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CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNO XX - Numero 7-8/2002 - LUGLIO/AGOSTO 2002 |
Porti
Duello nel Mediterraneo
Fare un'istantanea di Malta e Gioia Tauro oggi significa imparare
una lezione sulla vita nel Mediterraneo. Questi centri di trasbordo
possono anche essere ben piazzati in termini geografici - ben
equipaggiati ed anche gestiti con efficienza - ma, quando si arriva
a confrontarsi con quei fattori meno immutabili che sono costituiti
dai prezzi e dalla produttività, entrambi i terminal ed
i loro clienti ultimamente hanno dovuto torcersi le mani dalla
disperazione.
Apparentemente, i prezzi sono stati ciò che hanno fatto
spostare la Grand Alliance da Malta a Gioia Tauro nel gennaio
di quest'anno ed una fonte della Grand Alliance ha parlato del
corteggiamento di Gioia Tauro come di "un'offerta che non
potevamo rifiutare". In quella occasione il Malta Freeport
ha tenuto duro, tanto che il presidente Marin Hill successivamente
ha commentato: "Avremmo potuto togliere 20 dollari dalla
tariffa ed andare così fuori mercato", aggiungendo
che non era nei loro piani agire in tal modo.
Alcuni fonti confermano che il Malta Freeport ha fatto pochi
sforzi per dissuadere la Grand Alliance dal dirottare le proprie
attività e, anche se Hill sarebbe degno di rispetto per
non essersi piegato alle pressioni, chiaramente c'è stato
un prezzo da pagare per questo. Sebbene comprensibilmente il Freeport
tenda a ridimensionarne gli effetti, ciononostante deve essersi
trattato di un duro colpo. Una fonte ammette che ciò ha
minacciato l'intera struttura profittuale del terminal. Si dice
che effettivamente i volumi annui a Malta della Alliance, pari
a circa 200.000 TEU che rappresentavano il 15-20% del totale,
costituissero il profitto del Malta Freeport.
Ma i prezzi non sono che una parte della tariffa del terminal.
Anche i servizi ausiliari svolgono la loro parte. Teddy Vassallo,
direttore generale della Medsea Shipping di Malta nonché
agente della Yang Ming Lines, che ha appena iniziato a fare scalo
a Malta nell'ambito del consorzio K Line/Yang Ming/Hanjin/Cosco,
non è d'accordo con tutti quelli che criticano il Freeport
in ordine ai costi. Afferma infatti: "Sulla carta, si potrebbe
ottenere da Gioia Tauro una tariffa di 60 dollari. A Malta sarebbe
di 75, ma i servizi ausiliari di Malta sono meno cari e non ci
sono di mezzo le dogane. Un operatore di linea primaria con due
scali alla settimana, alla fine dell'anno avrà risparmiato
almeno 1,5 milioni di dollari rispetto ad un porto italiano in
termini di oneri doganali, perché noi qui siamo un porto
franco: nessuna dichiarazione doganale, nessuna presentazione
di manifesti o polizze di carico, nessuna documentazione di trasbordo.
Pertanto, noi possiamo spedire il carico in maniera molto più
efficiente. In Italia la tariffa di base sarà anche meno
cara, ma quando si devono aggiungervi diritti di ancoraggio, i
costi di agenzia che sono tripli rispetto a quelli di Malta, lo
sdoganamento a circa 2,50 dollari/TEU, allora si scopre che Malta
è più a buon mercato".
Insiste Vassallo: "Un altro vantaggio che gli operatori
di linee primarie non apprezzano pienamente fino a quando non
arrivano qui, sono i carichi locali. Non sono molto rilevanti,
ma le tariffe sono migliori di quelle relative a tutte le altre
destinazioni. Una linea di navigazione che riesce a vendersi bene,
potrebbe conseguire circa 150 TEU alla settimana dall'Estremo
Oriente e dall'Europa ed altri 50 TEU dai traffici intra-Mediterranei".
Vassallo non ritiene che il Freeport debba cedere alla pressione
e ridurre i propri prezzi a livelli che non producono profitti
solo per far fronte a Gioia Tauro. Afferma invece: "Ciò
che noi dobbiamo vendere è il livello del servizio ed il
costo complessivo dello scalo". Vassallo prevede che altri
due o tre operatori di linea principale potrebbero trasferirsi
da Gioia Tauro a Malta quando il contratto sarà scaduto,
se il Freeport riuscisse a fornire determinate garanzie operative.
Il che conduce alla questione della produttività. Per
certi versi, le prestazioni al di sotto della norma sono endemiche
nel Mediterraneo, come può testimoniare qualsiasi vettore
che operi in quel contesto. Ma mentre le linee di navigazione
possono tollerare qualche ritardo rispetto ad uno scalo diretto,
i centri di trasbordo si reggono sulla velocità della lavorazione
e non possono aspettarsi niente di meno. Perciò, che cos'è
andato storto recentemente presso i due hub mediterranei in questione?
