la possibile funzione dei porti - in
particolare nel sud Italia - in relazione al rischio di una possibile sovracapacità a
causa del rapido sviluppo dell'offerta portuale. Secondo alcuni osservatori il traffico
container nel Mediterraneo crescerà nel prossimo decennio al ritmo del 7% l'anno, ma nel
2008 l'offerta portuale salirà di circa tre volte e i traffici cresceranno solo del 123%.
2.2 Gli scenari internazionali: i
grandi corridoi
La crescente globalizzazione dell'economia
ha sviluppato su tutte le direttrici il trasporto delle merci e delle persone.
Il Mediterraneo e i Balcani, e di
conseguenza lItalia, sono diventati nuovamente centro di flussi importanti del
traffico di merci e passeggeri. Dal punto di vista geografico, la penisola italiana si
trova al crocevia di tre grandi direttrici di collegamento mondiali: la direttrice
est-ovest, dai Balcani e dall'Europa orientale verso l'Europa occidentale e la penisola
iberica; la direttrice nord-sud tra l'Europa meridionale e centrale, il nord Africa e i
Paesi del vicino e Medio Oriente; la direttrice est-ovest che, attraverso Suez e il
Mediterraneo, collega l'Estremo Oriente con l'Europa occidentale.
Lallargamento dellUnione
Europea e le negoziazioni per la futura adesione di alcuni paesi dellEuropa
Centrale, e più in prospettiva dei Balcani, fanno ritenere che la crescita degli scambi
commerciali fra i paesi dellarea europea andrà ulteriormente rafforzandosi nei
prossimi anni. Più difficile è invece prevedere cosa accadrà con larea
dellex Unione Sovietica, che pure è attualmente in forte espansione, ma dove il
processo di riforma politica ed economica presenta ancora notevoli elementi di incertezza.
In termini assoluti, linterscambio
con i paesi dellEst è relativamente modesto (circa il 3-4% del totale delle
esportazioni dellUE). Le prospettive sono comunque particolarmente incoraggianti e
fanno ritenere che si andrà consolidando un trend di crescita a cui si accompagnerà,
come sta già avvenendo, un progressivo spostamento dai prodotti tradizionali (prodotti
agricoli, cereali e materie prime minerarie) a quelli manifatturieri, sia in entrata sia
in uscita dallarea. Stanno inoltre giocando un ruolo determinante gli investimenti
diretti delle imprese europee verso i paesi economicamente e politicamente più stabili
della regione.
Se dal lato della domanda sembrano esistere
le condizioni per un progressivo incremento degli scambi di beni e servizi, dal lato
dellofferta le maggiori preoccupazioni riguardano la sua struttura e la qualità del
servizio.
Più in generale, i paesi dellEuropa
centrale hanno sub'to conseguenze molto significative dal passaggio da un sistema
economico e politico centralizzato alleconomia di mercato. Tale processo ha avuto
forti ripercussioni anche nei trasporti, a causa del riorientamento del traffico
commerciale verso lOccidente al quale ha coinciso un rapido aumento del trasporto su
strada. I paesi dellEuropa Centrale possono infatti essere considerati come aree di
transito dellintero continente e, come tali, sono attraversati da un numero
significativo di corridoi est-ovest e nord-sud, sia ferroviari che stradali, che però non
sono attualmente in grado di sopportare crescenti flussi di traffico e necessitano in vari
punti di urgenti interventi di miglioramento nelle infrastrutture e, soprattutto, nella
gestione dei servizi. Analoghe situazioni si verificano nei paesi dellEuropa
centro-meridionale (i Balcani) sulle direttrici nord-sud dal Mar Nero e la Grecia ed
est-ovest da e per lex Unione Sovietica, dove si sono venuti a determinare numerosi
colli di bottiglia nei punti di collegamento con i paesi occidentali.
La politica comunitaria dei trasporti è
fortemente orientata verso la ricerca di soluzioni per il riequilibrio modale a favore del
mezzo su rotaia, soprattutto per quanto riguarda il trasporto delle merci. Una delle
iniziative più recenti in tal senso ha riguardato la creazione di corridoi ferroviari
aperti per il traffico delle merci. Il primo corridoio riguarda il collegamento nord-sud
fra i porti del Baltico e quelli del Mediterraneo, passando attraverso le principali aree
industriali europee e italiane. Altri corridoi dovrebbero nascere.
Per quanto riguarda il Mediterraneo in
particolare, nei paesi della sponda mediterranea si è registrato un drastico
rallentamento del tasso di crescita del PIL facendo diminuire il reddito pro capite. Si è
aggravato il divario tra le due sponde del Mediterraneo e il mancato sviluppo industriale
ha fatto si che l'area sia di fatto rimasta fortemente dipendente dalle materie prime
minerarie e agricole mentre l'industria manifatturiera ha stentato a decollare. I flussi
commerciali sono tra Nord e Sud. Il turismo ha subito le conseguenze negative
dell'instabilità politica e sociale. Tale situazione ha generato forti flussi migratori
verso lEuropa. Il rilancio della regione su scala internazionale è legato a:
l'adozione di politiche economiche di
riequilibrio strutturale, di privatizzazione e di liberalizzazione e una maggiore
competitività delle esportazioni,
una maggiore stabilità politica e militare
e una maggiore moderazione dell'estremismo religioso,
un rinnovato interesse per il Mediterraneo
da parte dell'Unione europea e, in prospettiva, la creazione di una zona di libero scambio
con controlli doganali semplificati,
una capacità di attrazione di capitali per
investimenti diretti,
il permanere dell'aumento, registrato negli
ultimi anni, degli scambi commerciali a direttrice sud-sud con l'Estremo Oriente
già oggi vi sono importanti sintomi di ripresa economica nell'area, soprattutto
occidentale (ad esempio, in Marocco) -.
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