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CENTRO INTERNAZIONALE STUDI CONTAINERS
ANNO XXXVII - Numero 15 APRILE 2019
LEGISLAZIONE
È IMPROBABILE CHE LE REGOLE IMO 2020 NUOCCIANO ALLA
CONCORRENZA NEL TRASPORTO MARITTIMO CONTAINERIZZATO DI LINEA
L'imminente normativa sul carburante a basso contenuto di zolfo
potrebbe accelerare il consolidamento delle linee di navigazione
containerizzate, mentre i costi supplementari correlati alla
cosiddetta IMO 2020 dovrebbero spingere i vettori vulnerabili dal
punto di vista finanziario ad iniziative di fusione ed acquisizione:
questo segnala la ditta di analisi in materia di trasporto marittimo
containerizzato Drewry.
Ma la Drewry conclude che anche nel caso che le nuove leggi
della IMO 2020 spronino ad un'altra tornata di fusioni, resteranno
ancora in giro abbastanza vettori perché i principali mercati
restino in regime di concorrenza.
Esaminando come i cambiamenti potrebbero comportare conseguenze
per i traffici fondamentali, la Drewry ha notato che la maggior
parte dei principali vettori hanno adesso riferito i risultati
finanziari relativi all'intera annata 2018: "e grazie ad una
tendenza in aumento nel quarto trimestre del 2018 della domanda e
delle tariffe di nolo, a cui ha dato impulso l'iperattività
dei minacciati dazi statunitensi, il settore è stato in grado
di tornare ad un piccolo profitto nella ragione di 1,5 miliardi di
dollari USA" come si legge nel rapporto Container Forecast
della Drewry.
"Accolta favorevolmente così com'era stato per la
ripresa della seconda metà dell'anno, l'attenzione è
ora concentrata sulle prospettive per quest'anno; e al di là
di questo, su quale impatto la nuova regolamentazione dell'IMO sul
carburante a basso contenuto di zolfo avrà sulla redditività
nel 2020" aggiunge la Drewry, notando come il settore del
trasporto marittimo containerizzato "ancora non si sia del
tutto ripreso dalla crisi finanziaria globale e dalle devastanti
perdite in cui era incorso subito dopo".
Essa sottolinea come un esame condotto sulla più recente
stabilità finanziaria dei vettori, la "Altman Z-score",
mostri che molti ancora ricadono nella cosiddetta "zona di
sofferenza".
Man mano che la data fissata per l'inizio dell'obbligatorietà
della IMO 2020 si avvicina, i vettori inevitabilmente si
innervosiscono riguardo al suo impatto generale, nota la Drewry,
dato che le linee di navigazione verificano se "sono in
condizione di far fronte ad una miriade di costi supplementari
correlati come i
BAF non recuperabili, le spese in conto capitale per installare
i filtri depuratori ed il finanziamento supplementare ai fini del
credito per il bunker".
Aggiunge la Drewry: "Senza voler essere troppo allarmisti,
c'è il potenziale affinché l'IMO 2020 susciti un altro
fallimento di un importante vettore o inneschi più difensive
fusioni ed acquisizioni.
Potrebbe andare a finire che l'IMO inavvertitamente dia una
spinta al consolidamento del settore, più vicino a dove esso
deve stare allo scopo di conseguire una redditività
sostenibile".
L'analista afferma che l'ultima tornata di fusioni ed
acquisizioni, iniziata con la fusione dei vettori cinesi Cosco e
CSCL nel 2016 e conclusa con l'integrazione di vettori giapponesi
NYK, MOL e K Line nella ONE (Ocean Network Express) nel primo
trimestre del 2018, ha fatto compiere qualche passo avanti nel
processo di consolidamento sino al punto che i principali sette
vettori ora controllano approssimativamente i tre quarti della
flotta mondiale di portacontainer.
