I traffici rinfuse seguono logiche differenti dai traffici di
linea, contenitori in particolare, e sono principalmente legati
alla situazione contingente delle singole tipologie di prodotto
da trasportare, sia esso carbone, minerale di ferro o cereali.
Il trasporto rinfuse non è legato alle rotte commerciali,
ma al prodotto ed ai suoi paesi di origine; la domanda è
oscillante in base al mercato del prodotto specifico ed è
molto influenzata da fattori geo-politici.
La struttura del settore è più tradizionale, in
quanto di solito il vettore è responsabile esclusivamente
del trasporto via mare e di rado esistono, su vasta scala, operatori
privati che gestiscono terminal bulk in conto terzi: la gestione
dei terminal ed il trasporto via terra vengono spesso oggi organizzati
direttamente dal cliente proprietario del carico.
Le strutture portuali per lo sbarco ed imbarco di carbone e rottame
ferroso sono di norma di proprietà od in gestione alle
centrali elettriche od alle industrie connesse alla produzione
dell'acciaio destinatarie del carico, e così è anche
per alcune strutture di trasporto tipo nastri trasportatori od
impianti funiviari. In alcuni casi i terminal si trovano direttamente
nell'area degli impianti di provenienza o destinazione del carico
(ovvero all'interno od in prossimità di acciaierie, centrali,
siti estrattivi).
In questo settore, a differenza di quanto accade per i trasporti
containerizzati, non esiste una filosofia distributiva tipo "hub"
attraverso centri di smistamento, se non in quei paesi in via
di sviluppo ove le infrastrutture portuali non consentono l'ormeggio
delle grandi navi bulkcarrier e quindi le operazioni di imbarco
e sbarco devono avvenire mediante servizi di spola eseguiti di
norma con chiatte di minori dimensioni.
Anche i processi di concentrazione che si stanno evidenziando
per gli operatori di linea, in questo campo sono meno accentuati.
Secondo l'OCSE ("Maritime Transport") mentre i 18 maggiori
vettori intermodali controllano il 50% della capacità mondiale
di trasporto container, i 50 maggiori proprietari di navi cisterna
controllano poco meno della metà della flotta mondiale
ed i 50 maggiori trasportatori di rinfuse secche rappresentano
circa un terzo della flotta.
In generale nel 1996 i volumi trasportati via mare di carichi
secchi alla rinfusa si sono mantenuti stabili, dopo i forti aumenti
registrati nel 1994 e 1995.
Nella prima metà dell'anno si è rilevata una diminuzione
dei trasporti delle materie prime connesse al ciclo dell'acciaio
(in particolar modo se si confrontano i dati con le buone performance
dell'anno precedente) a seguito di una minore domanda per un calo
della produzione industriale; tali bassi valori sono stati comunque
mitigati dall'andamento soddisfacente della seconda metà
dell'anno.
Anche il trasposto di grano ha registrato una lieve contrazione
a seguito di un peggioramento dei raccolti americani. E' invece
aumentato il trasporto di carbone per impieghi energetici.
Dal punto di vista dei noli il 1996 non verrà sicuramente
ricordato come un anno di particolari soddisfazioni per gli armatori:
infatti dopo alcuni anni di crescita le rate sono scese a valori
analoghi a quelli degli anni ottanta.
La crescita dell'offerta (in termini di tonnellate di capienza
è previsto un aumento del 3,3 % nel 1997) che ha ridotto
i noli, insieme ai crescenti oneri che il settore armatoriale
si trova ad affrontare, porteranno ad ulteriori riduzioni dei
profitti nel settore.
Anche in questo settore si registra un aumento della competizione
e della complessità del mercato:
gli importatori tendono a garantirsi la sicurezza delle forniture
utilizzando una varietà di fonti,
gli armatori hanno l'esigenza di limitare i viaggi a vuoto e
cercano di programmare rotte concatenate o triangolazioni, sfruttando
le diverse possibilità di carico, per minimizzare i costi,
le oscillazioni della domanda non sono facilmente prevedibili
e sono legate a fenomeni congiunturali e geo-politici.
Inoltre, per concludere l'analisi del settore, è necessario
menzionare anche un aspetto tecnico: recentemente l'International
Association of Classification Society (IACS) ha dichiarato che,
per venire incontro a nuovi standard di sicurezza richiesti dall'IMO,
tutte le bulk carrier più lunghe di 150 metri e con più
di 15 anni di età dovranno soddisfare nuovi standard di
sicurezza per quanto riguarda le paratie e la corrosione nei doppi
fondi (standard in funzione della densità del carico e
della tipologia di carico delle stive).
L'analisi del settore compiuta dall'IACS ha come conclusione che
la maggior parte delle 4.200 bulk carrier di più di 150
metri in circolazione dovrà subire sostanziali lavori di
modifica/rafforzamento entro i prossimi cinque anni se vorrà
restare in servizio e continuare a trasportare anche carichi ad
alte densità, con un incremento dei costi per gli armatori
tale da poter causare variazioni rilevabili dal mercato.
I minerali di ferro sembravano negli anni '80 aver raggiunto un
notevole grado di maturità, con i traffici stabilizzati
intorno ai 300 milioni di tonnellate annue. Invece negli anni
'94 e '95, grazie alla ripresa della produzione siderurgica internazionale
(compresa quella europea), si è assistito ad un incremento
di tali traffici superiore alle attese, che ha portato il movimento
di minerale di ferro ai 400 milioni di tonnellate annue.
