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noticiario
PUERTOS
Segnali dal porto di Sines
Quando Joao Cravinho ha assunto la responsabilità dei porti
portoghesi in seguito alla vittoria del Partito Socialista nelle
ultime elezioni, una delle sue prime mosse più significative
è stata quella di sostituire tutti i presidenti delle autorità
portuali del Paese, con una eccezione. Eugenio Borralho, infatti,
ha conservato la propria carica di presidente dell'Autorità
Portuale di Sines.
Sines, che è stato inaugurato solamente nel 1978, si è
già affermato come il più importante scalo del Paese
in termini di tonnellaggio movimentato. Nel 1995, il porto ha
fatto registrare un fatturato di 5 miliardi di escudos nonché
profitti per 1,5 miliardi di escudos. Tutto ciò, in un
momento in cui gli altri porti portoghesi sono in gravi difficoltà.
Sines, in effetti, è stato abile a trarre vantaggi dalla
sua istituzione quale porto industriale puro, riuscendo a movimentare
traffici sostenuti nei settori delle rinfuse sia liquide che solide.
Nel 1995 i suoi quattro terminals, che movimentano - rispettivamente
- petrolio, prodotti petrolchimici, carbone e merci varie, hanno
fatto registrare un risultato complessivo di 22 milioni di tonnellate
di carichi.
L'adiacente raffineria di petrolio costituisce uno dei principali
generatori di traffico del porto, dal momento che da lì
provengono circa 10 milioni di tonnellate all'anno di petrolio
grezzo e di altri prodotti petroliferi.
Dove vanno le grandi navi...
Negli ultimi anni, tuttavia, il carbone importato ha assunto
un ruolo centrale. Esso viene movimentato presso il terminal multi-purpose,
che ha iniziato ad operare nel 1992 mediante una concessione.
Possono attraccarvi navi di stazza lorda fino a 150.000 tonnellate;
un nastro trasportatore collega il terminal con la centrale elettrica
locale di Sines.
Inoltre, un collegamento porto-ferrovia consente il trasferimento
del carbone su convogli per il trasporto ulteriore alla volta
della centrale elettrica Pego ovvero di una delle diverse fabbriche
di cemento situate nell'entroterra.
Il terminal del carbone, gestito privatamente, nel 1995 ha movimentato
qualcosa come 5,5 milioni di tonnellate, mentre lo scorso anno
ne ha movimentate 4,4 milioni. La notevole diminuzione che si
può osservare è dovuta alla eccezionale disponibilità
di energia idro-elettrica in seguito alle abbondanti piogge verificatesi
nel 1995-96.
Ciononostante, l'Autorità Portuale e gli operatori terminalistici
hanno deciso di migliorare le infrastrutture destinate alla movimentazione
del carbone allo scopo di consentire l'istituzione nel porto di
operazioni di trasbordo internazionale. Sines spera di acquisire
il traffico diretto sia al Mediterraneo che all'Africa settentrionale,
attualmente servito dal porto di Gijon-Avilos nella Spagna settentrionale.
Gli operatori terminalistici si aspettano, altresì, di
riuscire a promuovere operazioni di
fusione di carbone, facendo buon uso dell'area di magazzinaggio
per 400.000 tonnellate già esistente.
L'Autorità Portuale finanzierà la maggior parte
del previsto programma di investimenti da 7 miliardi di escudos
(54 milioni di dollari USA) ed ha già raggiunto un accordo
in ordine ad un mutuo da 2,2 miliardi di escudos (17 milioni di
dollari USA) nel 1997. Tutto ciò contribuirà a finanziare
la costruzione della banchina di 300 metri occorrente alle operazioni
di trasbordo.
La direzione del porto, inoltre, si è convinta del fatto
che il futuro di Sines non risiede nello sviluppo del solo terminal
carbone, ma anche dell'infrastruttura destinata alle merci varie.
Il terminal merci varie del porto di Sines è stato inaugurato
recentemente, per l'esattezza nel 1993. Tra i suoi traffici principali
vi sono quelli relativi ai cereali, alle merci generali ed ai
contenitori. Attualmente esistono solo due moli di sbarco, in
grado di accogliere navi lunghe 125 metri con pescaggio fino a
5,5 metri. L'equipaggiamento del terminal consiste in un'unica
gru portuale da 60 tonnellate utilizzabile per qualsiasi tipo
di carico, nonché in due elevatori a forca, rispettivamente
da
40 e 45 tonnellate, utilizzabili per i containers.
Attualmente è in fase di elaborazione uno studio tecnico-economico
finalizzato a valutare le possibilità di espansione dell'area
destinata alla movimentazione di contenitori, in seguito alle
richieste di due compagnie di navigazione dell'Estremo Oriente,
che hanno anche manifestato il proprio interesse ad investire
nel necessario equipaggiamento terminalistico.
Senza necessità di dragaggio
Lo studio prenderà in considerazione l'opportunità
economica di sviluppare Sines affinché arrivi a movimentare
non solo le portacontenitori da 4.000 TEU, ma anche le navi post-Panamax
fino a 6.000 TEU. Queste ultime attraccheranno ad un nuovo terminal,
adiacente all'esistente terminal del carbone, in grado di offrire
un pescaggio di 28 metri. Dal momento che il fondo oceanico nel
bacino portuale è roccioso, Sines non ha necessità
di essere dragato.
"Diverse grosse compagnie stanno cominciando a rendersi
conto del potenziale di trasbordo di Sines come nodo intercontinentale"
sostiene il porto "che movimenta il traffico transoceanico
tra gli Stati Uniti e l'Estremo Oriente, mentre i collegamenti
con i porti del Nord Europa sono assicurati da feeders".
Il porto ritiene di poter sottrarre traffico ad Algesiras e di
riuscire ad ottenere il proprio margine concorrenziale non solo
per mezzo di costi del personale più bassi, ma anche in
funzione dei tempi di viaggio. Sines, inoltre, è più
vicino a Madrid di Bilbao.
L'idea si integra con quella dello sviluppo - come fattore estremamente
importante - di una nuova zona di attività logistiche tutto
intorno al porto. Esiste già una piattaforma logistica
che copre 140.000 ettari suscettibile di sviluppo.
Le acque perennemente calme vogliono dire operazioni continue,
in cui le navi sono in grado di entrare ed uscire dal porto persino
nelle condizioni atmosferiche più difficili. Ciò,
naturalmente, sta a significare che i costi operativi sono più
bassi e che, pertanto, Sines può offrire prezzi concorrenziali.
Vi è anche da dire che il porto è collegato ad
un'ampia rete stradale e ferroviaria, la quale comporta circa
3 milioni di tonnellate di traffico intermodale che ogni anno
passano attraverso i quattro terminali.