- Ieri gli azionisti di Babcock & Brown Infrastructure (BBI) hanno approvato il piano di ricapitalizzazione del gruppo per un totale di 1,8 miliardi di dollari australiani attuato con il determinante contributo della canadese Brookfield Asset Management (inforMARE dell'8 ottobre 2009).
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- Il presidente del gruppo australiano, David Hamill, ha sottolineato come non sussistessero alternative a tale ricapitalizzazione. «Anche se BBI ha continuato a rispettare i propri obblighi nei confronti dei prestatori e creditori - ha spiegato Hamill agli azionisti - è opinione dei dirigenti e del management che, in considerazione della difficoltà di vendere assets e in assenza di una ricapitalizzazione o di una ristrutturazione del debito del gruppo, vi sarebbe stato il rischio molto concreto che, ad un certo punto all'inizio del 2010, BBI non sarebbe stata in grado di adempiere ai propri obblighi di rimorso del debito e sarebbe stata costretta ad essere posta in amministrazione controllata».
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- Ricordiamo che, nel tentativo di risanare i propri conti, quest'anno Babcock & Brown Infrastructure ha ceduto il 34% della filiale portuale Euroports ai fondi Antin IP e Arcus e, nell'ambito del piano di ricapitalizzazione, ha concordato la cessione del 49,9% della Dalrymple Bay Coal Terminal e del 100% di PD Ports alla stessa Brookfield (inforMARE del 28 luglio 2009).
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- Ieri, nel raccomandare agli azionisti l'approvazione del piano di ricapitalizzazione, il management di BBI ha comunicato di non aver ricevuto alcuna proposta alternativa di ricapitalizzazione da parte della Royal Bank of Scotland (RBS), l'istituto bancario che lo scorso settembre aveva presentato un'offerta di ricapitalizzazione di BBI in seguito rigettata dal gruppo australiano (inforMARE del 30 settembre 2009).
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