
«Nonostante oltre quindici anni di dibattito, l'IMO,
l'organismo delle Nazioni Unite per la navigazione marittima,
continua a ignorare la soluzione più semplice: richiedere
alle navi di passare immediatamente a combustibili più puliti
quando operano nell'Artico». Lo ha sottolineato Kay Brown,
direttore delle politiche artiche dell'organizzazione ambientalista
Pacific Environment, presentando il rapporto “On thin ice: Why
black carbon demands urgent action” realizzato da Pacific
Environment e Clean Arctic Alliance per valutare l'impatto del
trasporto marittimo sulla regione artica. Impatto che il documento
evidenzia essere preoccupante: «nonostante gli accertamenti
tecnici e l'invito ad adottare misure volontarie da parte dell'IMO -
ha spiegato Brown - le emissioni di carbonio nero derivanti dal
trasporto marittimo nell'Artico continuano a crescere in modo
incontrollato. Senza requisiti obbligatori, i mercati non hanno la
certezza necessaria per orientare le operazioni della flotta verso
opzioni a basse emissioni di carbonio nero. Invitiamo l'IMO a
rispondere a questa crisi artica e ad affrontare con urgenza il
crescente impatto del black carbon sulla salute e sull'uomo».
Il rapporto evidenzia che l'espansione del trasporto marittimo
nella regione artica sta causando una crescita del rilascio
nell'aria di black carbon, che poi si deposita su neve e ghiaccio
accelerandone lo scioglimento. Il conseguente più rapido
ritiro del ghiaccio marino artico sta aprendo nuove rotte di
navigazione, prolungando il periodo in cui la navigazione nella
regione è praticabile, con l'effetto di aggravare il
problema. Il documento spiega che, secondo il rapporto sullo stato
del trasporto marittimo nell'Artico del Protection of the Arctic
Marine Environment (PAME), il numero di navi che transitano
nell'Artico è aumentato da 1.298 nel 2013 a 1.781 nel 2024,
con un aumento del +37%, mentre la distanza cumulativa percorsa
all'interno delle acque polari è aumentata del +108%,
passando da 6,51 milioni a 12,7 milioni di miglia nautiche. I
pescherecci rappresentano la quota maggiore (34%) di questa distanza
complessiva, con portarinfuse, rompighiaccio e navi da ricerca che
detengono quote significative.
In vista della riunione del sottocomitato Pollution Prevention
and Response (PPR) del Marine Environment Protection Committee
(MEPC) dell'IMO, in programma dal 9 al 13 febbraio 2026, il rapporto
invita l'International Maritime Organization ad imporre una rapida
transizione ai “combustibili polari” da utilizzare nella
regione artica, fuel che sono più adatti ad essere impiegati
in quest'area per diminuire l'impatto ambientale dello shipping,
misura che produrrebbe benefici immediati. Il documento ricorda che,
dopo l'anidride carbonica, il carbonio nero è considerato la
seconda causa principale del riscaldamento globale causato al
trasporto marittimo ed una delle cause del rapido scioglimento del
ghiaccio marino. Tra il 2015 e il 2021 le emissioni di carbonio nero
legate al trasporto marittimo nell'Artico sono quasi raddoppiate e a
livello globale circa il 20% del forzante climatico totale del
trasporto marittimo è dovuto al carbonio nero.