Independent journal on economy and transport policy
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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
YEAR XXVII - Number 7/2009 - JULY 2009
Safety & security
Cosa c'è in quel container, carichi pericolosi o
rifiuti tossici?
La concezione vecchia di 60 anni di Malcom McLean, consistente
nel caricare le merci in box d'acciaio, ha ingenerato la
globalizzazione dei traffici e si può sostenere che abbia
ridotto la minaccia di conflitti fra nazioni che altrimenti non
avrebbero avuto alcun interesse reciproco in affari.
Tuttavia, il problema inerente alla rivoluzione del "padre
della containerizzazione" resta ancora lo stesso al giorno
d'oggi: possiamo essere sicuri di cosa ci sia in quel contenitore?
Infatti, dopo che le ultime parti della MSC Napoli sono state
rimosse dalla Jurassic Coast nel sud-ovest del Regno Unito, a più
di due anni e mezzo dal suo ultimo viaggio fatale, non vi è
alcuna prova che qualche lezione derivante da quell'incidente sia
stata minimamente appresa.
Il rapporto della MAIB (filiale britannica per l'investigazione
degli incidenti marittimi) sulla MSC Napoli ha individuato difetti
"potenzialmente pericolosi" nel settore.
Grazie al vantaggio rappresentato dal recupero dalla nave
arenata di una elevata percentuale di box caricati sul ponte non
danneggiati, la sua investigazione ha ravvisato una lista di "prassi
diffuse di scorretta dichiarazione di carichi insicuri" che
continuano a tutt'oggi.
Il rapporto si è concentrato sulla precisione della
dichiarazione dei pesi dei contenitori, avendo registrato come 137
box dei 660 salvati sul ponte fossero superiori di oltre tre
tonnellate rispetto ai loro pesi dichiarati.
La dichiarazione scorretta dei pesi dei contenitori rappresenta
un problema molto serio.
Tuttavia, se solo lo volesse, il settore in questione potrebbe
risolvere questo particolare problema mediante l'obbligo di pesare
tutti i box prima della spedizione.
Ma questo errore fraudolento od ingenuo maschera il lato
nascosto della containerizzazione, i peggiori elementi del quale
sono potenzialmente più seri per la nave, vale a dire la
destinazione finale del carico e le finanze dei vettori marittimi.
La scorretta dichiarazione del contenuto del carico è un
"problema particolarmente grave per gli operatori di navi
portacontainer" secondo Richard Neylon, dello studio legale
Holman Fenwick & Willan, specializzato in diritto marittimo.
Infatti, poiché il 10% circa dei traffici containerizzati
ora comprende un elemento inerente a merci pericolose, gli
assicurati sono sempre più preoccupati per l'aumento del
numero di coloro che contravvengono per ignoranza o deliberatamente
i requisiti del trasporto.
L'ancora inspiegato incendio a bordo della MOL Prosperity
all'inizio di luglio ha fatto sì che gli armatori della nave
dichiarassero la Media Generale in ragione del fatto che ad oltre
260 contenitori nella stiva numero 7 erano stati cagionati estesi
danni dovuti al fuoco ed all'acqua.
I rapporti dalla nave al momento dell'incidente avevano citato
un fumo bianco emanante da un contenitore stivato in basso che
veniva indicato come "contenente valigette".
Un addetto ai lavori - sottolineando il problema di incidenti
sulle portacontainer - sostiene che i vettori marittimi hanno
bisogno di lavorare per trovare le soluzioni finalizzate a porre
fine a questi incidenti.
Dichiara infatti: "Mi capita di sapere che, dietro le
quinte, tale questione viene considerata come un problema
piramidale, non solo per coloro che hanno già sperimentato un
incidente, ma anche per quelli che sono pronti per il prossimo…
l'opinione comune è un quasi avvilito "non ci si può
far nulla!".
Avverte poi: "Il settore sembra avere già rinunciato
alla speranza di essere in grado di controllare ciò che viene
caricato dentro ai box ed allo stesso modo sembra essersi rassegnato
a non poter scoprire in tempo e spegnere gli incendi… secondo
me, questo non è un approccio obiettivo, e nemmeno creativo,
al problema".
Le fiamme sulla nave della MOL hanno costituito l'ultimo di una
serie di gravi incendi a bordo causati dal carico che comprende
quelli sulla Hyundai Fortune (2006), sulla Hanjin Pennsylvania
(2002) e sulla CMA Djakarta (1999).
Altrove, in un esempio specialmente disgustoso di scorretta
dichiarazione del carico, il contenuto residuo di un centinaio di
contenitori di rifiuti pericolosi britannici è marcito sulle
banchine di terminal contenitori brasiliani mentre erano in attesa
del rimpatrio a Swindon, luogo di origine nel Regno Unito.
Il gruppo di container è stata controllato a caso dalle
autorità brasiliane, che hanno scoperto come essi
contenessero rifiuti domestici ed ospedalieri fra cui siringhe,
preservativi, pannolini e sacche di sangue.
Il manifesto dei contenitori dichiarava quale contenuto
"plastica da riciclare" e faceva apparentemente parte di
una spedizione regolare.
A dispetto delle limitazioni apposte dalla Convenzione di
Basilea sulla movimentazione e lo scarico di rifiuti pericolosi,
questo detestabile traffico sta aumentando rapidamente in tutto il
mondo, con particolare menzione per l'Africa, dove esso sta
dilagando.
Il costo minimo per tonnellata - meno del 10% dei 250 dollari
USA/tonnellata che rappresentano il costo in Europa - ed il basso
costo e l'anonimato dei contenitori multicolore assicurano una
irresistibile opportunità di affari ai mercanti privi di
scrupoli.
Sfortunatamente, sembra che l'industria degli affari a tutti i
costi voglia continuare a correre il rischio di lasciare ai
caricatori il compito di imballare e dichiarare il contenuto di un
contenitore sapendo che il rischio di essere scoperti resta piccolo
nel contesto di una operazione intermodale in cui nessuno fa
domande.
Ciononostante, le linee di navigazione che servono il Brasile,
adesso costrette a far tornare i box di rifiuti puzzolenti nel Regno
Unito a proprie spese ed a pagare tutti i costi correlati - compresi
i danni da contaminazione e strutturali ai contenitori - potrebbero
in futuro essere incoraggiate ad effettuare controlli più
estensivi sui propri clienti caricatori. (da: ci-online.co.uk,
24.07.2009)
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