Ministero dei Trasporti e della Navigazione
Servizio di Pianificazione e Programmazione
I Quaderni del Piano Generale dei Trasporti
(luglio 1999)
Politiche per la logistica
e il trasporto merci: logistica e intermodalità
Capitolo 3
La distribuzione delle merci in ambito urbano
3.1. Premessa
Nel documento di indirizzi e linee guida
del Nuovo Piano Generale dei Trasporti, sono stati sinteticamente indicati alcuni aspetti
relativi alla definizione di interventi per sviluppare e regolare il sistema del trasporto
merci nellambito urbano, sottolineando la necessità di sviluppare i Piani Urbani
della Mobilità (cfr. pag. 37) e individuando, allinterno del sistema della
logistica e dei servizi di trasporto, un particolare segmento - il trasporto leggero
in cui il fenomeno della micro impresa artigiana è destinato ad espandersi,
alimentato dalla logistica e dal principio del just in time, con la frammentazione
dei lotti e la frequenza delle consegne (cfr. pag.22).
Il trasporto urbano delle merci è
realizzato sempre più da veicoli con portata inferiore ai 35 quintali, con una forte
frammentazione dei flussi fisici. E evidente che ciò finisce per contribuire alla
congestione della mobilità urbana e suburbana, in alcuni casi anche delle stesse
autostrade e strade principali, di raccordo o tangenziali, nei collegamenti con centri
intermodali e piattaforme logistiche situate negli interporti o nei porti.
Le autorità locali reagiscono con
crescente frequenza a tali fenomeni introducendo nuove regole di accesso, restringendo
permessi, tempi e varchi, soprattutto nei centri storici, o stabilendo nuovi divieti di
sosta e restrizioni delle zone e delle fasce orarie destinate al carico-scarico (oppure
consentendo laccesso verso le ore notturne o del primo mattino). Ciò conferma che
cè coscienza delle esternalità negative causate, oltre che dalla crescente
mobilità delle persone con mezzi individuali, anche - per il trasporto di merci -
dallincremento della flotta dei mezzi su gomma leggeri. Questultima, peraltro,
risulta tecnologicamente arretrata non solo rispetto agli standard europei, ma anche
rispetto al parco mezzi pesanti utilizzato per le medie e lunghe distanze. Ne prende atto
anche il decreto del Ministro dellAmbiente del 21 aprile 1999, n. 163, che afferma
che: 'Per le zone dove vengono adottate le misure di limitazione della circolazione,
devono essere predisposte o rafforzate adeguate alternative trasportistiche che assicurino
il soddisfacimento della domanda di mobilità delle merci e delle persone tramite veicoli
a ridotte emissioni inquinanti. A tal fine i Sindaci stipulano appositi accordi di
programma con le aziende esercenti servizi di trasporto pubblico locale per il
conseguimento di significative riduzioni delle emissioni inquinanti dei mezzi pubblici da
realizzare tramite lutilizzazione di carburanti alternativi e il rinnovo del parco
veicolare'.
Si avverte quindi lesigenza di
identificare nuove strategie e, in particolare, di approfondire le questioni legate alla
logistica di città (city logistics), disciplina che cerca di trovare sistemi per
ridurre, razionalizzandolo, il traffico di distribuzione delle merci nelle città. Essa
riguarda i trasporti di breve e brevissima distanza, effettuati quasi esclusivamente su
gomma e nasce, quindi, non per risolvere un problema aziendale, ma un problema urbano.
3.2. Il trasporto merci in ambito urbano:
la conoscenza del fenomeno
Oltre il 70% delle merci trasportate in
Italia ha come destinazione la regione di origine. Più del 50% è movimentato
nellambito di 50Km e il 25% in ambito urbano.
In Italia, il fatturato del trasporto merci
su strada è il 98% di tutto il trasporto terrestre (Conto Nazionale dei Trasporti
CNT - e Confetra). Infatti le FS, pur detenendo il 12,5% dei volumi trasportati (tonn/Km),
hanno un fatturato ridotto al 2% del fatturato totale terrestre, in quanto trasportano
merci a minor valore aggiunto e su percorsi più lunghi, a prezzi quindi decrescenti.
