
Il canale di Panama è e continuerà ad essere
	panamense. Lo ha sottolineato il presidente della Repubblica di
	Panama, José Raúl Mulino, intervenendo ieri al World
	Economic Forum in corso a Davos, replicando alle ripetute
	dichiarazioni del neo presidente statunitense Donald Trump secondo
	cui gli Stati Uniti riprenderanno il controllo del canale di Panama.
	Mulino ha specificato che il canale è panamense è
	«riconosciuto sia dal diritto internazionale che dalle nazioni
	del mondo, e ratificato in un trattato con gli Stati Uniti,
	contrariamente a quanto affermato di recente dal nuovo presidente di
	quel Paese, Donald Trump». Precisando che Panama è un
	Paese alleato e amico degli USA nonché suo partner
	commerciale, Mulino ha evidenziato che le relazioni tra le due
	nazioni devono essere orientate al raggiungimento di obiettivi
	basati su interessi comuni e non su casi giuridici impraticabili:
	«non è possibile - ha rilevato il presidente panamense
	- ignorare il diritto internazionale per imporre criteri in un'epoca
	molto lontana da quella di Teddy Roosevelt. Quindi, penso che ciò
	non debba preoccuparmi dato che dal punto di vista strettamente
	giuridico è assolutamente impossibile».
	
	 Se Mulino ha chiuso la porta alle velleità di Trump di
	riappropriarsi del canale, il presidente panamense ha lasciato
	aperto spiragli circa gli interessi che Panama può
	condividere con la nuova amministrazione federale di Washington, a
	partire dal controllo dei flussi migratori verso gli Stati Uniti:
	ciò - ha affermato - interessa gli Stati Uniti e - ha
	aggiunto - «ho detto in più occasioni che il confine
	meridionale degli Stati Uniti inizia a Panama, non in Messico,
	perché lì abbiamo un problema, e ovviamente nessuno di
	quegli immigrati clandestini aspira a rimanere a Panama, né
	in Costa Rica né in Nicaragua. Aspirano a restare negli Stati
	Uniti con i mezzi con cui vi arrivano».
	Se Mulino ha chiuso la porta alle velleità di Trump di
	riappropriarsi del canale, il presidente panamense ha lasciato
	aperto spiragli circa gli interessi che Panama può
	condividere con la nuova amministrazione federale di Washington, a
	partire dal controllo dei flussi migratori verso gli Stati Uniti:
	ciò - ha affermato - interessa gli Stati Uniti e - ha
	aggiunto - «ho detto in più occasioni che il confine
	meridionale degli Stati Uniti inizia a Panama, non in Messico,
	perché lì abbiamo un problema, e ovviamente nessuno di
	quegli immigrati clandestini aspira a rimanere a Panama, né
	in Costa Rica né in Nicaragua. Aspirano a restare negli Stati
	Uniti con i mezzi con cui vi arrivano».
	
	Mulino ha evidenziato che Panama, per la sua eccezionale
	posizione strategica, ha relazioni con una moltitudine di nazioni
	mondiali, e - riferendosi implicitamente alle preoccupazioni
	manifestate dal nuovo governo americano per la crescente presenza di
	interessi della Cina a Panama, Mulino ha affermato che per Panama e
	il suo canale «gli Stati Uniti sono il primo cliente, la Cina
	il secondo; seguono il Giappone e tre importanti Paesi
	latinoamericani che dipendono dalla nostra rotta per la maggior
	parte delle loro esportazioni».
	
	Questo pomeriggio è atteso a Davos l'intervento di Donald
	Trump che appena tre giorni fa, nel suo discorso inaugurale, si è
	nuovamente soffermato sulla questione del canale di Panama: «il
	presidente McKinley - ha detto il neo presidente americano - ha reso
	il nostro Paese molto ricco attraverso tariffe e talento - era un
	innato uomo d'affari - e ha dato a Teddy Roosevelt i soldi per molte
	delle grandi cose che ha fatto, incluso il canale di Panama che - ha
	aggiunto Trump - è stato stupidamente dato alla nazione di
	Panama dopo che gli Stati Uniti - gli Stati Uniti voglio dire,
	pensateci - hanno speso più soldi di quanti ne siano mai
	stati spesi precedentemente in un progetto e hanno perso 38.000 vite
	nella costruzione del canale di Panama. Siamo stati trattati assai
	male per questo stupido regalo che - ha affermato Trump - non
	avrebbe mai dovuto essere fatto, e le promesse di Panama nei nostri
	confronti sono state disattese. Lo scopo del nostro accordo e lo
	spirito del nostro trattato sono stati totalmente violati. Le navi
	americane sono state sottoposte a tariffe assolutamente eccessive e
	non sono state trattate equamente in alcuna forma o modo. E ciò
	include l'US Navy. E, più di ogni altra cosa - ha concluso -
	la Cina sta gestendo il canale di Panama. E noi non lo abbiamo dato
	alla Cina. L'abbiamo dato a Panama e ce lo stiamo riprendendo».
	
	Se la ventata di populismo che spira in molte regioni del mondo
	dovesse ulteriormente accentuarsi, chissà che prossimamente
	qualcuno non smani di riappropriarsi del canale di Suez sottraendolo
	agli egiziani per consegnarlo, magari, ai francesi o agli inglesi
	oppure, perché no, agli italiani in considerazione dei natali
	a Fiera di Primiero del progettista del canale. O forse agli
	austriaci, stante la cittadinanza austriaca di Luigi Negrelli?