La statunitense Federal Maritime Commission (FMC) ritiene che le normative cinesi sul trasporto marittimo internazionale non consentano ancora il libero svolgimento di servizi via mare da e per la Cina nonostante le innovazioni che Pechino ha introdotto nella sua legislazione nel dicembre del 2001 in vista dell'ingresso della Cina nella World Trade Organization (
inforMARE dell'
11 dicembre 2001).
Intervenendo all'assemblea annuale della National Customs Brokers and Freight Forwarders Association (NCBFAA), che si è svolta lunedì scorso a San Antonio nel Texas, il presidente della FMC, Steven R. Blust, ha detto che «la Commissione continua ad essere preoccupata sia per il fatto che la legge possa creare o perpetuare condizioni o trattamenti diversi tra vettori e intermediari cinesi e non cinesi, sia che possa creare o perpetuare assurdi ostacoli nei confronti di coloro che offrono servizi di trasporto da e per la Cina».
Tra le barriere poste ai traffici con la Cina, che - ha ricordato Blust - sono all'esame della MarAd (Maritime Administration), c'è la norma che impone agli operatori NVOCC di effettuare un deposito su un conto bancario in Cina per coprire eventuali disservizi o sanzioni derivanti dalla violazione delle leggi marittime cinesi.
Blust ha precisato che i regolamenti attuativi della nuova legge marittima cinese - entrati in vigore lo scorso 1° marzo - lasciano intendere che le autorità cinesi hanno riconosciuto, in minima parte, come alcuni requisiti chiesti agli operatori rappresentino delle barriere, in particolare nei confronti dei piccoli e medi Non Vessel Operating Common Carrier.
Il presidente della FMC si è comunque dichiarato fiducioso circa la possibilità - anche grazie alle pressioni esercitate dalle organizzazioni internazionali dello shipping e alle associazioni del settore - di indurre le autorità cinesi a liberalizzare ulteriormente il trasporto marittimo.