"Tuttavia, anche se le precedenti fusioni ed acquisizioni
hanno consegnato il controllo quasi completo del mercato globale ad
un manipolo di linee di navigazione, ci sono ancora vari gradi di
concorrenza a livello di traffico/rotta" evidenzia la Drewry.
"È significativo il fatto che questo valga per
alcune delle principali rotte est-ovest dai grandi volumi e che
generano entrate.
Utilizzando il metodo dello HHI (Herfindahl-Hirschman Index),
solo uno dei traffici del nostro campione, il relativamente piccolo
traffico Europa-Costa Orientale del Sud America in direzione sud,
ricade nella larghezza di banda "molto concentrato".
La maggior parte dei principali traffici est-ovest ricadono
nella descrizione "competitivo".
Afferma la Drewry: "Il problema per i vettori è che
nei mercati dove c'è concorrenza essi sono soggetti ai
capricci della domanda e dell'offerta, che spesso sono fuori dal
loro controllo.
Al contrario, in un mercato concentrato con pochi vettori rivali
la loro esistenza o meno non sembra dipendere così tanto da
quei fondamentali principi economici".
Tenendo in mente il potenziale di un maggiore consolidamento
indotto dall'IMO, la Drewry ha esaminato che cosa ci vorrebbe per
tirar fuori alcuni di quegli essenziali traffici est-ovest dalla
zona della concorrenza e portarli all'interno di un nuovo territorio
che consentirebbe loro di diventare soggetti che impongono i prezzi
anziché soggetti che si adeguano ai prezzi.
"Per giocare questa partita abbiamo bisogno di prendere in
considerazione qualche plausibile transazione" sostiene la
Drewry.
"La possibilità di qualche rilevamento fra le 7
linee di navigazione di punta è remota a nostro giudizio,
principalmente a causa della probabilità che tali accordi
vengano abbattuti dai regolatori della concorrenza.
Tuttavia, nella nostra analisi abbiamo constatato che senza
almeno uno di tali accordi l'indice HHI a malapena si sarebbe
spostato, di modo che abbiamo incluso una entità combinata
CMA CGM e Hapag-Lloyd come se ci fosse stato interesse da parte del
vettore francese l'anno scorso.
Le altre transazioni immaginarie che abbiamo utilizzato sono
state quella della Cosco che acquisisce la PIL e quelle di altri
accordi basati sulla comune nazionalità, mettendo assieme le
linee di navigazione taiwanesi Evergreen, Yang Ming e Wan Hai ed
altresì accoppiando la HMM e la SM Line della Corea del Sud".
Continua la Drewry: "Il prossimo passo è quello di
utilizzare la nostra capacità commerciale di base da gennaio
2019 e vedere che cosa succede quando combiniamo tutte quelle dei
vettori.
Per i fini di questa analisi l'abbiamo limitata ai traffici
dell'Asia-Nord Europa e dell'Asia-Costa Occidentale del Nord
America.
Occorrerebbe notare che le quote di capacità saranno
diverse al momento in cui l'IMO 2020 verrà attuato poiché
i vettori avranno preso in consegna le nuove navi e ne avranno
spostate in giro altre di modo che sarebbe bene usare un po' di
cautela.
Il risultato di questa ricerca scientifica è che anche
questi accordi (che a nostro giudizio vanno al di là della
plausibilità) sarebbero sufficienti solo a spostare questi
traffici nella zona moderatamente concentrata dello HHI.
I vettori potrebbero conseguire qualche briciola di potere di
determinare i prezzi, ma certamente non abbastanza da essere in
grado di decidere in proprio".
Conclude la Drewry: "Anche se l'IMO 2020 dovesse spronare
un'altra tornata di consolidamento nel settore, vi sono possibilità
che restino ancora abbastanza vettori da impedire che i grandi
traffici siano molto concentrati.
Ci vorranno un paio di assai improbabili mega fusioni ed
acquisizioni per muovere davvero il quadrante".
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