 Oggi a Genova è stata gettata la prima pietra della nuova	diga foranea del porto. Gettare è il verbo appropriato dato	che, a dare simbolicamente il via ai lavori, una benna ha versato in	mare del materiale ghiaioso che si è andato a posare su un	fondale di cui non è totalmente certa la consistenza. Ciò	che è certo è che i lavori sono ufficialmente iniziati	e ciò che è altrettanto sicuro è quando l'opera	dovrà essere terminata. Perché se la data di partenza	dell'intervento, che rientra nel Programma straordinario per la	ripresa del porto di Genova., è slittata di due o tre mesi,	essendo in precedenza prevista per febbraio 2023, la data di	conclusione è inderogabilmente fissata per novembre 2026 come	stabilito, per l'erogazione dei 500 milioni di finanziamento per	l'attuazione della fase A del progetto, dai tempi di attuazione del	Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. 	 	 	Quello che non è certo è appunto la consistenza	del fondale su cui verrà posata la diga. Al di là	degli ammonimenti dell'ingegner Piero Silva, consulente attivo nel	campo delle opere portuali, che del progetto ha contestato tutto:	dimensioni, costi, tempi e, in particolare, la posa dell'opera su	terreno limo-argilloso posto a grande profondità, ritenuta	eccessiva per le attuali possibilità tecniche, anche lo	stesso Paolo Emilio Signorini, presidente dell’Autorità	di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale nonché	commissario straordinario per la realizzazione della Nuova Diga	Foranea di Genova, ha ripetutamente menzionato, anche oggi, le	incognite geotecniche che gravano sul procedere del progetto.	 	 	Che la nuova diga sia «un'opera unica al mondo nel suo	genere per la complessità ingegneristica e innovazione»	lo ha ricordato e messo in evidenza Pietro Salini, amministratore	delegato di Webuild, capofila del consorzio “Pergenova	Breakwater” che include Fincantieri Infrastructure Opere	Marittime, Fincosit e Sidra e che realizzerà la diga:	un'opera posta a circa 450 metri più al largo dell'attuale	diga foranea del porto, che sarà lunga 6.200 metri (4.125	metri nella fase A) e sarà posata su fondali profondi sino a	-50 metri. Alla prima manciata di sassi caduta oggi in acqua	seguiranno i sette milioni di tonnellate di materiale roccioso	utilizzati per la realizzazione del basamento, composto da un	centinaio di cassoni prefabbricati in cemento armato larghi 35	metri, lunghi 67 e alti fino a 33 metri, che sarà posto, come	ripetutamente rammentato, ad una delle profondità maggiori al	mondo per una diga foranea.	 	Una nuova opera che, come sottolineato dall'autorità	portuale, costituisce «il più grande intervento mai	realizzato per il potenziamento della portualità italiana»	e che, secondo le previsioni dell'ente, «assicurerà una	crescita progressiva annua dei traffici commerciali del porto Genova	tra 22% e 30% dal 2027 al 2030», anno in cui sarà	ultimata la fase B. La nuova diga è destinata a migliorare	l'accesso al porto soprattutto alle grandi navi e a differenziare il	traffico merci da quello passeggeri.	 	Che la nuova opera sarà il risultato del consenso alla	costruzione manifestato dagli ultimi governi è stato	ricordato stamani alla cerimonia di posa della prima pietra, nella	Sala delle Compere di Palazzo San Giorgio, alla presenza, in	rappresentanza dell'attuale esecutivo, del ministro delle	Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, e del suo vice	Edoardo Rixi. La forte volontà che ha portato alla giornata	odierna è stata evidenziata dal sindaco di Genova, Marco	Bucci, e dal presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti.	Solidità che da oggi in poi committente e costruttori	confidano di riscontrare anche nel fondale su cui poggerà la	nuova diga.	 	Di costi oggi non si è parlato. L'investimento previsto è	di 1,28 miliardi di euro, di cui 950 milioni per la fase A e 330	milioni per la fase B. L'Autorità di Sistema portuale calcola	il beneficio economico apportato dalla realizzazione della nuova	diga in 4,2 miliardi di euro in termini di maggiori introiti da	traffico container, di diritti e tasse portuali. 
															 
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