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6 giugno 2022
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- Le sanzioni dell'UE non funzionano nel caso del trasporto
marittimo di petrolio russo
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- Lo denunciano i giornali britannici “The Independent”
e “The Sunday Times”
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«Un embargo petrolifero deve essere un embargo
petrolifero, e questo non è un embargo petrolifero».
L'affermazione è di Anastassia Fedyk, professoressa di
Finanza presso la Haas School of Business dell'Università
californiana di Berkeley e membro del The International Working
Group on Russian Sanctions presso la Stanford University nonché
cofondatrice del collettivo Economists for Ukraine. Parole che sono
state riprese dal quotidiano britannico “The Independent”
ad avvalorare le argomentazioni di un proprio articolo di ieri dal
titolo “Le compagnie di navigazione europee si prendono gioco
delle sanzioni alla Russia dato che raddoppiano i carichi
petroliferi” in cui si denuncia come l'industria europea dello
shipping starebbe aggirando le sanzioni incrementando l'attività
con la Russia e di pari passo i profitti. A criticare l'operato
degli armatori europei è anche un articolo di ieri del
periodico britannico “The Sunday Times” che, riferendosi
all'attività di trasbordo di petrolio russo da navi russe a
navi europee, ha titolato: “le compagnie di navigazione greche
traggono profitto mascherando il trasporto di petrolio russo”.-
- L'accusa rivolta agli armatori europei dai due giornali del
Regno Unito è non solo quella di sottrarsi alle disposizioni
del sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, misure adottate
dall'Unione Europea a seguito dell'invasione da parte delle truppe
di Mosca del territorio dell'Ucraina avviata lo scorso 24 febbraio,
ma soprattutto quella di aggirare le sanzioni con lo scopo di fare
ancora più soldi.
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- L'analisi del “The Independent” si incentra
soprattutto sul mancato divieto imposto alle navi di bandiera
dell'Unione Europea di trasportare petrolio russo. Vero è che
il sesto pacchetto di sanzioni include disposizioni sui servizi di
trasporto di petrolio in base alle quali, «al termine di un
periodo di transizione di sei mesi, agli operatori dell'UE sarà
vietato assicurare e finanziare il trasporto di petrolio verso Paesi
terzi, in particolare attraverso rotte marittime». Tuttavia,
al di là del semestre di transizione, posto in questi termini
il divieto non sembra affatto difficile da eludere tanto che “The
Independent” ha osservato che, «dopo le pressioni di
nazioni marittime di Grecia, Malta e Cipro, le navi registrate
nell'UE potranno continuare a trasportare petrolio dai porti russi
verso Paesi non UE. Ciò significa che le compagnie dell'UE
potranno continuare a trarre profitti dall'agevolare il
trasferimento del petrolio russo verso Paesi come l'India e la Cina
che si sono dimostrati acquirenti disponibili del greggio che
l'Europa non vuole più».
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- Riferendosi alle risultanze di un rapporto dell'organizzazione
non governativa Global Witness, “The Independent” ha
evidenziato che dall'inizio della guerra Russia-Ucraina le tre
principali nazioni armatrici europee - Grecia, Cipro e Malta - hanno
rapidamente incrementato la quantità di petrolio russo
trasportato: a febbraio, quando le truppe di Putin hanno invaso
l'Ucraina - ha spiegato il quotidiano - le compagnie e le navi
collegate alle tre nazioni hanno trasportato 31 milioni di barili di
petrolio russo; a maggio questa cifra è balzata a 58 milioni
di barili. In totale - ha reso noto il giornale - da febbraio le
navi collegate a Grecia, Malta e Cipro hanno trasportato 178 milioni
di barili per un valore, a prezzi correnti, di 17,3 miliardi di
dollari di petrolio russo. All'inizio della guerra - ha specificato
inoltre “The Independent” - le navi legate a questi
Paesi trasportavano poco più di un terzo delle esportazioni
di petrolio russi, mentre a maggio questa cifra è balzata a
poco più della metà.
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- A tal proposito “The Independent” ha riportato il
commento della Fedyk. «L'UE - ha rilevato la professoressa -
ha una leva sulla Russia data dalla anelasticità delle
forniture di energia: per la Russia - ha spiegato - è
difficile e costoso indirizzare la propria energia altrove.
Consentire alle navi battenti bandiera dell'UE di trasportare
petrolio russo - ha denunciato - mina quindi solo il potere
contrattuale dell'UE». «I cittadini comuni dei Paesi
europei - ha sottolineato Fedyk - hanno pagato di più per il
petrolio russo senza in realtà punire la Russia, anzi
aumentando solo le entrate della Russia con l'entrata in guerra,
cosa di cui il Ministero delle Finanze russo si è apertamente
vantato».
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- «Le navi collegate a Grecia, Cipro e Malta - ha detto
senza mezzi termini Louis Goddard, consulente senior di Global
Witness - stanno prendendosi gioco dello sforzo dell'UE di
sanzionare la macchina da guerra di Putin mantenendo il flusso di
denaro verso la Russia mentre le forze armate del Paese continuano a
colpire l'Ucraina. Per bloccare queste scappatoie - ha esortato
Goddard - l'UE deve resistere risolutamente alle pressioni di tutti
gli Stati membri con radicati interessi nel commercio di petrolio
con la Russia e porre le restrizioni al trasporto marittimo al
centro del suo regime di sanzioni».
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- La denuncia del “The Sunday Times” è invece
incentrata principalmente sulle attività di trasbordo di
petrolio russo che - secondo il settimanale - sarebbero in corso tra
navi russe e navi greche, pratica a cui da tempo si fa già
ricorso con lo scopo di aggirare sanzioni. In particolare, il
periodico britannico si è soffermato su questo tipo di
attività che sarebbe in corso nel porto russo di Kavkaz,
sullo Stretto di Kerc fra il Mar Nero e il Mar d'Azov. Il “The
Sunday Times” ha citato ad esempio il caso della petroliera
russa Vladimir Monomakh che è entrata in quel porto lo
scorso primo marzo dove avrebbe trasferito il suo carico sulla
tanker MR Minerva Emily di proprietà della greca
Minerva Marine e di bandiera maltese, operazione che il periodico
britannico ha evidenziato essersi svolta alla luce del sole e
realizzata - bisogna aggiungere - quando ancora l'ultimo pacchetto
di sanzioni dell'UE non era ancora stato adottato.
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