Il caso di Gioia Tauro è senz'altro ben noto ai suoi clienti
che hanno sperimentato gravi ritardi sia per le navi-madre che
per le navi di raccordo in conseguenza dell'intensificarsi degli
intasamenti nella primavera di quest'anno. Alcune navi feeder
hanno perso sino a 160 ore in ormeggi ed ancoraggi rispetto al
tempo complessivo di permanenza in porto.
Il direttore generale della MCT, Uwe Malezki, spiega: "Abbiamo
avuto tre problemi. Il primo è rappresentato dal programma
di dragaggio iniziato dall'autorità portuale: sfortunatamente,
la draga è arrivata in ritardo a causa delle avverse condizioni
del tempo. Il secondo è costituito dallo sciopero generale
di 24 ore lo scorso 16 aprile, il che ha comportato oltre 9.000
movimentazioni in meno quel giorno. Il terzo consiste nell'attuale
situazione politica".
Per quanto attiene al dragaggio, Malezki ha dichiarato che il
lavoro è quasi terminato. "Si tratta di normale lavoro
di manutenzione. Il fondo del mare è costituito da sabbia
fine che viene smossa dalla prua delle navi più grandi,
creando delle irregolarità. Ma recentemente abbiamo avuto
qui una nave da 7.500 TEU che pescava 14,5 metri ed ancora avevamo
1,9 metri di fondale a disposizione".
La questione delle agitazioni sindacali non è così
semplice, invece, dal momento che deve sottostare all'attuale
situazione politica italiana. Il tentativo del governo di centro-destra
guidato da Silvio Berlusconi di adeguare i contratti di lavoro
italiani alla normativa dell'Unione Europea sta comportando problemi.
Gli economisti sono d'accordo sul fatto che la liberalizzazione
delle rigide regole italiane sull'occupazione costituisca la via
per incrementare il tasso di crescita del paese, dal momento che
le imprese al momento sono riluttanti ad assumere personale, temendo
che il loro licenziamento nei periodi di recessione possa rivelarsi
difficile.
Mentre sono in atto trattative tra il governo e le associazioni
sindacali, la MCT ha concluso accordi propri con i lavoratori.
"L'accordo che abbiamo fatto con il sindacato locale consiste
nel pagamento di uno speciale incentivo finalizzato al superamento
dell'arretrato che si era accumulato" spiega Malezki. La
MCT ha perduto 30.000 movimentazioni in 22 giorni, ma Malezki
ritiene che i problemi siano ormai alle spalle. Gli incentivi
sono stati concessi sia ai colletti blu che a quelli bianchi,
di modo che "tutti quanti ora vestono gli stessi panni. Abbiamo
grandi motivazioni ed effettuiamo oltre 24 movimentazioni all'ora".
Le prestazioni complessive presso lo MCT nel 2001 sono state pari
a 23,4 movimentazioni all'ora. Nel frattempo, tuttavia, i contenitori
sono aumentati e qualche carico ha dovuto subire oltre 20 giorni
di ritardo sulla consegna finale".
Se c'è un gruppo di utenti che hanno interessi propri
più degli altri sia a Gioia Tauro che a Malta è
quello degli operatori feeder, che è sempre il primo a
soffrirne quando le cose sembrano andar male.
Asserisce Malezki: "Stiamo parlando con loro al fine di
ottenere connessioni più razionali. E loro stanno rivedendo
i propri orari ma, al momento, seguiamo la prassi "primo
venuto, primo servito" allo scopo di eliminare la coda che
c'è fuori. Un porto di trasbordo è diverso da uno
scalo di scarico/carico. Una nave feeder è altrettanto
importante di una nave-madre, altrimenti l'intero concetto non
funziona. Siamo ben consapevoli di ciò".
Ma se Gioia Tauro ha avuto problemi di produttività, anche
Malta non può essere soddisfatta. Quando la Grand Alliance
nello scorso mese di gennaio ha annunciato di essere in procinto
di spostare i suoi allacciamenti 4 e 5 Asia-Europa ed i suoi servizi
AEX Costa Orientale Nord America-Mediterraneo-Mar Rosso da Malta
a Gioia Tauro, aveva citato quale motivo del dirottamento - unitamente
ai prezzi - le cattive prestazioni dello scalo.
Vassallo della Medsea pensa che il problema sia comune a tutto
il Mediterraneo, date le obsolete prassi lavorative che vi persistono.
Asserisce infatti: "Ci vuole molto tempo prima che avvengano
dei mutamenti. Qui si parla di sindacati molto forti e di prassi
difficili da estirpare".
