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14 luglio 2021
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- La Commissione Europea conferma la proposta di includere lo
shipping nel sistema ETS a partire dal 2023, con un periodo di
transizione di tre anni
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- Pur preferendo un approccio internazionale alla questione,
l'ECSA non ne fa un dramma. Del tutto opposta la reazione dell'ICS,
che accusa Bruxelles di sfruttare l'occasione per reperire i soldi
per pagare i piani di ripresa economica dell'UE
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Oggi la Commissione Europea ha adottato il pacchetto di proposte
per rendere le politiche dell'UE in materia di clima, energia, uso
del suolo, trasporti e fiscalità idonee a ridurre le
emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il
2030 rispetto ai livelli del 1990, strategia che prevede di
includere per la prima volta le emissioni generate dal trasporto
marittimo nel sistema per lo scambio delle quote di emissione (ETS)
dell'UE. «Abbiamo scelto il carbon pricing - ha spiegato la
presidente della Commissione, Ursula von der Leyen illustrando il
pacchetto di proposte - quale guida chiara e strumento basato sul
mercato con una compensazione sociale. E il principio è
semplice: l'emissione di CO2 deve avere un prezzo, un prezzo sulla
CO2 che incentivi consumatori, produttori e innovatori a scegliere
le tecnologie pulite, per andare verso prodotti puliti e
sostenibili. E sappiamo che il carbon pricing funziona. Il nostro
attuale sistema di scambio di quote di emissione - ha evidenziato
von der Leyen riferendosi alla riduzione del 42,8% delle emissioni
generate dalla produzione di energia elettrica e dalle industrie ad
alta intensità energetica conseguita negli ultimi 16 anni -
ha già contribuito in modo significativo a ridurre le
emissioni nell'industria e nella produzione di energia. Quindi
rafforzeremo il sistema esistente in questi settori. E renderemo il
sistema di scambio di quote di emissione applicabile al trasporto
aereo e lo estenderemo a quello marittimo. Ne abbiamo bisogno - ha
precisato - dato che basta considerare che una nave da crociera, da
sola, consuma giornalmente tanta CO2 quanto 80.000 auto».-
- Il pacchetto prevede la graduale estensione del sistema ETS al
trasporto marittimo a partire dal 2023, con un periodo di
transizione della durata di tre anni. Ad essere incluse saranno le
navi di oltre 5.000 tonnellate di stazza lorda e il sistema coprirà
l'intero traffico marittimo intra-europeo e il 50% dei viaggi
marittimi extra-europei.
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- Con specifico riferimento allo shipping, il pacchetto di misure
presentato oggi dalla Commissione Europea include una proposta di
Regolamento per l'uso nel settore del trasporto marittimo di
combustibili rinnovabili e a basso contenuto di carbonio. Si tratta
dell'iniziativa FuelEU Maritime che prevede la fissazione di un
limite massimo al tenore di gas a effetto serra dell'energia
utilizzata dalle navi che fanno scalo nei porti europei. «Con
le nostre tre iniziative specifiche per i trasporti, ReFuel
Aviation, FuelEU Maritime e il regolamento sulle infrastrutture per
i combustibili alternativi - ha spiegato la commissaria europea per
i Trasporti, Adina Valean - sosterremo la transizione del settore
dei trasporti verso un sistema adeguato alle esigenze future.
Creeremo un mercato per i combustibili alternativi sostenibili e le
tecnologie a basse emissioni di carbonio, predisponendo nel contempo
l'infrastruttura adeguata per garantire un'ampia diffusione di
veicoli e navi a emissioni zero. Questo pacchetto non si limita
all'adozione di misure per rendere “green” la mobilità
e la logistica. Si tratta di un'opportunità per fare dell'UE
un mercato di punta per le tecnologie all'avanguardia».
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- Se l'associazione degli armatori europei ha accolto con favore
il pacchetto di misure per il clima presentato oggi dalla
Commissione Europea, pur specificando che relativamente allo
shipping sarebbe stato preferibile un approccio internazionale al
problema, l'associazione armatoriale internazionale ICS ha
aspramente disapprovato la decisione di includere il trasporto
marittimo nel sistema ETS dell'UE.
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- «Anche se avremmo preferito una soluzione internazionale
per il trasporto marittimo - ha confermato il presidente
dell'Europan Community Shipowners' Associations (ECSA), Claes
Berglund - accogliamo con favore l'accresciuta ambizione dell'UE in
materia di clima e riconosciamo che il trasporto marittimo dovrebbe
contribuire con una propria equa quota a far fronte alla crisi
climatica, anche a livello dell'UE». Ricordando che l'ECSA
sostiene la creazione di un fondo dedicato nell'ambito del sistema
ETS dell'UE al fine di stabilizzare il prezzo del carbonio, misura
che l'associazione ritiene essere particolarmente importante per le
numerose società armatrici di piccola e media dimensione,
Berglund ha evidenziato come sia «della massima importanza che
i proventi derivanti dall'ETS vengano utilizzati per sostenere la
decarbonizzazione del trasporto marittimo e non vengano aggiunti ai
bilanci degli Stati membri. Un fondo specifico per il settore - ha
rilevato il presidente dell'ECSA - ha già ricevuto un
rilevante sostegno da parte del Parlamento europeo, delle Ong e
dagli stakehoder del settore e noi ci auguriamo vivamente che in
futuro gli Stati membri prendano in considerazione questo chiaro
segnale».
