"Riforma portuale e del codice della navigazione" è il tema dibattuto nel corso di una tavola rotonda che si è svolta ieri sera a "Telegenova" e alla quale hanno partecipato Sergio Maria Carbone, ordinario di diritto internazionale alla facoltà di giurisprudenza dell'università di Genova, Mauro Casanova, ordinario di diritto dei trasporti alla facoltà di economia e commercio dell'università di Genova e Fabio Capocaccia, segretario generale dell'autorità portuale. Moderatore Lamberto Mosci, presidente di Genova Opinione.
Riportiamo il testo di alcuni interventi dei tre relatori.
CAPOCACCIA ha sottolineato la ripresa del traffico portuale. "Una ripresa che però non deve creare facili illusioni perché siamo finalmente in un mercato aperto, nel quale ogni porto, come ogni impresa, deve guadagnarsi giorno per giorno la propria posizione. Certamente siamo sulla strada giusta. Si tratterà ora di vedere se questa legge è sufficiente a definire l'assetto normativo complessivo o se non sia invece opportuno mettere mani alla nuova stesura del codice della navigazione.
"Mi fa piacere intervenire con un caso che si è proprio verificato la scorsa settimana. Ci vuole un nuovo codice che sia flessibile ma anche recepisca però anche le leggi specifiche che hanno riformato l'ordinamento di tutta questa materia. La settimana scorsa dunque abbiamo avuto dagli spedizionieri e dagli autotrasportatori una sollecitazione per definire le normative di circolazione all'interno del porto. Questo può sembrare un dettaglio, ma bisogna tener presente che all'interno del porto in genere vale anche per la circolazione dei mezzi terrestri il codice della navigazione, mentre sùbito fuori vale il codice della strada. Oggi la riforma portuale ha creato un'ulteriore divisione all'interno dei porti, perché ci sono i terminali privati che a tutti gli effetti sono come gli stabilimenti, e poi ci sono gli spazi comuni, che però sono ancora interni al porto. E la domanda è: che cosa si applica all'interno degli spazi comuni. Il porto è fatto da un insieme di terminal che devono poter comunicare tra di loro. Qual è la disciplina della circolazione ?. La conclusione è che è necessario un ulteriore intervento normativo chiarificatore, perché ci sono anche dei decreti ministeriali che non si riesce a sapere con certezza se siano stati abrogati in qualche modo da una parte dal nuovo codice della strada, dall'altra parte dalla legge di riforma portuale, o se invece siano tuttora validi. Quindi con dei dubbi che possono poi avere delle implicazioni abbastanza serie sulla sicurezza della circolazione.
"Probabilmente ci vuole un codice dei trasporti intermodali, cioè una revisione di questo corpo di leggi che tenga conto delle grosse trasformazioni che sono avvenute, cioè del fatto che il trasporto oggi non è più monomodale, ma oggi spazia su più modalità".
CARBONE "Indubbiamente il codice così come è, è superato nei fatti, ma non è inutile. Nonostante tutto oggi il codice della navigazione, così come è, è profondamente dannoso, perché su determinate materie è decisamente superato, ma si applica. Faccio alcuni esempi: la disciplina della limitazione della responsabilità dell'armatore; la disciplina dei privilegi; tutto il quadro di riferimento relativo ai contratti di utilizzazione della nave, solo per parlare della parte privatistica, sono superati dall'evoluzione di tutta la normativa internazionale e delle più moderne legislazioni europee. Su questi argomenti bisogna sicuramente mettere mano, anche perché sono argomenti in grande misura sottratti all'autonomia privata e quindi si risente di quello che è un determinato modo di essere di una certa legislazione interna. Naturalmente a maggior ragione bisogna metter mano al codice della navigazione con riferimento a tutta la parte aeronautica, e anche alla parte cosiddetta pubblicistica. Possiamo però ritenere che oggi non siamo più nell'era delle codificazioni e che in generale tutti i codici sono in qualche modo superati. Siamo nell'era della decodificazione. Allora io sono convinto che effettivamente qualcosa è cambiato rispetto all'era delle grandi codificazioni degli Anni Quaranta, ma che in ogni caso il codice sia un punto di riferimento importante. Ma per esserlo deve essere un codice che è in grado di essere modificato in funzione dell'evoluzione della normativa internazionale e delle esigenze relative agli interessi che oggettivamente cambiano oggi con molta più rapidità di quanto si verificasse nel passato. Il diritto della navigazione tradizionalmente ha sempre rappresentato una palestra importante di evoluzione di modelli nuovi. Allora sarebbe molto bello che il codice della navigazione lanciasse una sfida diventando un nuovo modello di fare i codici, attraverso delle tecniche che ne consentissero un adeguamento e un ammodernamento costanti. Diciamo così: annualmente in funzione dello sviluppo della normativa internazionale e della pratica dei traffici marittimi. Credo che sarebbe possibile e se ne è addirittura discusso in sede di commissione, e se si riuscisse a fare questo sarebbe a mio avviso un'opera importante anche in chiave di razionalizzazione di una materia che altrimenti rimane dispersa in una miriade di leggi e di circolari, con difficoltà oggettive di comprensione.
