
Il ministro tedesco dei Trasporti, Patrick Schnieder, ha
annunciato ieri l'erogazione di risorse del valore di 400 milioni di
euro nell'ambito di un piano denominato “Klimafreundliche
Schifffahrt und Häfen” della durata quadriennale dal 2026
al 2029 per sostenere la transizione energetica nel settore
marittimo-portuale. I fondi, stanziati dal fondo “Klima- und
Transformationsfonds” (KTF), saranno utilizzati, tra l'altro,
per installare sistemi di cold ironing nei porti al fine di
consentire alle navi in banchina di spegnere i motori di bordo e
allacciarsi alla rete elettrica terrestre, per installare negli
scali portuali impianti di rifornimento di combustibili navali
alternativi e per sviluppare corridoi marittimi a zero impatto
ambientale.
Per Zentralverband der Deutschen Seehafenbetriebe (ZDS), «il
nuovo programma - ha affermato l'amministratore delegato
dell'associazione degli operatori portuali tedeschi, Florian
Keisinger - è un segnale positivo: dimostra che il governo
federale riconosce l'importanza strategica dei porti per la
protezione del clima, la sicurezza della supply chain e la creazione
di valore aggiunto per l'industria. Ora è essenziale che i
fondi vengano rapidamente destinati a progetti concreti che
stimolino attivamente il cambiamento strutturale nei porti, che si
tratti dell'energia eolica o di operazioni portuali a basse
emissioni».
ZDS ha rilevato che, tuttavia, questa misura non può che
essere solo un primo passo in quanto - ha evidenziato l'associazione
- «il debito di investimenti nelle infrastrutture portuali
pubbliche in tutta la Germania ammonta a circa 18 miliardi di euro,
di cui 15 miliardi di euro destinati ai porti marittimi e tre
miliardi di euro ai porti interni. L'urgente modernizzazione di
queste infrastrutture critiche - ha osservato ZDS - può
essere realizzata solo attraverso una strategia di finanziamento
sostenibile e a lungo termine. I porti marittimi tedeschi chiedono
pertanto anche un significativo aumento della perequazione degli
oneri portuali, che dovrebbe raggiungere almeno 500 milioni di euro
all'anno per investimenti e costi operativi».
Anche Marcel Lobeck, amministratore delegato di Bundesverband
Öffentlicher Binnenhäfen (BÖB), l'associazione dei
porti pubblici interni tedeschi, ha sottolineato la necessità
di ulteriori investimenti pubblici negli scali portuali: «il
Fondo Speciale per le Infrastrutture - ha affermato Lobeck
riferendosi al fondo del valore di 500 miliardi di euro e della
durata di 12 anni approvato dal Parlamento lo scorso marzo - offre
l'opportunità di una spinta ad una modernizzazione
assolutamente necessaria, ma sinora i porti non sono stati presi in
considerazione. Questa situazione deve cambiare urgentemente. I
porti marittimi e i porti interni tedeschi garantiscono,
direttamente e indirettamente, 4,5 milioni di posti di lavoro ben
retribuiti nel nostro Paese, di cui circa 1,5 milioni nel settore.
In confronto, le richieste dell'industria portuale sono
relativamente modeste e rappresentano denaro ben investito».
ZDS e BÖB hanno quindi chiesto che il programma
“Klimafreundliche Schifffahrt und Häfen” sia
rapidamente seguito da una serie di investimenti di più ampia
portata che renda giustizia all'importanza economica globale dei
porti per la sicurezza della supply chain nazionale.
Per l'associazione degli armatori tedeschi, l'annuncio dello
stanziamento di 400 milioni di euro costituisce un segnale
importante: «l'industria marittima - ha ricordato la
presidente della Verband Deutscher Reeder (VDR), Gaby Bornheim -
contribuisce ogni anno con diversi miliardi di euro ai bilanci degli
Stati membri dell'UE attraverso il sistema europeo di scambio di
quote di emissione. Una parte significativa di questa somma,
attraverso le compagnie di navigazione tedesche, confluisce nel
“Klima- und Transformationsfonds”. È logico che
parte di questi fondi venga reinvestita nella transizione del
settore marittimo, dato che sono necessari laddove le aziende
investono in navi ecocompatibili, nuovi sistemi di propulsione e
tecnologie sostenibili. Chiunque voglia proteggere il clima in mare
- ha evidenziato Bornheim - deve coinvolgere attivamente il settore
marittimo e fornire un sostegno equo. Sarebbe sbagliato considerare
il nostro settore semplicemente come un soggetto che paga le tasse.
È parte della soluzione, non solo una parte del problema.
Pertanto, la restituzione di questi fondi invia un segnale
importante».