Nel 1996 i primi dati, in contro tendenza rispetto alle previsioni
dell'Ocean Shipping Consultants riportate nel grafico, parlano
di una contrazione dei traffici in seguito al calo nella produzione
di acciaio verificatosi soprattutto in Europa ed in Giappone.
Le previsioni fino al 2000 dell'OSC parlano di una tendenziale
stabilità intorno ai valori odierni, con una flessione
legata al ciclo dell'acciaio, che dovrebbe raggiungere il valore
minimo intorno al 1998.
TRAFFICI MONDIALI DI MINERALE DI FERRO
(milioni di tonnellate)
Fonte Ocean Shipping Consultants
Per il minerale di ferro le zone di origine sono l'America del
Sud (36% dei traffici), l'Australia (31%) e l'Asia (9%).
Le aree di destinazione sono principalmente il Giappone e gli
altri paesi dell'Estremo Oriente (rispettivamente 28% e 22% dei
traffici), seguiti dal Nord Europa (25%) e dagli altri paesi europei
(10% tra Mediterraneo e altri paesi).
Le tre rotte principali, che coprono quasi il 60% dei traffici,
sono quelle che vanno dall'Australia al Giappone e agli altri
paesi dell'Estremo Oriente (26%), dall'America del Sud al Giappone
e Estremo Oriente (17%) e dall'America del Sud all'Europa (16%).
MINERALI DI FERRO
|
Porti di imbarco
| Porti di sbarco
|
| | |
| | |
Sud America
| 153
| 36%
| Giappone
| 120
| 28%
|
Australia
| 133
| 31%
| Estremo Oriente
| 92
| 22%
|
Asia
| 37
| 9%
| Mare del Nord
| 107
| 25%
|
Nord America
| 26
| 6%
| Mediterraneo
| 22
| 5%
|
Africa
| 34
| 8%
| Altri Europa
| 22
| 5%
|
Scandinavia
| 16
| 4%
| USA
| 15
| 4%
|
altri
| 3
| 1%
| altri
| 24
| 6%
|
| | |
| | |
Totale
| 402
| 100%
| Totale
| 402
| 100%
|
MINERALI DI FERRO - PRINCIPALI AREE DI ORIGINE
E DESTINAZIONE
Fonte: Fearnleys, Confitarma
Il carbone ha proseguito il trend di crescita che già aveva
caratterizzato gli anni '80. I traffici di carbone sono passati
dai 188 milioni di tonnellate nel 1980 agli oltre 400 milioni
di tonnellate nel 1995.
Per il 60% circa essi sono costituiti da carbone per impieghi
energetici e per il restante 40% da carbone per cokeria.
Il carbone per gli impieghi energetici mostra i trend di crescita
più consistenti: le stime di Ocean Shipping Consultants
mostrano una previsione di crescita del 28% entro il 2000.
TRAFFICI MONDIALI DI CARBONE
(milioni di tonnellate)
Fonte Ocean Shipping Consultants
Per il carbone le zone di origine sono l'Australia (32% dei traffici),
il Nord America (25%) ed il Sud Africa (14%).
Le aree di assorbimento, analogamente a quanto visto per il minerale
di ferro, sono principalmente il Giappone e gli altri paesi dell'Estremo
Oriente (rispettivamente 30% e 22% dei traffici), seguiti dal
Nord Europa (17%) e dagli altri paesi europei (18% tra Mediterraneo
e altri paesi).
In conseguenza di ciò le rotte principali sono quelle fra
Australia e Giappone e altri paesi dell'Estremo Oriente (25%),
fra Nord America ed Estremo Oriente (10%), fra Nord America ed
Europa (9%), fra Sud Africa ed Europa (8%) ed infine fra Australia
ed Europa (6%).
CARBONE
|
Porti di imbarco
| Porti di sbarco
|
| | |
| | |
Australia
| 137
| 32%
| Giappone
| 127
| 30%
|
Nord America
| 104
| 25%
| Estremo Oriente
| 94
| 22%
|
Sud Africa
| 61
| 14%
| Mare del Nord
| 71
| 17%
|
Sud America
| 23
| 5%
| Mediterraneo
| 25
| 6%
|
Cina
| 29
| 7%
| Altri Europa
| 50
| 12%
|
Europa Orientale
| 16
| 4%
| Sud America
| 21
| 5%
|
Russia
| 15
| 4%
| | | |
altri
| 38
| 9%
| altri
| 35
| 8%
|
| | |
| | |
Totale
| 423
| 100%
| Totale
| 423
| 100%
|
CARBONE - PRINCIPALI AREE DI ORIGINE E DESTINAZIONE
Fonte: Fearnleys, Confitarma
I cereali sono cresciuti nel corso degli anni '60 e '70, ma a
partire dagli anni '80 hanno mantenuto una sostanziale stabilità
intorno a 200 milioni di tonnellate annue trasportate. Ciò
è probabilmente dovuto, secondo le considerazioni sviluppate
da più parti, al raggiungimento dell'autosufficienza alimentare
da parte di alcune tradizionali aree di assorbimento (o quantomeno
al ridimensionamento del deficit).
Anche se nel 1996 non si è ancora ritornati ai livelli
ante 93, l'Ocean Shipping Consultants prevede una leggera crescita
da qui al 2000, nell'ordine del 5-7%.