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11 maggio 2022
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- Il disegno di legge del governo di Londra per assicurare ai
marittimi dei traghetti il salario minimo desta perplessità e
non piace affatto ai porti
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- Per la British Ports Association e per Nautilus International
(che ha presentato una Fair Ferries Strategy), tra gli scogli c'è
quello del rispetto degli obblighi nei confronti del diritto
marittimo internazionale
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In occasione del Discorso della Regina letto ieri dal principe
Carlo erede al trono britannico in occasione dell'inaugurazione
dell'avvio della nuova sessione parlamentare è stato
presentato il disegno di legge sul salario minimo dei marittimi
impiegati nei servizi marittimi regolari che approdano ai porti del
Regno Unito. Si tratta della proposta legislativa che è stata
definita dal governo a seguito della decisione attuata a metà
marzo da P&O Ferries di licenziare in tronco 800 marittimi che
ha suscitato accese proteste tuttora non sopite tanto che anche ieri
ci sono state manifestazioni di contestazione sotto la sede
londinese della DP World, il gruppo di Dubai che possiede la
compagnia di navigazione
(
del 17
marzo 2022).-
- Obiettivo del disegno di legge è che questi marittimi
ricevano un salario equivalente almeno al salario minimo nazionale
del Regno Unito. L'intenzione è di vietare ai traghetti con
marittimi a cui non viene pagato l'equivalente del salario minimo di
attraccare nei porti del Regno Unito. Trattandosi per lo più
di rotte marittime internazionali, il governo di Londra ha
specificato che sta affrontando questo tema nell'ambito di
discussioni bilaterali in corso con Francia, Olanda, Spagna,
Germania, Irlanda e Danimarca, con lo scopo di assicurare che le
rotte marittime tra le varie nazioni diventino dei veri e propri
“corridoi salariali minimi”.
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- Il ministro dei Trasporti ha confermato l'assoluta volontà
del governo di andare sino in fondo: «non ci fermeremo davanti
a nulla - ha assicurato Grant Shapps - per garantire che i marittimi
nei porti del Regno Unito vengano pagati in modo equo. Le vergognose
azioni di P&O Ferries - ha aggiunto il ministro - non
rappresentano i principi del nostro settore marittimo che è
leader a livello mondiale e cambiare la legge sulla salvaguardia
delle retribuzioni dei marittimi costituisce un chiaro segnale per
tutti circa il fatto che non tollereremo vessazioni economiche sui
lavoratori. Proteggeremo tutti i marittimi che navigano regolarmente
da e per i porti del Regno Unito e ci assicureremo che non siano
esclusi dal lavoro. Gli operatori di traghetti che fanno scalo
regolarmente nei porti del Regno Unito - ha minacciato Shapps -
subiranno delle conseguenze se non pagano equamente i propri
lavoratori».
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- Intenzione del governo è di modificare la legge sulle
retribuzioni dei marittimi nel corso della sessione parlamentare
appena inaugurata e a tal fine ha aperto un periodo di consultazione
con il settore marittimo e portuale della durata di quattro
settimane.
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- Le prime perplessità sul contenuto della proposta sono
giunte dalla British Ports Association (BPA). Anzi, più che
dubbi, l'associazione dei porti britannici ha affermato in pratica
che la proposta di legge non sta in piedi. «La creazione di
nuove regole per i porti affinché regolamentino le navi in
questo modo - ha replicato l'associazione - è senza
precedenti. L'applicazione del salario minimo - ha spiegato la BPA -
non è un'area in cui i porti hanno una specifica competenza.
Questo dovrebbe essere un lavoro per la Maritime & Coastguard
Agency o per l'HM Revenue & Customs. I porti - ha ricordato
l'associazione - facilitano il movimento sicuro ed efficiente di
navi, merci, passeggeri e attività marittime, non sono
regolatori».
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- Ma la critica dell'associazione dei porti britannici non si
ferma qua: «non è chiaro - ha specificato la BPA - se
il disegno di legge conseguirà gli obiettivi del governo di
migliorare annosi problemi che riguardano i marittimi. La nostra
iniziale valutazione è che potrebbe non essere compatibile
con gli obblighi del Regno Unito nell'ambito dei trattati
internazionali o con gli attuali principi che regolano il nostro
settore portuale indipendente».
