
Il governo argentino, con il decreto 340/2025 pubblicato
mercoledì scorso nella “Gazzetta Ufficiale della
Repubblica Argentina”, ha approvato un nuovo “Regime di
Deroga per la Marina Mercantile Nazionale” con lo scopo
dichiarato di riattivare il trasporto fluviale e marittimo
argentino, attrarre investimenti e generare occupazione. Il
provvedimento modifica articoli della Legge sulla Navigazione (n.
20.094) e di altre norme, consentendo tra l'altro alle navi estere
di essere registrate nel registro navale nazionale e di poter quindi
operare come imbarcazioni argentine nel cabotaggio locale.
L'equipaggio di queste navi dovrà essere composto per almeno
il 75% da marittimi argentini o residenti in Argentina, anche se
potrebbero essere soggetti alle leggi sul lavoro del loro Paese di
origine. Inoltre gli armatori argentini vengono autorizzati ad
operare sotto bandiere di comodo con il dichiarato obiettivo di
agevolare la competitività internazionale e di ridurre i
costi.
«L'ordinanza urgente 340/2025 - ha affermato il ministro
della Deregolamentazione e della Trasformazione dello Stato,
Federico Sturzenegger, illustrando il decreto - ripristina lo
spirito costituzionale della libertà di navigazione,
deregolamenta il mercato del cabotaggio e corregge decenni di
distorsioni imposte dal dominio statale e dalla burocrazia
sindacale. Gestire una nave battente bandiera argentina - ha
sottolineato - risulta fino a quattro volte più costoso che
nei Paesi vicini». Il nuovo regime - ha aggiunto Sturzenegger
-«segna la fine di un'era di restrizioni che ha lasciato il
Paese con meno di 20 navi attive nel cabotaggio» ed apre le
porte ad «un settore marittimo fiorente e competitivo, in
linea con le esigenze logistiche del ventunesimo secolo».
Il governo ha evidenziato che il nuovo decreto prevede che gli
equipaggi delle navi non avranno più bisogno della garanzia
sindacale, eliminando così le pratiche estorsive e la
selezione del personale sarà di esclusiva competenza
dell'armatore, mentre la Prefettura Navale Argentina manterrà
il potere di stabilire i requisiti minimi di sicurezza. Inoltre, il
termine entro il quale le navi che operano a livello internazionale
possono effettuare operazioni di cabotaggio è stato esteso da
30 a 60 giorni e sono state semplificate le procedure di
registrazione e di cancellazione delle navi iscritte al registro
nazionale. L'esecutivo guidato dal primo ministro Javier Milei ha
sottolineato che si stanno rimuovendo anche gli ostacoli al
funzionamento dei cantieri navali navali, con l'obiettivo di
potenziare l'infrastruttura di supporto al settore marittimo.
L'ordinanza urgente stabilisce, inoltre, che la navigazione
commerciale è un servizio essenziale sia relativamente al
trasporto di persone e di merci che ai servizi correlati e, in
questo quadro, stabilisce che i servizi essenziali devono garantire
almeno il 75% dell'attività normale durante i periodi di
sciopero, mentre per i settori considerati di fondamentale
importanza la percentuale minima sarà del 50%. È
prevista anche la creazione di una commissione di garanzia che può
dichiarare essenziali nuove attività qualora la salute
pubblica, le forniture o i servizi strategici siano compromessi.
Il nuovo decreto è stato fortemente criticato
dall'International Transport Workers' Federation (ITF), che ha
definito il provvedimento «un atto sconsiderato di
deregolamentazione che mette a repentaglio la sovranità
nazionale e calpesta i diritti fondamentali del lavoro. Il decreto -
ha spiegato il sindacato internazionale dei trasporti - riclassifica
la navigazione marittima e interna come “servizio essenziale”,
limitando gravemente il diritto di sciopero dei lavoratori
marittimi, in flagrante violazione della Costituzione argentina e
della Convenzione 87 dell'International Labour Organization».
«Il decreto - ha denunciato l'ITF - consentirà
inoltre agli armatori di privare temporaneamente le navi della
bandiera argentina e di registrarle all'estero, di ampliare le
autorizzazioni per le navi battenti bandiera straniera e di
eliminare i requisiti di nazionalità per gli
equipaggi».
«Nel complesso - ha recriminato il
segretario generale dell'ITF, Stephen Cotton - queste misure
innescheranno una corsa al ribasso dei salari e delle condizioni di
lavoro e potrebbero far perdere migliaia di posti di lavoro a
qualificati lavoratori marittimi argentini».
Il decreto è stato respinto anche dalla Confederación
Argentina de Trabajadores del Transporte (CATT), a partire dalle
modalità con cui è stato adottato, ovvero ricorrendo
ad un decreto d'urgenza quando - ha denunciato il sindacato
argentino in una nota inviata ai deputati argentini - «al
momento della sua emanazione non sussistevano circostanze
eccezionali che impedissero il procedimento di formazione e
approvazione delle leggi, né venivano invocati validi motivi
di necessità e urgenza».
Il CATT ha evidenziato, tra l'altro, che il decreto modifica
l'articolo 142 della legge sulla navigazione n. 20.094 sulla
determinazione del numero dei membri dell'equipaggio eliminando - ha
specificato il sindacato - le disposizioni obbligatorie sul numero
minimo dei membri dell'equipaggio di una nave e, soprattutto - ha
precisato il CATT - elimina la possibilità che i sindacati
negozino con gli armatori le linee guida per l'integrazione della
dotazione degli equipaggi. «Tutto - ha sottolineato il
sindacato - fa presagire una perdita di posti di lavoro».
Inoltre, il CATT ha denunciato che il decreto d'urgenza mina le
condizioni di lavoro dei marittimi laddove consente, in caso di
“mancanza di disponibilità” di personale
argentino idoneo, l'imbarco di personale straniero accettando
addirittura che i nuovi contratti di lavoro vengano stipulati con
l'espressa esclusione dei regimi lavorativi vigenti nel registro
nazionale argentino. «In questo modo - ha spiegato il
sindacato - ci troveremo con una marina mercantile precaria,
soggetta a leggi straniere e senza diritti dei lavoratori».