
L'ondata di nuovi dazi da applicarsi a tutte le nazioni decisa
dal presidente statunitense Donald Trump, che talvolta sono imposti
e talaltra negoziati con la controparte, è dannosa per i
cittadini americani e per l'economia USA. Lo denuncia oggi senza
mezzi termini la National Retail Federation (NRF), l'associazione
americana del commercio al dettaglio che, per voce del
vicepresidente esecutivo per le Relazioni istituzionali David
French, ha invitato «l'amministrazione a negoziare accordi
commerciali vincolanti che aprano realmente i mercati abbassando i
dazi, non aumentandoli. I dazi - ha ricordato French - sono tasse
pagate dagli importatori statunitensi e alla fine vengono trasferite
ai consumatori statunitensi. Questi dazi più elevati
danneggeranno gli americani, inclusi i consumatori, i rivenditori e
i loro dipendenti, e i produttori, perché la conseguenza
diretta dei dazi sarà un aumento dei prezzi, una riduzione
delle assunzioni, minori investimenti e un'innovazione più
lenta».
Che un rapido aumento dell'inflazione negli Stati Uniti non sia
uno degli effetti prospettati dai governi delle altre nazioni con
l'intento di far tornare Trump sui propri passi ma una concreta
possibilità, anzi una conseguenza inevitabile della politica
commerciale dell'amministrazione federale, lo ha confermato French:
«finora - ha avvertito - i rivenditori sono riusciti a
contenere i prezzi, ma nelle prossime settimane i nuovi dazi avranno
un impatto sulla merce. Abbiamo ascoltato di persona piccoli
rivenditori preoccupati per la loro capacità di continuare a
lavorare nonostante questi dazi doganali insostenibili».