I colleghi di Vassallo della molto unita comunità maltese
dello shipping sono d'accordo con lui. John Ripard, direttore
generale della Medex, operatore feeder maltese che lavora in consorzio
con la Express Feeders del Sea Consortium, dichiara: " Per
un terminal, la produttività è tutto. Si potrebbe
dire che Malta non sia riuscita ad essere produttiva, solo se
si potessero davvero calcolare i costi. Non mi riferisco ai tempi
di accosto, ma al tempo intercorrente tra arrivo e partenza. Ho
avuto regolari casi di navi che sono state qui per due giorni
e mezzo con 500 operazioni di movimentazione. La nostra sfida,
qui al Malta Freeport, è quella dell'efficienza e della
produttività, e ci sono state delle volte in cui non siamo
riusciti a vincere la sfida".
In una lettera al The Malta Times, Joe Gerada, direttore
generale della Thomas Smith, agente della P&O Nedlloyd che
fa parte della Grand Alliance, riassume così la sua opinione:
"Li abbiamo perduti (la Grand Alliance) perché la
concorrenza della porta accanto nel Mediterraneo gli ha fornito
un accordo migliore. Un accordo migliore significa una migliore
produttività, costi minori, ormeggi maggiormente appropriati,
piloti ed ormeggiatori che non hanno bisogno di fare regolarmente
ricorso ad azioni sindacali, rimorchiatori che forniscono una
servizio competitivo sensibile alla clientela, chiari indirizzi
circa il futuro cui il porto appartiene, nessuna incertezza quanto
alla privatizzazione, eccetera".
Ma queste difficoltà possono minacciare le strategie complessive
di entrambi i terminal per il futuro? Il presidente della MCT,
Cecilia Eckelmann Battistello, ha dichiarato che la futura espansione
di Gioia Tauro dipende in gran parte dal miglioramento dei propri
collegamenti ferroviari con l'hinterland. "Anche se Gioia
Tauro viene ritenuto un terminal hub di trasbordo, noi vogliamo
renderlo altresì una porta d'accesso diretta per i carichi
italiani e ciò significa che il nostro accesso ferroviario
dev'essere migliorato" sostiene. La MCT attualmente movimenta
34 treni-blocco alla settimana in entrata ed uscita, rispetto
ai 22 di un anno fa, di modo che sono stati fatti dei progressi.
Tale concetto sarà ulteriormente sviluppato nell'ambito
del Progetto Hannibal. Quest'ultimo ha lo scopo di connettere
l'operazione intermodale BoxXpress della Eurogate - che collega
i porti tedeschi con Monaco, Stoccarda e Norimberga - con i servizi
intermodali italiani effettuati dalla società gemella della
MCT, la Sogemar. I piani si riferiscono a due porte d'accesso
marittime alternative nel Nord e Sud Europa, in grado di offrire
ai caricatori due direttrici di accesso ai loro mercati.
Presso la MCT medesima, i lavori di ampliamento comprendono altri
350 metri di banchina da completare il prossimo anno e 110.000
metri quadrati di spazio nell'area di smistamento dietro gli ormeggi.
Secondo Malezki, la MCT ha altresì acquisito altri 459.000
metri quadrati di terreno alle spalle del terminal. L'attuale
capacità del terminal pari a 3,5 milioni di TEU verrà
perciò incrementata sino a 5 milioni di TEU.
La MCT ha anche dato inizio ad un'attività CFS al fine
di movimentare importazioni, esportazioni e consolidamento in
tutto il Mediterraneo. Nel contempo la Oceanogate, un'altra società
gemella, offre i suoi servizi logistici a valore aggiunto alla
MCT.
Malezki afferma che queste nuove infrastrutture sono mirate in
particolar modo agli importatori asiatici che cercano di distribuire
in tutta l'Europa, allo stregua di quanto avviene a Jebel Ali,
sebbene la MCT non sia ancora una zona franca.
Una pecca potenziale è rappresentata dal livello delle
prestazioni delle ferrovie italiane, che ancora non godono di
una buona reputazione tra i vettori ed i caricatori. Tuttavia
Mauro Pessano, direttore marketing della Contship Italia, è
ottimista: "In un viaggio da Gioia Tauro a Monaco, calcoliamo
che i caricatori potrebbero risparmiare il 13% circa dei costi
e ridurre i tempi di viaggio di un container del 30%"; in
questo caso, egli confronta il viaggio via Gioia Tauro con quello
attraverso un porto del Nord Europa.
Un altro elemento di questa strategia consiste nel collegamento
di Gioia Tauro con hinterland più estesi mediante il miglioramento
della sua attuabilità quale scalo diretto. Sino ad ora,
ciò ha comportato la sottoscrizione di un contratto di
consulenza con Luka Rijeka al fine di migliorare la produttività
del suo terminal contenitori. L'accordo porterà altresì
ad un aumento del ruolo di porta d'accesso intermodale di entrambi
i porti nell'Europa centro-orientale. "Stiamo parlando anche
con altri porti" ha aggiunto Malezki, rivelando di avere
compiuto viaggi esplorativi in Turchia e nel Nord Africa.
