione degli obiettivi climatici dell'UE per
il 2040, Transport & Environment (T&E), l'associazione che
promuove la riduzione dell'impatto ambientale del settore dei
trasporti, ha pubblicato un briefing in cui illustra le proprie
principali raccomandazioni per il rafforzamento del sistema ETS di
scambio di quote di emissione dell'Unione Europea, in cui, oltre a
ribadire misure già sollecitate, propone alla Commissione
Europea di valutare la possibilità di ridurre la soglia di
una quota superiore al 65% del traffico di trasbordo sul totale del
traffico dei container movimentato da un porto extra-UE che
attualmente è fissata per escludere i porti limitrofi al
territorio dell'UE dalla definizione di “porto di scalo”
nella valutazione della rotta marittima ai fini del calcolo ETS. Ciò
al fine di salvaguardare ulteriormente l'ETS dal rischio
dell'adozione di pratiche elusive del sistema da parte di carrier
marittimi containerizzati.
Inoltre, secondo T&E, l'UE dovrebbero essere introdotte
ulteriori salvaguardie contro le rilocalizzazioni delle emissioni di
carbonio adottando un meccanismo analogo al Carbon Border Adjustment
Mechanism (CBAM) che è stato implementato per prevenire il
rischio di emissioni di carbonio per merci contenenti emissioni di
gas a effetto serra importate nell'UE, tassando le merci ad alta
intensità di carbonio in importazione. Per l'associazione,
questo obiettivo, ad esempio, potrebbe essere raggiunto passando ad
un'applicazione dell'ETS basata sui container su un numero limitato
di rotte, teoricamente quelle più sensibili a potenziali
evasioni. T&E ha spiegato che con questo tipo di approccio per
il trasporto marittimo analogo al CBAM si applicherebbe il prezzo
del carbonio ETS alle emissioni marittime derivanti da merci
containerizzate importate/esportate dall'origine alla destinazione -
invece che sulla prima/ultima tratta dei viaggi marittimi - se
questi container vengono trasbordati tramite hub portuali di
trasbordo extra-SEE situati in nazioni vicine all'UE. Ciò -
ha specificato T&E - ridurrebbe ulteriormente l'incentivo a
sostituire le attività di trasbordo realizzate all'interno
dell'UE con quelle extra-UE che utilizzano navi feeder.
Inoltre, T&E ha ribadito la proposta di estendere l'ambito
di applicazione dell'ETS alle navi tra le 400 e le 5.000 tonnellate
di stazza lorda che - ha ricordato l'associazione - attualmente sono
escluse nonostante il loro significativo impatto sulle emissioni.
T&E ha sottolineato che la loro inclusione nell'ETS genererebbe
un introito stimato di 2,4 miliardi di euro all'anno tra il 2028 e
il 2035 introducendo forti incentivi per la decarbonizzazione della
flotta.
Per Transport & Environment è necessario anche
eliminare esenzioni che l'associazione ritiene superflue, in
particolare quelle relative a rotte dei traghetti che ad avviso
dell'associazione possono già essere gestite con tecnologie
pulite. Molte rotte attualmente esentate fino al 2030 - ha spiegato
T&E - rientrano ampiamente nella gamma di rotte sulle quali
possono essere impiegati traghetti elettrici a batteria attualmente
disponibili.
Infine, secondo T&E, l'ETS dovrebbe allinearsi agli standard
di sostenibilità del regolamento europeo FuelEU Maritime
escludendo i biocarburanti derivati da alimenti e mangimi che,
ancora considerati a zero emissioni di gas serra nell'ambito
dell'ETS - ha evidenziato l'associazione - contribuiscono alla
deforestazione, al cambiamento indiretto di uso del suolo e a
maggiori emissioni.