Inoltre è da sottolineare anche che l85% del fatturato dellautotrasporto
(cioè del suddetto 98% del totale) deriva dai trasporti su brevi e medie distanze.
La competenza delle analisi per
identificare e dimensionare quantitativamente il fenomeno rientra in primo luogo fra le
responsabilità degli Enti locali, non soltanto in applicazione delle leggi italiane
(Bassanini et alia), ma anche per oggettiva responsabilità della loro gestione. Tra
queste analisi è certamente importante la conoscenza del parco veicoli.
La flotta di mezzi di trasporto fino a 35
quintali è protagonista di uno sviluppo intenso e continuo, non solo in Italia ma in
tutta Europa: a seconda delle fonti, la quota dei veicoli per il trasporto e la
distribuzione urbana è stimata fra il 10% e il 15% del parco circolante nelle città
italiane. Al tempo stesso, risulta che il numero dei mezzi di trasporto fino a 35 quintali
(tra conto proprio e conto terzi) rappresenta l88% del parco italiano (CNT).
Questo parco, peraltro, è in continua
crescita, come comunicato dallAssociazione di utenti e costruttori nel marzo 1999
(+5% le vendite e +6,4% le consegne fino a 35 quintali sullo stesso periodo del 1998). Non
è invece ancora possibile conoscere in modo disaggregato landamento delle
acquisizioni di mezzi in locazione o in leasing. Nel 1990 i contratti di leasing stipulati
per gli autoveicoli erano 115.870, nel 1995 erano saliti a 144.882 (CNT). I veicoli
circolanti per la distribuzione in ambito urbano sono divisi in: 87% in conto proprio e
solo 13% in conto terzi. Ciò ha significative ricadute per le aziende in termini di costo
(il costo orario di un autista dipendente è maggiore rispetto a quello di un autista
autonomo).
Attualmente sono in corso numerose indagini
conoscitive: Roma, Milano, Verona, Vicenza, Trieste, Parma, Bologna, Torino, Siena, ecc..
A Verona, in particolare, si sta per attuare un esperimento di compattazione dei servizi
di trasporto merci nellambito del centro storico (questo stesso esperimento verrà
esteso al centro storico di Vicenza e Trieste). Nel Lazio è nato, per iniziativa
Regionale, un Osservatorio per monitorare il fenomeno. E' in corso unindagine da
parte di Confcommercio e Aci su 29 città italiane; pur non avendo lobiettivo di
approfondire aspetti legati alla filiera merceologica, essa ha comunque in oggetto il
rifornimento delle merci al sistema commerciale urbano.
Tra le attività di ricerca dellISTAT
previste per il prossimo triennio manca uno specifico riferimento al trasporto delle merci
nelle aree urbane (cfr. anche La ricerca sui trasporti e il ruolo dellintervento
pubblico, Quaderno PGT n.7, luglio 1999). Vi sono invece progetti per rilevazioni
sugli incidenti stradali, sulla circolazione dei veicoli su strade provinciali, sul parco
veicoli e sulla loro anzianità e rilevazioni relative ai pacchi impostati e arrivati in
ciascuna provincia. Si tratta di progetti che, pur utili alla comprensione del fenomeno,
non sono sufficienti a costituire una banca dati diretta a monitorare il fenomeno almeno
per le principali aree urbane del Paese (esaminando le O/D, le rotture di carico, le
strutture interessate (come le piattaforme logistiche), i mezzi impegnati, le imprese
operanti, le unità operative dipendenti o indipendenti, che lavorano nel settore, le ore
o i giorni/mese più utilizzati, i percorsi effettuati, i mezzi misti (trasporto merci e
persone) e i carichi trasportati rispetto al potenziale dellofferta, etc.) ed infine
le filiere logistiche.
Un monitoraggio realizzato genericamente su
tutta la distribuzione merci in ambito urbano, non riesce a produrre sufficienti
informazioni sugli interventi da attivare. E' infatti essenziale, ancor più che in altri
settori, monitorare le singole filiere, con attente valutazioni sulla peculiarità del
territorio urbano su cui la distribuzione per filiere già incide o può svilupparsi.
