
Negli ultimi mesi del 2025 le importazioni di merci in container
nei porti statunitensi scenderanno sotto i due milioni di teu
mensili a causa dell'aumento dei dazi deciso da Donald Trump. Lo
prevede l'ultimo rapporto “Global Port Tracker”
pubblicato oggi dall'americana National Retail Federation e da
Hackett Associates. Lo scorso agosto il traffico containerizzato nei
porti statunitensi monitorati dal Global Port Tracker è stato
pari a 2,32 milioni di teu, in calo del -2,9% rispetto ai 2,39
milioni di teu di luglio - il mese di picco dell'anno - ma in
aumento del +0,1% su base annua. I porti non hanno ancora comunicato
i dati relativi a settembre, ma Global Port Tracker prevede per il
mese un traffico di 2,12 milioni di teu, in calo del -6,8% su base
annua. Ad ottobre sono previsti 1,97 milioni di teu, in flessione
del -12,3% su base annua, e a novembre 1,75 milioni di teu (-19,2%).
Inoltre, si prevede che il prossimo dicembre il traffico si
attesterà a 1,72 milioni di teu, con una diminuzione del
-19,4% su base annua, ponendosi quale mese con il minor volume di
traffico da marzo 2023 quando si registrarono 1,62 milioni di teu. A
gennaio 2026 è atteso un traffico di 1,87 milioni di teu
(-16,1%) e a febbraio 2026 di 1,77 milioni di teu (-12,8%).
«La stagione di punta di quest'anno - ha spiegato
Jonathan Gold, vicepresidente Supply Chain and Customs Policy della
NRF - è ormai alle porte, in gran parte a causa
dell'anticipazione delle importazioni da parte dei rivenditori prima
dell'entrata in vigore dei dazi reciproci. Continuano ad essere
annunciati nuovi dazi settoriali - ha precisato Gold - ma la maggior
parte dei rivenditori è ben rifornita per le festività
natalizie e sta facendo il possibile per proteggere i propri clienti
dai costi dei dazi il più a lungo possibile».
NRF ha ricordato che gli ultimi dazi - il 25% sui mobili
imbottiti indipendentemente dal Paese di provenienza e la stessa
aliquota sui mobili da cucina e i mobili da bagno - entreranno in
vigore la prossima settimana e aumenteranno a gennaio. Inoltre, un
aumento dei dazi sulle importazioni dalla Cina, posticipato di 90
giorni ad agosto, dovrebbe entrare in vigore il 10 novembre, a meno
che non si raggiunga un accordo o il presidente Donald Trump non
decida un ulteriore rinvio. «La continua volatilità
della politica tariffaria statunitense - ha osservato Ben Hackett,
fondatore di Hackett Associates - sta creando una significativa
incertezza economica, con volumi commerciali che dovrebbero subire
variazioni imprevedibili nei prossimi quattro-sei mesi. Molte grandi
aziende hanno importato merci in via preventiva per accumulare
scorte, ma con l'esaurimento di queste scorte, l'impatto
inflazionistico dei dazi diventerà evidente».