Malta ha una visione simile, ma la privatizzazione sarà
decisiva per una concreta realizzazione dei progetti. Il professor
John Bonnici, ministro dei servizi economici, ha dichiarato: "In
tutti i nostri processi di privatizzazione, viene dato risalto
non solo al miglioramento dell'efficienza ma anche al riscontro
di un contesto più ampio consistente nel disporre di un'organizzazione
che possa inserirsi in servizi ed opportunità attraverso
la regione".
Circa il Malta Freeport, Bonnici ammette: "E' un po' più
complesso. Gioia Tauro sta riducendo notevolmente le tariffe.
Ciò rende più difficile per noi andare avanti con
il processo di privatizzazione al ritmo che avremmo preferito.
Penso che ci vorrà un po' più di tempo prima che
la polvere si posi, almeno fino a quando saremo riusciti a vedere
che cosa hanno intenzione di fare le linee di navigazione a livello
di strategie. Siamo interessati alla privatizzazione del Freeport
ma a condizioni eque. L'ambiente internazionale e la concorrenza
influenzeranno la decisione". Si tratta di una decisione
che era attesa già per il 2001, in seguito alle reccomandazioni
espresse dalla sua unità addetta alla privatizzazione su
consiglio della Credit Suisse First Boston.
Conclude Bonnici: "Il nostro scopo è quello di massimizzare
le risorse che abbiamo lì al Freeport. Si tratta di una
parte importante della nostra economia, non solo in qualità
di attività di per se stessa, ma come servizio fornito
al nostro settore produttivo e delle esportazioni che impiega
il 25% della nostra forza-lavoro. E' un importante conduttore
di lavoro per noi".
In passato, Bonnici aveva lasciato capire che il futuro del Freeport
avrebbe potuto essere meglio impostato se esso avesse fatto parte
di una rete internazionale di hub, mentre il presidente Marin
Hill, esprimendo un'opinione personale, aveva detto che avrebbe
visto di buon occhio l'offerta di una partecipazione alle linee
di navigazione utenti attuali e potenziali, anche senza coinvolgimento
diretto nelle operazioni stesse. Commentava infatti: "Se
lo dai ad una linea, il terminal potrebbe diventare di secondaria
importanza per la linea. Non penso che ciò corrisponderebbe
ai nostri interessi".
La perdita della Grand Alliance per Malta è stata parzialmente
compensata dall'arrivo del servizio AES del consorzio Yang Ming/K
Line, con due scali settimanali collegati ad una linea primaria.
Anche Jacques Saade della CMA CGM dichiara: "Al momento,
a Malta stiamo molto comodi ora che la Grand Alliance ha deciso
di spostarsi a Gioia Tauro, di modo che abbiamo meno necessità
di pensare a cambiare". Nel contempo, Hill ha dichiarato
che le previsioni circa i risultati in ordine al corrente anno
restano immutate.
Tuttavia, resta la domanda: se il Malta Freeport dev'essere privatizzato,
allora quando e come ciò avverrà? Malgrado queste
incertezze, l'hub infra-mediterraneo come concetto è ben
accetto alle linee di navigazione: Gioia Tauro e Malta movimentano
oltre 4 milioni di TEU complessivamente. Anche Taranto sembrerebbe
essere stato ben avviato, date le sue attuali previsioni di 350.000
TEU basate sull'attrazione di traffici della Evergreen e del Lloyd
Triestino e data la sua capacità di 1,8 milioni di TEU.
Ma il fondamento logico che sta dietro ad altri nuovi hub non
è sempre altrettanto chiaro. Il destino di Cagliari sembra
segnato: parrebbe adesso probabile che il progetto sardo possa
essere definito un elefante bianco, non essendo riuscito ad attirare
un utente regolare - a meno che sia la MCT che il Freeport non
sbaglino tutto entrambi.
Nel contempo, Napoli sta spingendo avanti un nuovo terminal da
208 milioni di dollari. I lavori sul terminal Darsena di Levante
avranno bisogno di tre anni di tempo per essere completati e di
finanziamenti pubblici e privati. Napoli lo scorso anno ha movimentato
430.000 TEU - con un aumento dell'8,5% rispetto al 2000 - cosicché
presenta il vantaggio di poter disporre di un mercato locale già
pronto. Non c'è dubbio che la logica sottostante allo sviluppo
in questione sia stata: perché non tentare anche un'attività
di trasbordo? Come afferma Bonnici, "la concorrenza è
assai dura". E pare che sia destinata a restarlo.
(da: Containerisation International, luglio 2002)
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