Relativamente a tali tematiche sono
necessari approfondimenti circa innanzitutto la possibilità di estendere i benefici
previsti o prevedibili da parte del Ministero dellAmbiente anche al rinnovo del
parco mezzi degli operatori individuali o delle piccole/medie imprese. Diminuendo il
valore di base dei nuovi mezzi di trasporto, i benefici dovrebbero consentire a operatori
individuali e a consorzi anche lacquisizione di nuovi mezzi con il noleggio di lunga
durata (3-5 anni), sempre che lonere del noleggio sia fiscalmente deducibile anno
per anno. Altri approfondimenti riguardano la possibilità di incentivi fiscali per le
piattaforme distributive gestite da operatori che costituiscano società per la
distribuzione delle merci in ambito urbano, a patto che compattino i carichi e
diminuiscano i viaggi sullo stesso punto vendita o sulle comuni destinazioni viarie.
Queste società dovrebbero operare con mezzi appropriati e con lavoratori dipendenti o
associati allimpresa, in accordo con tutte le norme fiscali e previdenziali.
Ulteriori indagini riguardano la possibilità, per le imprese che effettuano il servizio
della distribuzione urbana in modo compattato, di costruzione di reti telematiche e di
assistenza satellitare, utilizzate in modo consortile con iniziali e parziali investimenti
delle società di trasporto pubblico, regionale o locale, oltre a significative quote di
capitale di rischio.
3.3. Esempi di infrastrutture essenziali
nelle aree metropolitane di Milano e Roma
Di particolare importanza a livello
nazionale è lo sviluppo degli infrastrutture di raccolta e distribuzione delle merci
(siano essi interporti, centri intermodali, o piattaforme logistiche) a Milano e a Roma,
attualmente inesistenti a Roma e presenti con impianti privati a Milano, per
limportanza che avrebbero nel ridurre la circolazione e la concentrazione di mezzi
pesanti in ambito urbano.
Tali infrastrutture devono poter usufruire
al massimo dei nodi stradali e ferroviari dellarea. Nel contempo, esse non possono
essere troppo distanti dallambito urbano che servono, ma neppure essere inseriti
nelle vie di grande scorrimento attorno alle città. La loro localizzazione va scelta
anche in base alla valutazione dei danni o dei miglioramenti che linfrastruttura
provoca al sistema viario urbano, oltre che a quello provinciale e regionale connesso.
3.4. Le proposte
Dallanalisi emerge la necessità di
una maggiore conoscenza del fenomeno e di sviluppo di maggiori professionalità legate
allorganizzazione del trasporto delle merci in ambito urbano. Queste necessità
portano a tre tipi di proposte:
predisposizione della normativa per la
nomina di un Manager in city logistics in ambito regionale, provinciale e dei
principali comuni (uno per ciascun livello), che sia insieme partecipe e responsabile in
ambito locale dei PUT (Piani Urbani del Traffico) e dei PUM (Piani Urbani della Mobilità)
per quanto attiene la definizione dei provvedimenti di sistema relativi al segmento del
trasporto merci;
costituzione di un Osservatorio centrale,
per lomogeneizzazione delle diverse indagini condotte (censimenti, monitoraggi,
manutenzione delle banche dati) secondo criteri nazionali ed europei da proporre alle
Regioni, ai capoluoghi di regione, alle principali città e alle aree urbane di
particolare importanza;
sostegno a progetti pilota già avviati per
iniziativa di singoli Comuni o soggetti: a) censimento e monitoraggio relativo alle
filiere interessate al trasporto delle merci in ambito urbano e aggiornamento di banche
dati, in particolare per l'area milanese e per l'area romana (dove già esiste un
Osservatorio regionale); b) definizione e sperimentazione dei limiti e dei risultati nella
distribuzione delle merci nei centri storici nelle città di Verona, Vicenza e Trieste; c)
indagine che la Regione Emilia Romagna condurrà nelle città di Parma e Bologna, per la
verifica in queste aree dello stato duso del parco dei mezzi che operano per il
trasporto delle merci in ambito urbano.
Logistica e intermodalità
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