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22 luglio 2020
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- Confitarma e Assarmatori ribadiscono il loro no alla modifica
delle norme sull'autoproduzione
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- Delusione per la mancata adesione dell'Italia all'accordo per
facilitare i cambi degli equipaggi delle navi
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Le associazioni armatoriali italiane Confitarma e Assarmatori
hanno esortato il governo ad attivarsi per agevolare il cambio degli
equipaggi delle navi, reso estremamente difficoltoso dalle misure
adottate a livello globale per contenere la pandemia di Covid-19, ed
hanno nel contempo manifestato la propria contrarietà alla
modifica delle norme sull'autoproduzione, ovvero sulle modalità
con cui viene consentito agli armatori di utilizzare proprio
personale per effettuare operazioni di rizzaggio e derizzaggio dei
carichi nei porti.-
- Lunedì, in occasione della riunione in teleconferenza
convocata dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sui
temi oggetto dello sciopero del prossimo 24 luglio
(
del 26
giugno 2020), i presidenti di Confitarma e Assarmatori,Mario
Mattioli e Stefano Messina, hanno richiamato ancora una volta
l'attenzione sulla grave problematica dell'avvicendamento dei
marittimi chiedendo al ministro Paola De Micheli risposte immediate
nonché la tempestiva adesione, da parte dell'Italia,
all'accordo firmato qualche giorno fa da 13 Paesi a vocazione
marittima per facilitare i cambi equipaggio, manifestando la propria
delusione per la mancata firma di tale accordo da parte del nostro
Paese. In merito al tema dell'autoproduzione, Mattioli e Messina
hanno ribadito la totale contrarietà alle modifiche apportate
alla normativa preesistente, per ragioni sia di metodo che di
merito.-
- «Per colpire gli abusi di qualcuno - ha spiegato Mattioli
- non si può colpire la libertà di iniziativa
economica di un'intera categoria imprenditoriale. È evidente,
infatti, che tale misura comporterà un aumento delle già
elevate tariffe applicate nei porti italiani, con pesante nocumento
per la competitività della portualità italiana,
maggiori costi per le imprese armatoriali, oltre che una
penalizzazione per i lavoratori marittimi in termini occupazionali,
ma anche retributivi. Per questo difenderemo le nostre ragioni in
ogni sede consentita».
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- «Non si può - ha sottolineato Messina - modificare
con un emendamento estemporaneo, non preceduto da alcun confronto
fra le varie parti coinvolte, la disciplina di una materia così
complessa. Un metodo siffatto non poteva che portare a una soluzione
normativa pasticciata, che oltre a riportare il mercato dei servizi
portuali indietro di 30 anni, si pone in evidente contrasto con la
normativa antitrust nazionale e comunitaria circostanza che ci
condurrà ad una stagione di contenziosi che non gioverà
certo al nostro settore».
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- Per quanto riguarda il rinnovo del Ccnl, i presidenti hanno
ricordato che l'interruzione della trattativa per il rinnovo non è
stata certamente determinata dalla volontà delle associazioni
datoriali quanto piuttosto dalla proclamazione dello sciopero da
parte delle organizzazioni sindacali pur in presenza di incontri già
convocati. Secondo Mattioli e Messina, ogni futura discussione sulla
parte economica del rinnovo contrattuale dovrà tener conto
del drammatico impatto che la pandemia continua a determinare
sull'industria armatoriale, aggravata dalla mancata attenzione al
settore marittimo nei provvedimenti che sono stati finora emanati
senza contare l'imprevisto aggravamento dei costi armatoriali
determinati dal divieto alla autoproduzione delle operazioni
portuali.
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