"Un parametro normativo deve sempre necessariamente rimanere
ma con la possibilità di adeguarlo e modificarlo con una forma di delega in qualche misura aperta al governo, che dovrebbe aggiornarne i contenuti sulla base dell'evoluzione delle norme internazionali e comunitarie e sulla base dell'evoluzione della pratica.
"Io vorrei cercare di capire bene il fenomeno al di là del nominalismo; cioè posso essere d'accordo che non sia necessario fare un nuovo codice della navigazione. Quello che è assolutamente essenziale è una razionalizzazione di tutto questo materiale normativo che esiste ed è assolutamente essenziale aggiornarne i contenuti per una grande parte. Su questo punto mi pare che sia difficile dissentire. Allora, questa razionalizzazione ha da essere fatta in qualche sede e attraverso qualche strumento con la consapevolezza che la razionalizzazione non deve essere intesa come un momento di freno rispetto all'evoluzione di un fenomeno che è così rapido nel formarsi, proprio a causa di una serie di input che vengono dall'esterno. Allora questa è l'esigenza oggettiva. Diciamo che la razionalizzazione debba venire attraverso un nuovo codice della navigazione ? Diciamo che la razionalizzazione debba avvenire attraverso un nuovo sistema di punti e di norme sistemate insieme? Va benissimo una cosa o l'altra, purché sia chiaro che della razionalizzazione di questa disciplina c'è necessità, con adeguamento di una parte di essa alle nuove esigenze della pratica e che è necessario che questa razionalizzazione avvenga in modo tale da non cristallizzare queste norme in modo assolutamente vincolante, tale da impedire che vi sia un costante adeguamento del nostro ordinamento a queste nuove esigenze che stanno progressivamente maturando con grande rapidità. Tutto questo secondo me può essere fatto in un modo e attraverso uno strumento che chiamiamo codice secondo una nuova visione del codice, o attraverso una specie di testo unico se vogliamo usare un altro criterio tradizionale di classificazione della razionalizzazione delle fonti normative. Questa è comunque l'esigenza che indubbiamente si pone nella pratica".
CASANOVA - Sono venuti meno i presupposti per l'esistenza di un codice della navigazione. Il codice della navigazione è nato nel 1942, in un'epoca del tutto particolare: è stata l'affermazione di determinati principi d'autonomia. D'altra parte nel campo della navigazione si stanno affermando una serie di principi di diritto comune Forse non è più momento per fare i codici, che sono corpi normativi che dovrebbero rimanere fissi per un certo periodo di tempo. Ormai la legislazione cambia molto rapidamente. Basta guardare la legge sulla riforma portuale, di cui tutti stiamo parlando, quante modifiche piccole o grosse ha già avuto fino ad oggi. E allora il codice tende a cristallizzare. Oggi questo non è possibile perché risentiamo di una serie di principi di normative diverse, perché le normative internazionali cambiano frequentemente. Abbiamo le normative relative alla Comunità Europea che dobbiamo recepire. Ecco perché ritengo che il codice non abbia più ragion d'essere. Se poi arriviamo agli aspetti privatistici, dobbiamo dire che il codice della navigazione non è stato quasi mai applicato, o applicato in ipotesi molto marginali.
"Penso che forse oggi un codice della navigazione che comporta la separatezza dei vari tipi di trasporto non abbia più ragion d'essere: il dubbio ce l'ho, perché il codice della navigazione regolando trasporto marittimo e anche trasporto aereo contrappone entro certi limiti questi tipi di trasporto con gli altri tipi di trasporto, e questo in un'epoca di trasporti intermodali, d'integrazione dei trasporti, probabilmente porta a notevoli inconvenienti. Quindi ecco perché pongo un altro dubbio sulla opportunità di rifare un codice della navigazione. |
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