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- L'ECSA ha confermato la necessità del periodo di graduale
transizione per l'inclusione delle emissioni dello shipping nel
sistema ETS, sottolineando che è importante concedere tempo
sufficiente al fine di fornire indicazioni per gli investimenti e di
identificare potenziali errori nella progettazione del sistema.
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- Se l'associazione armatoriale europea ha espresso favore nei
confronti dell'iniziativa FuelEU Maritime, ha però
specificato che tale proposta non sembra essere coerente né
con le altre proposte del pacchetto climatico “Fit for 55”
presentato oggi né con la generale crescita delle ambizioni
in materia di clima. «Incentivare il ricorso a biocombustibili
acquistati al di fuori dell'UE - ha rilevato il segretario generale
dell'ECSA, Martin Dorsman - potrebbe creare difficoltà
nell'applicazione ponendo a rischio il raggiungimento della
riduzione delle emissioni. Anche se è della massima
importanza che la flessibilità sia salvaguardata - ha
chiarito Dorsman - occorre evitare l'introduzione di doppi conteggi
o di doppi requisiti. L'obbligo principale di conformità
relativamente al rispetto di nuovi standard - ha affermato il
segretario generale dell'ECSA - dovrebbe spettare ai fornitori di
fuel dell'UE».
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- Riferendosi sempre alle disposizioni previste dall'iniziativa
FuelEU Maritime, Dorsman ha osservato inoltre che con l'imposizione
di una sanzione pecuniaria a carico delle navi, nel caso in cui
l'infrastruttura di Onshore Power Supply (OPS) non sia disponibile
in un porto, si penalizza l'entità sbagliata: «quanto
meno - ha sottolineato - le navi dovrebbero essere esentate dal
requisito dell'OPS quando l'infrastruttura portuale non è
disponibile o non è compatibile con le attrezzature delle
navi».
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- Se quella dell'ECSA non è una bocciatura del pacchetto
sul clima presentato oggi dalla Commissione Europea, quella
dell'International Chamber of Shipping lo è senz'altro: «al
di là dell'essere un esercizio ideologico volto all'aumento
delle entrate che irriterà notevolmente i partner commerciali
dell'UE - ha biasimato il segretario generale dell'ICS, Guy Platten
- è difficile vedere cosa otterrà l'estensione
dell'ETS dell'UE allo shipping rispetto alla riduzione della CO2, in
particolare dato il fatto che la proposta copre solo il 7,5% circa
delle emissioni mondiali del trasporto marittimo. Ciò - ha
denunciato Platten - potrebbe notevolmente ritardare i negoziati sul
clima per il restante 92,5% delle emissioni dello shipping. Sappiamo
che Stati extra-europei come il Giappone - ha affermato il
segretario generale dell'ICS - hanno già manifestato
preoccupazione per questo sbilancio diplomatico e per l'imposizione
unilaterale ed extraterritoriale di un'imposta sui commerci. Ciò
- ha lamentato Platten - non può essere equo per le compagnie
di navigazione extra-europee che sarebbero costrette a pagare
miliardi di euro per sostenere i piani di ripresa economica dell'UE,
in particolare nell'ambito di uno schema che mina i negoziati sulla
CO2».
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- «È chiaro dal modo in cui tali schemi funzionano in
altri settori - ha spiegato Platten - che ci saranno conseguenze
indesiderate dall'imposizione di una simile proposta. Esistono
opzioni più semplici ed efficaci, come ad esempio un'imposta
globale sul combustibile, ma - ha evidenziato sarcasticamente il
segretario generale dell'ICS - richiedono una leadership politica
piuttosto che opportunismo politico. Per l'ICS - ha aggiunto -
un'altra questione essenziale è che chi paga il costo del
fuel dovrebbe essere la stessa persona che alla fine paga il costo
delle quote di carbonio».
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- «È deludente anche - ha proseguito criticamente
Platten - la mancata inclusione nella proposta di investimenti in
ricerca e sviluppo, in un momento in cui l'International Energy
Agency e la nuova amministrazione USA stanno evidenziando che la
riduzione delle emissioni sarà possibile solo con lo sviluppo
di tecnologie che attualmente non esistono. Comunicare una cosa
all'inizio del processo e poi smentirla per pagare una ripresa post
Covid - ha accusato il rappresentante dell'associazione armatoriale
internazionale - invia al settore un chiaro messaggio riguardo al
fatto che l'UE non è veramente seria rispetto alla
decarbonizzazione del trasporto marittimo mondiale. Ciò invia
anche un messaggio che va al di là dello shipping e che
suggerisce che il rischio politico e di investimento in Europa è
elevato. Tutto ciò - ha concluso Platten riferendosi alla
proposta di programma di decarbonizzazione dello shipping sostenuta
dall'ICS - non fa che dimostrare che c'è bisogno del fondo da
cinque miliardi di dollari per la ricerca in campo marittimo
dell'IMO».
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