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- Ribadendo che ad avviso della BPA il compito di assicurare che
ai marittimi venga pagato il salario minimo dovrebbe ricadere sulla
Guardia Costiera e non sui porti, il direttore generale della
British Ports Association, Richard Ballantyne, ha rilevato che il
governo ritiene che la Maritime & Coastguard Agency non possa
farlo «sulla base degli obblighi del Regno Unito nei confronti
del diritto marittimo internazionale, dato che ogni nave è
soggetta alle regole, comprese quelle salariali, del suo Stato di
bandiera, ovvero del Paese in cui la nave è registrata. I
ministri - ha osservato Ballantyne - ritengono di poter aggirare
questo problema imponendo ai porti l'obbligo di dare corso alle
disposizioni “interne”. La BPA - ha specificato - è
preoccupata per le aspettative del governo del Regno Unito di
utilizzo dei porti come strumento di polizia marittima. Il settore -
ha ricordato Ballantyne - non è attrezzato per queste sfide
che sono assegnate più tipicamente alle agenzie governative.
Nel Regno Unito ci sono 36 agenzie governative che dispongono di
poteri ai confini, tra cui la HMRC e la Border Force. Negli ultimi
tre decenni - ha concluso Ballantyne - la politica portuale del
governo nei quattro Stati del Regno Unito è stata quella di
sostenere un settore portuale indipendente e aperto. Ciò ha
avuto successo avendo come esito un settore portuale che è
resiliente e che ha investito ingenti somme di capitale privato in
competenze e in infrastrutture».
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- Pur accogliendo con favore le iniziative volte ad estendere i
diritti dei marittimi che lavorano sui traghetti che scalano i porti
del Regno Unito, anche il sindacato Nautilus International ha
manifestato alcune perplessità circa i possibili esiti della
nuova normativa presentata dal governo. Ricordando che «i
marittimi che lavorano sui traghetti tra porti del Regno Unito, ad
esempio tra Larne e Cairnryan, sono già assoggettati al
salario minimo nazionale», il sindacato ha osservato che «una
legislazione nazionale che applichi il salario minimo nazionale ai
traghetti impiegati su rotte internazionali da e per il Regno Unito,
ancorché rappresenti un'iniziativa gradita, non impedirà
le azioni di P&O Ferries e di altri volte a destabilizzare il
settore dei traghetti del Regno Unito e a minacciare il lavoro di un
maggior numero di marittimi residenti nel Regno Unito. Senza urgenti
misure legislative complementari volte a far rispettare i “corridoi
salariali minimi” proposti dal ministro quale parte del suo
pacchetto - ha spiegato Nautilus International - da sola la
legislazione britannica non garantirebbe ai marittimi che lavorano
sui traghetti in viaggi internazionali di ricevere regolarmente
almeno il salario minimo. In questo senso - ha evidenziato il
sindacato - la cooperazione internazionale è essenziale».
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- Nautilus International ha inoltre ricordato di aver presentato
al governo, assieme al sindacato RMT e a rappresentanti del settore,
la “Fair Ferries Strategy”, proposta che ha lo scopo di
creare standard minimi di occupazione e sicurezza nell'ambito degli
accordi contrattuali collettivi nel settore dei traghetti. La
proposta prevede per tutte le società di traghetti che
operano con il Regno Unito l'obbligo di collaborare con le parti
sociali britanniche e di applicare come minimo quanto concordato,
con le competenze sulla verifica del rispetto di questi obblighi
affidate alla Maritime & Coastguard Agency.
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- «Siamo lieti - ha ribadito il segretario generale di
Nautilus International, Mark Dickinson - che il governo voglia
garantire che le spregevoli azioni di P&O Ferries non possano
più verificarsi. Sfortunatamente - ha specificato - il
Discorso della Regina non affronta le complessità
dell'impiego marittimo e del porre fine alla possibilità per
i datori di lavoro di sfruttare i loro professionisti marittimi. Gli
emendamenti all'Harbour's Act che il governo presenterà - ha
avvertito Dickinson - semplicemente non conseguirebbero il risultato
desiderato di imporre una retromarcia a P&O Ferries e di
garantire che ciò non possa mai più accadere».
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