Quotidiano indipendente di economia e politica dei trasporti
09:14 GMT+2
COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXXV - Numero 30 APRILE 2017
STUDI E RICERCHE
PERTURBAZIONI NEL TRASPORTO MARITTIMO: AUTORITÀ DI
CONTROLLO, SVEGLIATEVI!
Che cosa potrebbero sembrare le innovazioni perturbatrici nel
trasporto marittimo containerizzato?
Sicuramente, si tratta di una domanda opportuna.
Abbiamo solo iniziato, ma il 2017 è già pieno di
ogni genere di perturbazioni; perché il trasporto marittimo
containerizzato dovrebbe restarne fuori?
Ovviamente, ci sono approcci diversi a tale questione; quello di
Olaf Merk (esperto di porti e trasporti marittimi autore
dell'articolo) è un'interazione fra strategia aziendale e
politica governativa.
La strategia imprenditoriale dominante nel trasporto marittimo
containerizzato consiste nelle economie di scala.
Ovvero: grosso è bello.
La capacità media di una portacontainer si è
quadruplicata nel corso di due decenni.
Durante più o meno lo stesso periodo, il trasporto
marittimo containerizzato si è sviluppato da settore
frammentato ad oligopolio.
Abbiamo assistito negli ultimi anni ad un'ondata di fusioni
nell'ambito del trasporto marittimo containerizzato.
Il risultato: nel 2018, quando tutte queste fusioni si saranno
concretizzate, le prime 7 linee di navigazione containerizzate
avranno una quota di mercato del 77%.
Altri indicatori: abbiamo - al 1° aprile 2017 - tre alleanze
di trasporto marittimo containerizzato che coprono il 95% dei
traffici est-ovest.
Per metterla in modo leggermente più tecnico: abbiamo
assistito ad un processo di integrazione orizzontale nel trasporto
marittimo containerizzato.
Questo processo è stato abilitato dalla politica delle
autorità competenti.
Queste ultime hanno approvato le fusioni e non sono state
critiche nei confronti delle alleanze, con la notevole eccezione
della Cina in relazione alla proposta di alleanza P3 nel 2014.
I governi hanno altresì assicurato aiuti di stato - sotto
forma di favorevoli regimi fiscali come le tasse sul tonnellaggio -
che hanno reso possibile alle compagnie di navigazione l'ordinazione
di navi più grandi e di sopravvivere alla crisi del trasporto
marittimo, che esse stesse avevano creato ordinando troppe navi,
cosa resa possibile dagli aiuti di stato.
Abbiamo raggiunto il limite delle economie di scala.
Le navi possono tecnicamente crescere sino a raggiungere
dimensioni più grandi delle massime attuali, ma i risparmi
sui costi derivanti dal diventare più grandi sono
trascurabili e pertanto questo sta diventando un vicolo cieco
strategico.
Il concentramento nel settore inoltre limita le ovvie sinergie
comportate dalle fusioni: il numero di soggetti minori da
accaparrarsi sta diventando esiguo.
Per di più, lo sviluppo delle alleanze ha raggiunto il
proprio limite fissato dalla legge.
Ad esempio, la regolamentazione dei consorzi dell'Unione Europea
stabilisce una soglia del 30% per le alleanze che ora è stata
raggiunta con le tre grandi alleanze che coprono il 95% dei traffici
containerizzati est-ovest.
Poiché la strategia dell'integrazione orizzontale sta
pervenendo alla sua logica fine, occorre che il trasporto marittimo
containerizzato trovi un altro trucco.
Ed è qui che arriverà a portata di mano una
strategia aziendale che per il momento ha svolto un ruolo marginale:
l'integrazione verticale.
Così, il trasporto marittimo rileverà altre parti
della filiera distributiva marittima.
Di per sé, questo non è niente di nuovo.
Molte linee di navigazione hanno investito in terminal
container.
Un esempio di rilievo è quello della APM Terminals, la
partecipata terminalistica del gruppo Maersk, ma molte altre
compagnie di navigazione hanno quote di partecipazione nei terminal.
Questo verosimilmente diventerà sempre più
importante, in particolare per i gruppi cinesi che sono stati molto
attivi nell'acquisire nuovi terminal.
Inoltre, alcune compagnie di navigazione sono impegnate
nell'organizzazione di servizi di trasporto terrestre: trasporto
stradale, ferroviario, fluviale e spedizione di merci.
Recentemente, varie compagnie di navigazione hanno anche
dichiarato esplicitamente la loro ambizione ad essere attive nella
logistica e nella spedizione di merci.
Ad esempio, la Maersk ha recentemente annunciato la propria
strategia finalizzata a diventare lo "integratore globale"
nel trasporto marittimo containerizzato.
Questa sarà una fonte di disservizi.
Per cominciare, ciò potrebbe comportare problemi ad altri
settori.
Gli spedizionieri potrebbero chiedersi se c'è ancora un
futuro per i propri servizi.
Lo stesso è vero per altri intermediari nella filiera
distributiva marittima.
Quando un modello di trasporto marittimo in fase di cambiamento
soddisfa il potenziale di digitalizzazione, le possibilità di
perturbazioni sono infinite.
Da qui, l'emersione di nuovi partenariati, ad esempio quello fra
Alibaba e Maersk.
Il potere dei dati è anche una forza perturbatrice che
potrebbe colpire il settore stesso del trasporto marittimo.
Basti pensare ad Uber: ha avuto successo grazie alle sua
padronanza dei flussi di informazioni.
La sua mancanza di beni materiali è stata più un
vantaggio che un limite.
Allo stesso modo, la notevole dipendenza delle compagnie di
navigazione dai loro beni patrimoniali - le navi - potrebbe renderle
meno flessibili nella battaglia per il trasporto marittimo del 21°
secolo?
In altre parole, sarebbe folle immaginare start-up ad alta
tecnologia con una scorta di fondi di capitale che scopra il segreto
di una filiera distributiva marittima più efficiente,
lasciando senza parole le compagnie di navigazione tradizionali?
Sì, lo sarebbe - così come ogni innovazione
perturbatrice - ma non impossibile.
Le imminenti perturbazioni sollevano nuovi problemi politici.
È desiderabile una drastica integrazione verticale delle
filiere trasportistiche?
Vogliamo che le filiere distributive vengano bloccate in un
numero selezionato di società multinazionali?
Possiamo evitare che i finanziamenti pubblici vengano utilizzati
per consentire la realizzazione di filiere distributive marittime
private?
Ad esempio, l'Unione Europea dovrebbe sovvenzionare i corridoi
di trasporto che servono a collegare un porto d'ingresso scelto da
una ditta estera di trasporti marittimi?
Avrebbe senso sovvenzionare le compagnie di navigazione che
arrischiano attività imprenditoriali dove competono con
compagnie che non sono sovvenzionate?
È vantaggioso per l'interesse pubblico continuare ad
agevolare l'integrazione orizzontale nel trasporto marittimo
containerizzato che inevitabilmente indurrà altresì il
consolidamento dal lato terrestre?
Tutte queste domande hanno bisogno di risposte sincere.
Pertanto, i regolatori del trasporto marittimo presto potrebbero
trovarsi a fare gli straordinari.
- Via Raffaele Paolucci 17r/19r - 16129 Genova - ITALIA
tel.: 010.2462122, fax: 010.2516768, e-mail
Partita iva: 03532950106
Registrazione Stampa 33/96 Tribunale di Genova
Direttore responsabile Bruno Bellio Vietata la riproduzione, anche parziale, senza l'esplicito consenso dell'editore