
Le misure di efficienza energetica adottate dall'industria dello
shipping per decarbonizzare le flotte navali consistenti
nell'ammodernamento delle navi e nell'applicazione di specifiche
soluzioni digitali sulle unità più grandi dovrebbero
essere sufficienti per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle
emissioni di carbonio delle navi per il 2030 fissati
dall'International Maritime Organization essendo in grado di ridurle
di oltre il 30% entro quell'anno superando gli obiettivi dell'IMO.
Tuttavia le iniziative per una decarbonizzazione più
accentuata che porti a zero emissioni nette sono in una fase di
stallo. Lo evidenzia il primo rapporto sulla decarbonizzazione
marittima “Deadlock: What's Stopping Shipping's Carbon-Neutral
Fuel Transition?” realizzato dall'elvetica Accelleron, che è
specializzata nello sviluppo, produzione e assistenza di
turbocompressori e nella tecnologia della sovralimentazione, degli
iniettori e delle soluzioni digitali per l'industria marittima ed
energetica, che lo ha presentato ieri a Londra nell'ambito della
“London International Shipping Week”.
Il rapporto rileva, infatti, che, per passare ad una
decarbonizzazione più profonda, per far sì che entro
il 2025 il settore del trasporto marittimo possa disporre di quelle
100-150 milioni di tonnellate di idrogeno verde annuali di cui
necessiterà per decarbonizzarsi, lo shipping dovrà
passare all'uso di carburanti ecologici a base di idrogeno che oggi
sono disponibili in misura assai limitata e presentano prezzi
proibitivi. Il documento specifica che la loro produzione è
praticamente inesistente nonostante la tecnologia per alimentare le
navi con carburanti a zero emissioni di carbonio esista e sia
sostenuta dai principali armatori. In particolare, se i settori dei
trasporti marittimi, dell'aviazione, dell'acciaio, del cemento,
dell'energia e dell'agricoltura che rappresentano circa il 70% delle
emissioni globali richiederebbero per decarbonizzarsi un totale di
circa 500 milioni di tonnellate di idrogeno verde all'anno entro il
2050 e nove trilioni di dollari di investimenti complessivi per
produrlo, attualmente sono in fase di produzione solo circa 38
milioni di tonnellate di idrogeno verde nell'ambito di progetti
sostenuti da meno di 320 miliardi di dollari di investimenti.
Secondo il rapporto di Accelleron, per superare questa
situazione di stallo e avviare una vasta produzione di fuel a zero
emissioni di carbonio a prezzi accessibili, il settore dello
shipping dovrebbe aggregare la domanda con quella di altri settori
difficili da decarbonizzare, come l'industria siderurgica o quelle
dei fertilizzanti e della produzione di energia. Anziché
competere per i carburanti a zero emissioni di carbonio, come molti
ritengono - osserva il rapporto - questi settori dovrebbero unire le
forze per trasformare la concorrenza in una massa critica di
domanda, così da ridurre il rischio per i grandi progetti
sull'idrogeno consentendo loro di attrarre sufficienti
finanziamenti. «Ora - hanno sottolineato l'amministratore
delegato di Accelleron, Daniel Bischofberger, e il presidente
Medium- and Low-Speed, Christoph Rofka, nella prefazione al rapporto
- è il momento di collaborare con altri settori per
assicurare i carburanti di cui tutti abbiamo bisogno per
raggiungere, finalmente, l'approdo alle zero emissioni nette».