Independent journal on economy and transport policy
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CENTRO INTERNAZIONALE STUDI CONTAINERS
ANNO XXXVIII - Numero 31 GENNAIO 2020
LOGISTICA
LA DISTENSIONE NELLE RELAZIONI COMMERCIALI FRA USA E CINA NON
SIGNIFICHERÀ ATTIVITÀ COME PRIMA PER LA LOGISTICA
Il patto commerciale fra Stati Uniti e Cina siglato questa
settimana, descritto dal Presidente statunitense come "un
accordo gigantesco" può anche avere fermato la lite sui
dazi per i traffici, ma i fornitori di logistica ed i propri clienti
non hanno motivo per cambiare strategia.
Nella Fase 1 dell'accordo commerciale, gli Stati Uniti hanno
sospeso un dazio del 15% su qualcosa come 160 miliardi di dollari di
importazioni dalla Cina fissato per il 15 dicembre e hanno dimezzato
(dal 15% al 7,5%) i dazi per altri 120 miliardi di dollari di
importazione dalla Cina.
In cambio, Pechino ha sospeso un dazio programmato del 5-10% su
75 miliardi di dollari di merci dagli Stati Uniti e hanno dimezzato
un'imposta del 25% sulle automobili di fabbricazione statunitense ed
un dazio del 5% sulle parti e componenti di auto.
Tuttavia, i dazi del 25% su 250 miliardi di dollari di merci
cinesi in ingresso negli Stati Uniti restano in vigore e Washington
ha indicato che non cederà in ordine a questi ultimi se la
Cina prima non sottoscriverà un secondo accordo commerciale.
Soprattutto c'è sollievo rispetto al fatto che sia stata
evitata una ulteriore intensificazione della guerra commerciale e
che entrambe le parti dovrebbero trarre vantaggio dall'accordo.
Bloomberg ha innalzato le proprie previsioni circa la
crescita del PIL cinese quest'anno dal 5,7% al 5,9%.
La National Retail Federation degli Stati Uniti, una delle voci
più critiche riguardo alla guerra commerciale, ha accolto
favorevolmente la tregua ma ha sostenuto l'importanza
dell'eliminazione dei dazi residui.
"La guerra commerciale non finirà fino a quando non
saranno spariti tutti questi dazi.
Siamo felici di vedere che sia stato siglato l'accordo della
Fase 1 e non sarà mai troppo presto quando si giungerà
alla definizione della Fase 2" afferma l'amministratore
delegato Matthew Shay.
Il sollievo per l'accordo è frammisto alle preoccupazioni
che esso possa ancora andare a rotoli, facendo ripiombare le due
parti indietro ad un conflitto economico vero e proprio.
Un importante motivo di preoccupazione è l'impegno della
Cina ad acquisire altri 200 miliardi di dollari di merci
statunitensi nel corso dei prossimi due anni.
Pechino ha ribadito che ciò sarà soggetto alle
condizioni di mercato, mentre Washington sembra inflessibile in
ordine al fatto che la Cina debba rispettare questo obbligo.
E Shehrina Kamal, direttrice prodotto e monitoraggio del rischio
alla Resilience360, ritiene che diversi elementi dell'accordo siano
"irrealistici", compresa l'aspettativa che la Cina importi
32 miliardi di dollari di derrate agricole statunitensi nel corso
dei prossimi due anni.
Aggiunge poi: "L'esperienza degli ultimi due anni ha
mostrato che le cose possono cambiare senza preavviso.
L'accordo non ha ridotto l'incertezza".
Nessuno si aspetta che le cose tornino allo situazione
precedente all'inizio dello stallo, nota la Kamal.
"Un sacco di danni si sono già verificati" ha
detto.
Gli importatori statunitensi continueranno ad esplorare opzioni
di approvvigionamento alternative.
Essi si muoveranno con prudenza e consapevolmente, frenando le
iniziative di investimento significative nelle proprie filiere
distributive, prevede.
E Mirko Woitzik, dirigente informazioni sul rischio EMEA della
Resilience 360, aggiunge: "I soggetti attivi nella logistica
saranno ancora più prudenti".
Nel breve termine ci sarà qualche incremento nei flussi
di traffico fra i due paesi.
Per lo più saranno probabilmente picchi nelle categorie
in cui la Cina ha convenuto di effettuare acquisti aggiuntivi dagli
Stati Uniti.
L'obiettivo dei 200 miliardi di dollari in due anni comprende
77,8 miliardi di dollari di importazioni di merci di produzione
statunitense, 32 miliardi di dollari di derrate agricole e 52
miliardi di dollari di energia.
Gli allevatori, le raffinerie e gli esportatori statunitensi di
petrolio greggio e gas vengono considerati come coloro che ne
trarranno i maggiori vantaggi.
Di conseguenza, le linee di navigazione attendono con ansia
condizioni più favorevoli per rafforzare i propri prezzi
attraverso il Pacifico.
L'aggiornamento settimanale delle tariffe di nolo della
Freightos di questa settimana sottolinea come la distensione delle
relazioni fra Stati Uniti e Cina stia "inducendo i dettaglianti
a prevedere un ritorno alla crescita e a normali tendenze delle
ordinazioni stagionali entro la fine del primo trimestre quando le
condizioni commerciali miglioreranno.
Ciò probabilmente significa che i prezzi transpacifici
quest'anno supereranno i prezzi atipicamente bassi del 2019".
Tuttavia, l'accordo non genera domanda di importazioni
aggiuntive da entrambi i lati, di modo che un aumento delle
importazioni cinesi di determinate derrate in linea con l'accordo
per ordinare di più dagli Stati Uniti si tradurrà in
una riduzione delle importazioni da altre fonti, risultando in un
indebolimento dei volumi in altre direttrici.
Non è chiaro quanto del terreno perduto dagli esportatori
statunitensi nei confronti dei rivali di altri paesi nel corso degli
ultimi due anni essi possano recuperare.
Woitzik sottolinea che anche se il governo cinese si era preso
l'impegno, era stata lasciata agli importatori cinesi la decisione
di dove effettuare le proprie ordinazioni.
Resta da vedere in relazione a quali derrate nel contesto di
queste ampie categorie gli esportatori statunitensi sono
competitivi, ha dichiarato.
Riguardo alle merci manufatte, a suo dire, la via più
rapida perché la Cina raggiunga l'obiettivo probabilmente
sarebbe quella di acquistare aerei statunitensi.
I dirigenti della Boeing staranno sperando che Pechino giunga
alla stessa conclusione.
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