
L'escalation della guerra commerciale tra USA e Cina, che negli
ultimi giorni - limitatamente al solo settore marittimo-portuale -
ha indotto Pechino ad adottare misure di ritorsione contro le navi
statunitensi analoghe a quelle che Washington aveva introdotto
contro le navi cinesi e a cui l'amministrazione guidata da Donald
Trump ha aggiunto anche misure contro le gru e altri mezzi di
movimentazione prodotti in Cina
(
del
18
aprile,
10
e
13
ottobre 2025), si sta allargando ai Paesi partner dei due
contendenti.
Oggi un portavoce del Ministero del Commercio di Pechino ha
ribadito che «le misure statunitensi sono tipiche azioni
unilateraliste e protezionistiche» e che rappresentano «una
grave violazione delle norme della WTO e del principio di
uguaglianza e reciprocità dell'Accordo sui trasporti
marittimi tra Cina e Stati Uniti». Le misure USA - ha
sottolineato il portavoce - «garantiscono alle compagnie di
navigazione e alla cantieristica dei Paesi interessati un vantaggio
competitivo sleale, costituiscono pratiche discriminatorie nei
confronti del trasporto marittimo, della cantieristica navale e di
altre industrie cinesi e danneggiano gravemente gli interessi delle
industrie cinesi interessate». «Le misure statunitensi -
ha aggiunto - non solo incidono sulla stabilità della supply
chain globale e aumentano significativamente i costi del commercio
internazionale, ma faranno anche aumentare l'inflazione negli Stati
Uniti, mineranno la competitività dei porti e l'occupazione
statunitensi e avranno un impatto sulla sicurezza e sulla resilienza
della stessa catena di approvvigionamento statunitense».
Ricordando le contromisure assunte da Pechino per salvaguardare
gli interessi delle industrie cinesi colpite dalle misure
statunitensi, il portavoce del Ministero del Commercio ha avvertito
che «la posizione della Cina sulle questioni essenziali è
chiara e coerente: se c'è una lotta, combatteremo sino alla
fine; se c'è una negoziazione, la porta è aperta. La
Cina esorta gli Stati Uniti a correggere le proprie pratiche errate,
a collaborare con la Cina e a risolvere le questioni di reciproco
interesse attraverso un dialogo e una consultazione paritari».
Oltre ad invitare gli USA al confronto e al dialogo, il
dicastero cinese ha annunciato che applicherà contromisure
anche nei confronti di cinque filiali statunitensi del gruppo
navalmeccanico sudcoreano Hanwha Ocean Co. Ricordando che oggi «gli
Stati Uniti hanno iniziato ad attuare le misure conclusive della
loro indagine ai sensi della Sezione 301 sui settori marittimo,
logistico e cantieristico cinese» e che «ciò
viola gravemente il diritto internazionale e le norme fondamentali
che regolano le relazioni internazionali e danneggia gravemente i
diritti e gli interessi legittimi delle aziende cinesi», il
portavoce del Ministero ha spiegato che «le filiali
statunitensi di Hanwha Ocean hanno assistito e supportato il governo
statunitense nello svolgimento delle indagini ai sensi della Sezione
301 e nell'adozione di misure contro i settori marittimo, logistico
e cantieristico cinese. La Cina - ha specificato il portavoce -
esprime forte insoddisfazione e ferma opposizione a tale iniziativa.
Per salvaguardare la propria sovranità, sicurezza e interessi
di sviluppo, e in conformità con la legge sulle sanzioni
estere della Repubblica Popolare Cinese e altre leggi e regolamenti
pertinenti, e con l'approvazione del Meccanismo Nazionale di
Coordinamento delle Sanzioni Estere, la Cina ha deciso di aggiungere
cinque filiali statunitensi di Hanwha Ocean Co. all'elenco delle
contromisure, vietando ad organizzazioni e individui all'interno del
territorio cinese di intraprendere transazioni e di cooperare con
esse».